Interviste

Intervista all’autrice Debora Cappa

Buongiorno lettori!
Oggi vi presento un’autrice di poesie che ho avuto il piacere di intervistare: Debora Cappa.

Buongiorno Debora e benvenuta sul blog Il Lettore Curioso. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono!

Bentrovati e grazie per questa opportunità.
Sono una giovane scrittrice e poetessa pescarese. Al momento ho all’attivo la pubblicazione di otto libri:

Fronte.jpg

  • I Sentieri della Mente

Altre sillogi, delle mie numerose raccolte ancora inedite, saranno pubblicate a partire dalle prossime settimane.
Sono ideatrice e realizzatrice del mio sito Occhi Blu Oltremare e del blog Debora Cappa, nonché curatrice dei miei social (Instagram, YouTube, Facebook Debora Cappa, Facebook Occhi Blu Oltremare)

Quando e come è nata la tua passione per la poesia?
Scrivere per me è sempre stato un bisogno ancestrale, che mi ha condotta ad esplorare le potenzialità racchiuse nell’uso della parola poetica.
Tale naturale propensione è stata successivamente rafforzata dagli studi classici, che hanno incentivato la mia passione per la letteratura greca e latina, italiana e straniera nonché per il gusto del “bello” e dell’arte in genere.
La mia poetica non ha origini emulative, nonostante i paralleli rilevati dalla critica con nomi illustri quali Pindaro, Saba, Ungaretti, Montale, Calvino.
Scrivere versi per me è come tentare di fermare in quell’attimo l’indefinito, che fa brillare d’eterno il finito e lambire così il ponte dell’irraggiungibile.

C’è qualche autore che ammiri in modo particolare e che trova sempre un posto nella tua libreria?

Nella mia libreria trovano sempre posto autori e specie poeti che per svariati motivi ammiro.
Fin da piccola del resto restavo incantata da racconti sia reali, sia fantastici, per cui avvicinarmi poi alla lettura è stata una conseguenza naturale.
Sono stata attratta in particolare dai poemi epici di Omero, dalle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, dalla poesia virgiliana, dai Carmina di Catullo, dall’elegia di Ovidio, dai sonetti di Dante e del Petrarca, dalle odi del Foscolo, dagli scritti poetici del Leopardi.
Non escludo di certo il romanzo storico I Promessi Sposi del Manzoni, la cui prosa, in molti passi, è poesia vera e propria, le novelle ed i romanzi del Verga, le liriche dannunziane, i testi di Pirandello ed ancora tante altre opere italiane e della letteratura francese come quelle di Dumas padre e figlio,Victor Hugo, Émile Zola, Edmond Rostand, inglese in particolare quelle di William Shakespeare, George Byron, Mary Shelley, Jane Austen, Emily Bronte e Emily Dickinson, russa come i capolavori di Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj e Anton Čechov.

Che cosa significa essere un’autrice di poesie nel 2019? Hai difficoltà a proporre le tue opere ai lettori?
9788833440613_0_500_0_75.jpgNon è certamente facile trovare spazio per il poeta nell’era consumistica di oggi, ciononostante, animata da un misto d’incoscienza e d’amore, persisto nel mio intento, spinta dalla voglia di comunicare, di interagire e dal bisogno di esprimere liberamente la mia essenza.

Scrivere liriche significa scontrarsi con molte difficoltà e variabili, in quanto la poesia per radicato luogo comune è spesso considerata ostica, datata, d’élite.

La società odierna del resto, superficiale, frivola, distratta da mille fatui interessi, ci ha fatto abituare al culto dell’apparenza, all’ostentazione dell’esteriorità, alla ricerca della fama immediata, alla mortificazione dell’essenza in nome di una mercificazione totalizzante, una sorta di consumismo, che investe perfino i sentimenti e sembra favorire un livellamento culturale, un’atrofia del pensiero.

Si legge meno e male:l’era attuale impone ritmi sempre più psichedelici, riducendo il tempo per pensare e rilassarsi, magari con un buon libro, a meno che non sia stata ricevuta fin da piccoli un’educazione in tal senso e dunque costituisca un bisogno prioritario della mente e dell’anima.

Condivido perciò ampiamente il pensiero di Giacomo Leopardi “Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.”
Si evince quindi che la poesia è un genere penalizzato, mentre godono ovviamente di maggiore fortuna scritti d’intrattenimento leggero.
Ho potuto riscontrare però interesse ed entusiasmo da parte di numerosi giovani a proposito dei miei versi.
I loro commenti mi hanno fatto veramente piacere e perciò ritengo che la poesia possa essere apprezzata nella giusta misura.
Se da una parte dunque riscontro curiosità ed ammirazione dai lettori, dall’ altra, anche a detta di molti miei colleghi, le difficoltà spesso sono poste da certi editori che preferiscono lucrare sui sogni degli autori e che infettano l’intero settore in vari modi.

Anni di esperienza per fortuna servono a non cadere in trappole, seppur finemente congegniate, perfino travestite da seria editoria non a pagamento.

Che cos’è per te la poesia e che cosa muove la tua creatività, spingendoti a scrivere?

Ho sempre pensato che lo scrivere sia un mezzo potente per affrontare la conoscenza di se stessi, quindi degli altri e di ciò che ci circonda. A tal proposito ricordo le parole di Arthur Rembaud:”Il primo studio dell’uomo che vuole essere poeta è la conoscenza di se stesso”.

cv-1009x1024.pngRitengo quindi che la poesia sia il modo migliore per farlo, in quanto dotata di una particolare immediatezza. In pochi versi infatti può racchiudere significati profondi e variegati.
Credo in aggiunta che possa svolgere una funzione etica, restituendo la giusta dignità alle nostre esistenze, in un mondo così globalizzato e stereotipato, in cui l’interiorità è quasi una zavorra.
Penso anche che indagare spirituali complessità, evitando di cadere in facili sentimentalismi, possa coadiuvare nel superare le fragilità dell’anima e nel rafforzare la solidità fisica dell’umanità personale a livello globale.

Attorno alle nostre esistenze essa crea inoltre una sorta di ideale ampolla di vetro. Le sue pareti trasparenti non possono impedirci il contatto crudo con la realtà cinica e sempre più dolorosa, ma sanno difendere il cuore delle nostre essenze, donandoci, specie nei momenti critici, linfa vitale di sopravvivenza attraverso la scoperta costante della purezza e della bellezza in senso lato.

È per di più talvolta pura evasione, rifugio all’incomunicabilità, che attanaglia le nostre esistenze, visto che la solitudine, a mio parere, è il male del secolo.
Condivido l’opinione di Edoardo Sanguineti: “Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò che io chiamo poesia”.
Pure a mio avviso la poesia della vita va riscoperta tramite la lente di ingrandimento della semplicità, dello stupore,della curiosità, dell’incanto.
L’ispirazione certamente, per quanto mi riguarda, trae linfa vitale dalle emozioni e da tutto ciò che colpisce la mia sensibilità, ancor più se induce all’introspezione. Essa è volta a suscitare dibattito interiore e a rivelare aspetti sconosciuti della propria personalità anche a noi stessi, generando così una conoscenza più approfondita del soggetto, collocato nel contesto universale.
La mia connaturata propensione per l’arte inoltre mi porta da sempre ad estendere preferenze e curiosità anche ad altri campi, quali quello della musica, della pittura, del teatro, del cinema, della danza e della fotografia.

C’è una poesia, scritta da te, alla quale ti senti particolarmente legata?

5EE5244D-1377-4EFC-AF45-AD4363C7E369.jpegPensieri”, inclusa nella mia opera prima “Il Carnevale della Vita”, è una delle poesie cui mi sento particolarmente legata.
L’imperare oggi di leggi ciniche ed asettiche rende rischioso pensare e dunque rivelare una personalità nell’era dell’apparire e dell’apparenza.
Il poeta quindi potrà essere ascoltato e capito, magari anche apprezzato, ma solo da chi avrà la tenacia e la voglia di non farsi limitare, nel senso più ampio del termine.

Ve la riporto qui:

Pensieri

Quale maschera,
dimmi,
ora vuoi che indossi?

Quella del compiacimento,
della gioia
o del dolore?
Magari del rancore?
Eppur non sono un attore!

Muovi, a tuo piacimento, tra le dita,
con soddisfazione infinita,
i fili d’un burattino
costretto a far la riverenza,
segno che lusinga
la tua potenza.

Ma
dei miei pensier
non potrai mai coglier
il profumo della
libera essenza.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Nuove pubblicazioni in vista?

Ho in mente di far pubblicare qualche silloge tra le mie numerose raccolte ancora inedite e di divulgare le mie opere anche attraverso forme di collaborazioni artistiche con professionisti di altri settori, come già avvenuto in passato. Ritengo infatti che la commistione e la contaminazione delle arti sia il mezzo ideale per valorizzare talento e creatività di ciascuno, arricchendo inoltre l’effetto comunicativo ed emozionale nei confronti degli astanti affinché tutti possano beneficiarne al meglio.

Le nuove pubblicazioni in uscita tra aprile e giugno sono le seguenti:

Rosa d’asfalto”( PAV Edizioni), mia nona raccolta, anche in ebook, in cui metafore e similitudini costellano le trenta poesie che la compongono, quasi trapuntando punti luce arabescati nel buio ingordo del vivere;

Specchio“( La Regina Editore), mia decima raccolta di trenta componimenti poetici, che si configura come avventuroso viaggio di memorie, esperienze e formazione, proteso prepotentemente verso l’infinitesimale;

Fili d’Oro”(Cavinato Editore International), mia undicesima raccolta, pure in ebook, in cui, attraverso le trenta liriche, che la compongono, provo a dipingere, con versi icastici e toni volti all’eleganza, l’eterno dissidio tra la finitezza della condizione umana e la sua brama d’eternità.

Nuda”(Luoghi interiori Edizioni), mia dodicesima raccolta di trenta poesie, conduce alle essenze, scavando tra ricordi, perfino d’infanzia, sogni, aspettative e desideri. Così dunque, priva di artificiosi ornamenti, resta fragile dinanzi al senso che li collega tra loro, proteso però in vista di malinconiche speranze.

Interviste, Interviste e Blog Tour

La rana e lo scorpione || Intervista all’autrice Giorgia Sandoni Bellucci

Buongiorno lettori! Oggi vi porto sul blog un’intervista all’autrice emergente Giorgia Sandoni Bellucci, che ci parlerà della sua opera, divisa in due parti, La rana e lo scorpione.

41utqzsCBYL._SX331_BO1,204,203,200_.jpgRiccardo Deggi ha venticinque anni, vive a Modena e da sempre sogna di sfondare nel mondo della musica. Greta Bellei ne ha ventidue, studia Lettere e ancora non ha trovato il suo posto nel mondo. Lui è oscuro, manipolatore e dispotico; lei riservata, elegante e profonda. Mentre l’uno insegue la celebrità, dividendo le sue giornate fra radio e discoteche; l’altra resta a casa a leggere libri, in attesa che il prossimo viaggio la trascini via da quella cittadina di provincia, che sente tanto ostile. Apparentemente i due non hanno niente in comune, eppure basta che un pomeriggio incrocino gli sguardi in biblioteca, per rendersi conto che fra di loro esiste una chimica sottile ed irresistibile; un’affinità elettiva che li rende simili nella sostanza, oltre la forma apparentemente contraria delle loro vite. In verità infatti più che essere opposti, Greta e Riccardo sono complementari. Simili e dissimili come due lati di una stessa medaglia; come le metà di una stessa persona, cui la sorte ha affidato strade distanti, perché venendosi incontro, apprendano quanto c’è dell’uno nell’altro a ogni passo. Stretti da un legame tanto viscerale quanto inspiegabile, i due ragazzi intraprenderanno un viaggio interiore verso l’età adulta, provando a sfidare tutte le paure e i limiti che le loro differenti nature comportano, nel solo tentativo di restare insieme.


Giorgia Sandoni Bellucci nasce e cresce a Modena, lavora come Content Manager e Copywriter. Oltre a occuparsi di contenuti pubblicitari, è autrice di sceneggiature, poesie, segnalate a concorsi nazionali e internazionali e di due romanzi. La rana e lo scorpione è il secondo.


Se volete acquistare il suo libro potete farlo qui.

∼ Ciao e benvenuta sul blog Il lettore curioso. Parlaci un po’ di te e del tuo libro ai lettori che ancora non lo conoscono.

Ciao, grazie per avermi dedicato questo piccolo spazio. Mi chiamo Giorgia, sono una scrittrice indipendente e oggi sono qui per parlarvi del mio nuovo libro, La rana e lo scorpione.

Vorrei iniziare questa intervista dicendovi a che genere appartiene il mio romanzo, ma la verità è che non sono ancora riuscita ad attribuirvi un’etichetta. Potrei dirvi che si tratta di un’opera sentimentale, perché racconta la storia d’amore tra due ragazzi poco più che adolescenti o di un romanzo di formazione, dato che è proprio grazie a questa passione i protagonisti crescono, finendo per riscoprirsi poco a poco adulti. Sicuramente rappresenta uno spaccato generazionale.

Il sentimento che unisce Riccardo e Greta infatti si rivela spesso un pretesto per approfondire le loro vite; per raccontare il rapporto più o meno felice che i giovani d’oggi intrattengono con i genitori, gli amici e i modelli imposti dalla società.

All’interno di una cornice narrativa fatta di slang, rave party e social network, in cui anche i personaggi secondari e i luoghi acquisiscono grande importanza, il mondo de La rana e lo scorpione mostra al lettore cosa significa innamorarsi ai tempi di Facebook, dei viaggi low cost e dello sballo facile. Cosa si prova ad essere adolescenti oggi, se nasci a cavallo dell’Emilia-Romagna, ma ti senti cittadino del mondo.

∼ Com’è nata l’idea per il tuo libro La rana e lo scorpione?

È difficile razionalizzare un’intuizione. Penso che qualsiasi prodotto artistico sia sempre la sintesi di diverse pulsioni: da una parte ci sono le intenzioni letterarie; la volontà di affrontare un determinato tema e di farlo con un certo stile. Dall’altra ci sei tu col tuo bagaglio di essere umano; c’è il tuo modo di vedere il mondo, di sentire la vita. Distinguere con esattezza dove inizi l’uno e finisca l’altro è praticamente impossibile.

Sapevo di voler scrivere una storia d’amore che partisse dalla natura umana; che guardasse alla vita come a una corrente impetuosa; che parlasse della capacità di nuotarvi in mezzo e della voglia di lasciarsi sommergere dal flusso. Volevo creare una storia che fosse intensa, coinvolgente ed immensamente vera, anche a costo di risultare cruda e disturbante. Una di quelle in cui i lettori entrano nella testa dei protagonisti a tal punto da comprendere e giustificare qualsiasi loro scelta, persino la più condannabile.

∼ I protagonisti del tuo libro sono Millennials. Quanto hai influito la tua esperienza personale nella stesura del libro?

Ha influito in parte. Come Greta, anche a me anni fa è capitato di essere attratta da Scorpioni. L’esperienza diretta con persone più deboli di me o fuori controllo mi ha aiutata a descrivere con minuzia di dettagli l’impotenza che si prova davanti all’autodistruzione. D’altro canto il fatto che il romanzo punti a essere verosimile, non significa che la verità messa in scena sia sempre la mia.

Alcune delle scene che ho descritto sono frutto di aneddoti raccontati da amici, conoscenti, sconosciuti raccolti nel corso degli anni e rigettati sulla carta al momento opportuno. Altre sono tributi più o meno espliciti a modelli cinematografici e letterari a me cari, altre ancora – ad esempio le parti che parlano dell’uso di droghe – hanno richiesto letture specialistiche e indagini qualitative sul web. Tutto questo per dire che anche in un romanzo realistico, la licenza poetica è sempre dietro l’angolo 🙂

∼ Quale ragione ti ha spinta a pubblicare in selfpublishing?

Il seflpublishing non è stata la mia prima scelta.

Quando ho inviato il manoscritto ormai un anno fa, ho ricevuto subito diverse proposte da case editrici medio-piccole. Mi sono presa qualche mese per pensare e infine ho deciso di firmare con quella che mi sembrava più promettente. Purtroppo a lungo andare le linee creative e imprenditoriali adottate dall’azienda, nonché il lavoro di editing eseguito sul testo, si sono rivelati molto diversi dalle mie aspettative. Così ho preferito rescindere il contratto, continuare da autrice indipendente e darmi un po’ di tempo per raccogliere i risultati.

∼ Che cosa significa essere un’autrice esordiente al giorno d’oggi? Hai incontrato difficoltà?

Ne ho incontrate, sì. E non poche. Scrivo a tempo pieno per lavoro (faccio la Content Manager in un’agenzia pubblicitaria), a casa per passione e ora mi ritrovo anche a fare l’imprenditrice.

Pianificare strategie promozionali e metterle in atto con costanza non è affatto semplice, eppure ogni volta che vedo una nuova vendita segnata sui report di Amazon, mi sento elettrizzata, come se mi avessero dato la scossa. Creare qualcosa è di per sé emozionante, ma riuscire anche a venderlo, vi giuro, impagabile.

Buffo, dato che fino a un anno fa il mio più grande desiderio – come quello di tanti altri scrittori esordienti – era di pubblicare con una casa editrice. Perché? Beh, se siete scrittori, già lo sapete. Perché non ci riesce quasi nessuno; perché ogni anno sono centinaia i manoscritti che vengono inviati in redazione senza successo; perché pubblicare con una CE riveste il tuo testo di un valore letterario, che in pochi gli riconoscerebbero diversamente.

Quello che però posso dirvi, per esperienza diretta, è che al giorno d’oggi un libro è a tutti gli effetti un prodotto, che risponde ai bisogni di un’audience specifica e che ha bisogno di un’immagine e di un business plan pensati ad hoc, per essere promosso. La piccola-media editoria spesso non ha né i mezzi, né le conoscenze per costruirne di efficaci, specie a livello digitale. Il risultato è che se detieni una buona padronanza delle logiche di web marketing, hai più possibilità di vendere il tuo libro in autonomia tramite la rete, piuttosto che farlo al fianco di un piccolo- medio editore sul mercato tradizionale.

Forse curare un progetto letterario a trecentosessanta gradi all’inizio potrà levarvi tempo, sonno, ma – se lo farete bene – ne varrà la pena, perché saranno i lettori ad attribuire al vostro lavoro il valore che merita.

Ciò d’altra parte non significa che bisogna escludere un contratto a priori. Semplicemente bisogna valutarne bene pro e contro e non gettarsi fra le braccia della prima casa che passa, solo per il gusto di dire “ce l’ho fatta”. Personalmente accetterei di tornare sotto CE, soltanto se questa scelta mi permettesse davvero di fare la differenza in termini di visibilità.

∼ C’è qualche scrittore a cui ti ispiri o ammiri particolarmente?

Sono una fan della letteratura decadente attraverso i secoli, ma non ho uno scrittore preferito.
Mi piace l’umorismo nero di Pirandello, quello snob ma incredibilmente brillante di Oscar Wilde e penso che il virtuosismo espressivo di D’Annunzio sia ineguagliabile. Sono stregata dalla capacità introspettiva che Dostoevskij dimostra in Delitto e Castigo; dalla visceralità filosofica di Kundera ne L’insostenibile leggerezza dell’essere. Quando ho bisogno di ricordarmi che in Emilia c’è di più, tiro fuori un romanzo di Tondelli, se invece ho voglia di viaggiare lontano, opto per Philip Roth: il modo in cui evoca poesia dalla fatiscenza riesce sempre a ridurmi le gambe in poltiglia.

∼ Dalla sinossi del tuo libro vedo che La rana e lo scorpione è un romanzo rosa, che si discosta però dal genere sentimentale che conosciamo, ovvero che “l’amore non trionfa sempre al di là del bene e del male è solo perché in fondo siamo tutti quanti imperfetti e perfettibili in egual misura.” Vuoi parlarci di questa scelta?

Molte scrittrici rosa scelgono di raccontare le storie di protagonisti belli e facoltosi come star del cinema e di ambientarle in grandi metropoli oltremare, dove regna sempre e solo il lieto fine. Lo fanno per permettere al lettore di evadere dalla propria quotidianità; di vivere per poche ore una vita da mille e una notte. È una scelta letteraria come altre, pienamente condivisibile.

Io, al contrario, ho preferito ambientare la storia in Italia e indagare le vite di due ragazzi qualunque, con tutte le loro aspirazioni ed inquietudini; due ragazzi che non sembrano destinati ad avere un lieto fine e che proprio per questo vivono il loro amore ancora più intensamente.

Ho cercato di raccontare una storia straordinaria nella sua ordinarietà, perché non mi interessa trasportare il lettore in luoghi esotici. Non punto a fargli sognare esistenze migliori o a farlo uscire dalla lettura rasserenato. Voglio invece che rimanga inchiodato alla sua quotidianità ad ogni capitolo; col cuore in gola fino all’ultima pagina. Che importa se poi il finale non è quello che si aspetta? Abbiamo detto che si tratta di un libro realistico e nella realtà le storie non sono sempre giuste; non finiscono sempre bene. Anzi, sono proprio quelle sbagliate – quelle che finiscono male – a rimanerci dentro al cuore per sempre.

∼ Per concludere, ti ringrazio per aver partecipato a questa breve intervista e ti chiedo: perché i lettori dovrebbero leggere il tuo libro?

Come accennato prima, penso che non esista un libro buono per tutti. Per questo, invece che dirvi “dovreste leggere il mio libro perché…” vi dico: “Dovreste leggere il mio libro se…”

Se amate le storie d’amore, quelle vere.
Se avete avuto almeno una volta una storia che vi ha consumato corpo e anima.
Se siete giovani e cercate una storia in cui immedesimarvi.
Se siete meno giovani e cercate un modo come un altro per ricordare.
Se siete genitori senza pregiudizi e volete guardare il mondo con gli occhi dei vostri figli.

Interviste, Interviste e Blog Tour

Il mostro della depressione in un libro || Il vuoto non si compra di Paola Tafuro [INTERVISTA]

Buongiorno cari lettori del blog! Oggi continua la settimana dedicata alla salute mentale. Ieri abbiamo discusso di Libroterapia con la psicologa Lucia Magionami e oggi invece la scrittrice Paola Tafuro mi ha concesso del tempo per parlare del suo libro Il vuoto non si compra.

Abbiamo affrontato un tema delicato e purtroppo sempre attuale: la depressione.

∼ Ciao Paola e benvenuta sul blog Il lettore curioso. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono.

Ciao a tutti, mi chiamo Paola. Sono una Sociologa e Counselor, vivo a Lecce e per diversi anni mi sono occupata di violenza contro le donne. Ho svolto dei corsi di scrittura creativa nel carcere Borgo San Nicola di Lecce e sono stata per cinque anni vicepresidente della Commissione per le Pari Opportunità nel mio paese.

∼ Il vuoto non si compra, il tuo libro uscito quest’anno, affronta un tema difficile, la depressione. Com’è nato questo saggio e perché la scelta di parlare proprio di depressione?

Il libro nasce da una crisi interiore che ho vissuto cinque anni fa, a causa del lavoro precario. È stata proprio la scrittura ad aiutarmi a venirne fuori; essendo io Counselor, la scrittura ha una valenza terapeutica.

alone-2666433_960_720.jpg

∼ Quanto hanno influito le tue esperienze personali nella stesura del libro?

Il libro è tutto basato su esperienze personali. Racconto di donne che hanno vissuto momenti di vuoto interiore e depressione. Queste crisi esistenziali, hanno condizionato in negativo il loro futuro. Alcune ce l’hanno fatta, altre no!

∼ Il vuoto non si compra raccoglie le storie di alcune donne che “si soffermano sulle cause del male oscuro”. Sono tutte storie vere? Com’è nata la collaborazione tra te e queste donne coraggiose?

Le storie che narro, sono tutte basate su fatti reali. Sono mie amiche o semplicemente conoscenti. Le conversazioni sono nate di fronte ad un caffè o con una conviviale sigaretta; con altre, a causa della distanza, ho dovuto effettuare delle interviste telefoniche. Sono state tutte propense affinchè le loro storie venissero raccontate.

∼ In Italia la depressione è ancora un tabù. Credi che riusciremo mai a educare le persone sulla salute mentale e sull’importanza di chiedere aiuto?

Bella domanda! Lo strizzacervelli è considerato ancora un tabù; purtroppo sin da piccoli ci educano a non chiedere aiuto e a cavarcela da soli. Per me, ad esempio, chiedere aiuto è stato difficilissimo. Ho compreso, però, che è importantissimo farsi dare una mano da chi ci vuole bene, ma anche da professionisti.

∼ La depressione è purtroppo in notevole crescita tra i giovanissimi. Secondo te quali misure dovrebbero essere prese per aiutare chi combatte contro questa malattia? Gli aiuti potrebbero venire dall’ambiente scolastico?

Nel mio libro c’e’ una ricerca che espone una stretta correlazione tra precariato e depressione, con ulteriore aumento di psicofarmaci. Credo che gli agenti di socializzazione, in questi casi, siano fondamentali. La scuola potrebbe proporre dei percorsi formativi con medici e psicoterapeuti che aiutino a comprendere bene cos’è la depressione e come curarla; ma anche I mass-media dovrebbero fare la loro parte, soprattutto la televisione: dovrebbe pianificare dei programmi con esperti per i più giovani. Un’ultima cosa, vorrei lanciare un messaggio: non sottovalutate mai un momento di depressione o una crisi esistenziale e chiedete sempre aiuto. Alla prossima, un abbraccio.

Grazie a Paola per avermi concesso del tempo. Vi lascio i dettagli del suo libro qui sotto!

410FkN9upnL.jpg

Anna ha perso una persona cara, mentre Giulia ha ansie che originano da una madre soffocante, Federica ha avuto un compagno violento, per Sandra si è trattato di una cocente delusione amorosa. Tutte accomunate da un disagio che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscite a superare, che le ha travolte condizionandone in negativo il futuro esistenziale.

Link d’acquisto

Curiosità, Interviste, Interviste e Blog Tour

I benefici della lettura: La Libroterapia || Intervista alla psicologa Lucia Magionami

Buongiorno cari lettori!

Sono felicissima di iniziare la settimana dedicata alla salute mentale con un’intervista a Lucia Magionami, che ho avuto il piacere di conoscere lo scorso anno, quando ho letto il suo libro Non è colpa mia, voci di uomini che hanno ucciso le donne.

Lucia mi ha parlato del suo bellissimo progetto: La Libroterapia.

∼ Ciao Lucia e grazie per aver accettato di essere mia ospite sul blog, in questa settimana dedicata alla salute mentale. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono.

Mi chiamo Lucia Magionami, psicologa psicoterapeuta specializzata in Terapia Breve Strategica e iscritta all’Ordine degli psicologi della Regione Umbria. Mi sono formata nella violenza di genere e ho svolto per otto anni consulenze psicologiche all’interno della Regione Umbria al Telefono Donna servizio delle Pari Oppurtunità. Dal 2014 faccio parte dell’associazione Libertas Margot con sede a Perugia, composta da un insieme di professionisti che si occupano di contrastare la violenza. I progetti che mi coinvolgono, direttamente all’interno della associazione, riguardano la formazione alle Forze dell’Ordine presso la Questura di Perugia e l’apertura di uno spazio di ascolto per autori di maltrattamento il primo nella Regione Umbria. Oltre alla libera professione che svolgo presso i suoi studi a Firenze e Perugia, ho svolto un incarico di Consulenza Psicologica alle donne vittime di violenza nell’ambito della rete del progetto della Regione Umbria: U.N.A.  Nel 2014 ho ideato e scritto con l’associazione Il Bucaneve onlus un quaderno di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. “Dietro lo specchio: la vita!” Strumento utile per la “Scuola genitori e figli” e condotto una ricerca per mostrare la correlazione tra violenza in famiglia e disturbi del comportamento alimentare. Nel 2015 per l’associazione Libertas Margot ho aperto il primo centro di ascolto in Umbria per autori di violenza. Nel 2017 ho partecipato con l’associazione Libertas Margot alle seguenti pubblicazioni: “I volti della violenza . Potere, ricatto e discriminazione” e “Linee guida per contrastare la violenza contro le donne” Intermedia Edizione. Ad Agosto 2017 insieme a Vanna Ugolini ho scritto “Non e’ colpa mia. Voci di uomini che hanno ucciso le donne”, un testo che affronta il fenomeno della violenza domestica e del suo atto finale il femminicidio. Nel Maggio 2018 ho partecipato insieme ad altri esperti alla “Guida Arcobaleno. Tutto ciò che devi sapere sul mondo lgbt”, pubblicato da Golem edizioni. Da Gennaio 2015 a Perugia e in seguito a Todi e quest’anno a Camucia-Cortona ho formato e condotto gruppi di “Libroterapia: parole lette, emozioni raccontate”. Sono cicli di incontri di terapia di gruppo per parlare di emozioni e di sentimenti attraverso i libri scelti dal terapeuta.

∼ Vuoi spiegare che cos’è il progetto di Libroterapia e com’è nato?

La Libroterapia è una terapia complementare alla psicoterapia, non la sostituisce, ma potrebbe essere un aiuto per indagare i nostri vissuti e trovare nuove soluzioni ai problemi. La parola Libroterapia, oltre contenere la parola libro, contiene il termine terapia e perciò questa tecnica è condotta da un professionista psicologo o comunque un professionista sanitario. La LIBROTERAPIA è l’uso dei libri e della lettura per trovare un benessere psichico. È un modo diverso di parlare di libri, di conoscere e indagare la psiche e i sentimenti. Attraverso la presenza di un terapeuta si può comprendere e dare voce a qualcosa di più di noi stessi, delle proprie emozioni e dei propri sentimenti veicolati attraverso il libro e portati nel gruppo dove avranno voce. Sono ormai alcuni anni che conduco gruppi di persone che una volta al mese si ritrovano a parlare di se’ attraverso il libro assegnato la volta precedente.

∼  Quali sono i benefici della libroterapia? Chi dovrebbe avvicinarsi a questa “pratica” e perché?

I benefici della Libroterapia sono molti, si legge per riflettere, per evadere, per conoscere. Ma la condivisione con il gruppo amplifica tutto, aggiungendo ancora altri giovamenti, come lo sviluppo dell’empatia, della ascolto attivo, dell’incontro con il diverso, nell’apprendere nuove strategie per risolvere il problema e anche creare nuove amicizie.

couch-1868755_960_720.jpg

∼ C’è un libro in modo particolare che ti ha aiutata in un periodo della tua vita? Se sì, qual è?

Ci sono tanti libri ai quali sono legata, ma te ne cito soltanto quattro. Uno, che non è solo un volume è la saga di Harry Potter. Mi ha tenuto compagnia, facendomi immaginare mondi lontani e insegnandomi che l’amore, l’amicizia e la solidarietà sono principi che rendono il mondo migliore e sconfiggono qualsiasi male. Nel mio vivere quotidiano la magia della speranza è fondamentale. Il secondo è Il Conte di Montecristo, perché in quelle pagine trovo tutto, ma soprattutto una nuova vita e riscatto. Il potere di cambiare le cose se veramente lo vogliamo e ci attiviamo per farlo. Il terzo è Nostra Signora della solitudine di Marcella Serrano. Un mondo lontano, un piccolo giallo pieno di tanti temi, tra i quali il cambiamento. L’ultimo è un libro di Gabriella Genisi, scrittrice dalla cui penna è nata Lolita Lobosco, una poliziotta che risolve i casi dall’altezza dei suoi tacchi, conciliando il femminile e un ruolo prettamente maschile, destrutturando tutti gli stereotipi. In questo caso cito Spaghetti all’assassina, perché ho provato a cucinarli mentre leggevo, cercando di trovare il colpevole.

∼ Che cosa ne pensi dei libri di self help che promettono di aiutare a combattere le malattie mentali?

I libri di self help non aiutano sicuramente a risolvere il problema. Il problema si risolve chiedendo aiuto e affidandosi ad un professionista. Sono libri molto diffusi in questo periodo, ma si rischia che, dopo una prima apparente soluzione trovata, il lettore cada in uno scoraggiamento, poiché senza un reale cambiamento (fatto attraverso la terapia) dopo poco tempo il problema si ripresenti. A quel punto la frustrazione del lettore che cercava una soluzione aumenterà notevolmente insieme al senso di fallimento.

∼ Di recente mi è capitato di leggere un articolo che parlava della crescita esorbitante – negli ultimi anni – di ansia e depressione tra i giovani. Come dovrebbero muoversi i giovani in caso di difficoltà? A chi chiedere un aiuto concreto?

L’ansia e la depressione colpiscono sempre di più i giovani poiché si sentono stretti in una società dove sempre più ci valori, come l’apparenza e la solitudine, amplificano il lato narcisista di ognuno di noi. Basti pensare al numero di ore trascorse davanti allo schermo del telefono o del computer, a discapito dello stare insieme e condividere emozioni reali. Tutta questa velocità con cui si vivono gli amori, le amicizie e i conflitti attraverso il web porta a una distruzione della vita reale, oltre a una maggiore aggressività. Ci nascondiamo dietro gli schermi quando litighiamo, fino a rompere i limiti del buon gusto e del giusto comportamento. Inoltre i social, tramite le foto che costantemente vengono pubblicate, richiedono a ognuno di noi di essere sempre belli, sempre adeguati ai canoni di bellezza richiesti dalla pubblicità e dagli influencer. Questo aumenta la frustrazione, l’inadeguatezza, è un malessere che porta all’isolamento e alla costruzione di un personaggio virtuale, a volte molto distante da quello reale in cui rifugiarsi e interfacciarsi sul web.

∼ All’inizio del 2017 è uscito il tuo libro (peraltro recensito sul blog) Non è colpa mia, voci di uomini che hanno ucciso le donne. Com’è nato il libro e la collaborazione con Vanna Ugolini? Ti va di parlarcene?

4104FitD9FL._SX358_BO1,204,203,200_Nel 2017 è uscito il libro NON E’ COLPA MIA, scritto a 4 mani con la giornalista Vanna Ugolini. Partendo dalle interviste di Vanna a tre uomini che hanno ucciso le loro compagne, il libro indaga il fenomeno del femminicidio con riferimenti scientifici per poter far capire cosa accade e tutti i meccanismi psicologici presenti all’interno delle coppie in cui c’è violenza.

Grazie di cuore a Lucia per avermi dedicato del tempo! Se volete contattarla potete farlo qui.

 

Interviste

Intervista a Stefano Caruso, autore di Shameland

Ciao a tutti i lettori del blog! Oggi voglio parlarvi di un libro di cui vi ho già accennato in passato: Shameland. In questa occasione scopriamo qualcosa in più sul libro e l’autore che lo ha scritto.

∼ Benvenuto sul blog Il lettore curioso, Stefano! Raccontaci un po’ di te e del tuo romanzo Shameland ai lettori che ancora non ne hanno sentito parlare.

Parto da Shameland: è un romanzo che dissacra il fantasy, lo fa a pezzi e li disintegra.

Quante volte nei fantasy ci sono personaggi che vengono definiti pazzi ma alla fin fine non sono niente di che? Ecco in Shameland non ce n’è uno normale, ma è soprattutto il protagonista a essere completamente pazzo, del tutto. Ho voluto creare un personaggio senza un minimo freno, volgare, tanto volgare, cresciuto in un branco di cani, che non conosce alcuna morale e che non ha idea di quello che fa.

Una scena che descrive la cosa alla perfezione si trova nel capitolo 2 “Folle Battaglia”, quando lui uccide anche i suoi, solo perché pensava che la battaglia la vincesse chi ammazzava più persone.

È il romanzo perfetto per chi vuole leggere qualcosa di fresco e non si scandalizza per volgarità e black humor.

Il punto di forza di Shameland, che lo differenzia dalle altre parodie, è l’originalità del tutto, e in particolare dei dialoghi dei personaggi e della loro follia. Alcuni sono personificazioni di problemi dei fantasy come Dump, da infodump. Posso dire che non c’è nulla come Shameland. Non posso dire che è un romanzo che piacerà a tutti, perché non tutti apprezzano l’umorismo nero e il no sense che ne fanno parte.

Io sono un ragazzo/quasi uomo che vuole fare lo scrittore.

Ho studiato per anni prima di scrivere un vero romanzo, e ho trovato nella scrittura un modo di esprimermi, so che non è un mestiere facile, non solo dal punto di vista economico, scrivere bene e mantenere un livello qualitativo omogeneo per un intero romanzo è dannatamente tosta.

E, se posso, direi che scrivere una parodia fatta davvero bene sia una tra le cose più difficili in assoluto da fare: servono idee nuove in ogni pagina, dialoghi freschi, brillanti, frecciatine pertinenti e ben amalgamate con la storia, è davvero complicato.

C’è tanto del mio umorismo quotidiano in Shameland, io certe battute le farei anche nella vita reale.

Un’ultima cosa che direi di me è che sono un romantico, profondamente innamorato di una ragazza che ormai ho perso, scrivo per sentirla ancora accanto.

Continua a leggere “Intervista a Stefano Caruso, autore di Shameland”

Interviste, Segnalazioni Letterarie

|| Intervista a Luca Torino, autore di Rick

Ciao a tutti i lettori del blog e buona domenica! Oggi ho intervistato per voi Luca Torino, autore del romanzo Rick. Scopriamo insieme qualcosa in più sul suo romanzo e come è nato!

rickLa tranquilla e piovosa città di Sherbrooke, in Canada, sta per essere sconvolta da una serie di omicidi efferati ed inspiegabili in cui le vittime sembrano non aver nessun legame tra loro, tranne una carta dei tarocchi appoggiata sul corpo martoriato. L’assassino non lascia alcuna traccia, è feroce ed intelligente e prova gusto nel divertirsi con le prede prima di finirle. La polizia brancola nel buio, aggrappandosi ai pochi elementi a disposizione. Anche la vita di Malcom, autore di film horror sulla via del declino, sta per essere sconvolta; forse l’idea di acquistare la villa in cui due anni prima è stato perpretrato un massacro, non è stata poi così intelligente. Il sonno dell’uomo inizia ad essere popolato da incubi in cui un adolescente all’interno di una scuola chiede aiuto, il suo aiuto. Cosa avranno in comune i delitti del ‘serial killer delle carte dei tarocchi’ e questi incubi? In un crescendo di colpi di scena in cui il passato riveste un ruolo fondamentale per la risoluzione del caso, Sherbrooke si appresterà a conoscere l’orrore più grande che abbia mai vissuto…e questo è solo l’inizio…

Kobo Amazon

∼ Ciao Luca e grazie per avermi concesso del tempo per rispondere alle mie domande. Parlaci un po’ di te e del tuo libro ai lettori che ancora non lo conoscono.

Grazie a te e alla tua disponibilità. Mi presento, sono Luca Torino ed ho 38 anni. Attualmente vivo a Roma e sono laureato in Scienze della Comunicazione alla Sapienza. Per anni ho fatto il giornalista, anche se ora mi occupo di tutt’altro, tra cui scrivere romanzi. Ho creato Rick diversi anni fa, poi lasciato nel cassetto per lunghissimo tempo e, a ben vedere, feci bene. Ero ancora troppo acerbo per creare qualcosa che potesse davvero soddisfarmi e soddisfare chi mi segue. Rick è stato modificato in molti suoi punti, fino a diventare un romanzo su un serial killer davvero particolare, con un obiettivo ‘ambizioso’. Quale obiettivo? Non so, dovrete scoprirlo voi. Non parla solo di un serial killer, di una cittadina in Canada sconvolta da omicidi inspiegabili, ma è più un viaggio all’interno dell’orrore, della solitudine e dei demoni che albergano in ognuno di noi. Come in tutti i romanzi di genere, c’è l’indagine, i colpi di scena, ma a differenza di altri, manca il ‘buono senza macchia e paura’…il protagonista è un mix di emozioni e spesso, non sono delle più belle.

∼ Com’è nata la passione per la scrittura? Rick è la tua prima opera pubblicata?

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che divora libri di ogni genere, devo ringraziare i miei genitori per questo. Il passo successivo è stato quello di mettere nero su bianco le idee che mi frullano in testa, cimentarmi in qualcosa che avrebbe comportato sacrifici e giorni interi a pensare come evolvere la storia…ma alla fine ne è valsa decisamente la pena. Rick è la mia prima opera pubblicata e fa parte di una trilogia già scritta e in fase di revisione. Sto ultimando anche un quarto romanzo, spin-off su un protagonista.

∼ Rick è classificato come “horror”. C’è qualche scrittore appartenente al genere che ammiri in modo particolare o che influenza la tua scrittura?

Certamente, chi ha letto Rick e le bozze degli altri 3 libri, ha confermato che si sente l’influenza del Re, Stephen King. Ovviamente la mia opera non è sua emulazione, ognuno ha idee e stili differenti, ma ammetto che è forte la passione di raccontare storie su soggetti disturbati, malati e situazioni forti, andando contemporaneamente a trattare tematiche universali. Ad esempio in Rick, una delle tematiche, oltre la trama principale, è il mostro dietro la maschera che ognuno di noi indossa. Altro autore a cui devo dire grazie, nel mio processo creativo, è il mangaka Hirohiko Araki, un pozzo senza fine di idee e contesti bizzarri

∼ Com’è essere uno scrittore esordiente al giorno d’oggi? Che cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo?

Essere uno scrittore esordiente in questo periodo storico è un bel pò complicato ma al contempo internet ti aiuta tantissimo a differenza di come poteva essere in passato. Devo ancora imparare molto dal punto di vista di marketing, ma ritengo che con impegno e sacrificio, alla fine i risultati si vedono sempre. cosa mi ha spinto a scrivere? A chi me lochiede rispondo sempre, “è una mia esigenza fisica…è come respirare. Mi piace dare forma alle mie idee, mettermi alla prova creando situazioni apparentemente irrisolvibili e trovare il modo di uscirne in maniera logica e razionale. Ad esempio, in Rick, tutte le vittime non si conoscono. Chi è che le uccide? Perchè vengono prese di mira? Trovare il filo conduttore è stato difficile, ma una volta scovato, ogni pezzo è andato a combaciare.

∼ Rick è il primo romanzo appartenente alle serie Sherbrooke’s Chronicle. Puoi dirci qualcosa in più sui seguiti di Rick? Stai già lavorando al secondo romanzo?

Si, come già anticipato precedentemente, Rick fa parte di una trilogia già scritta ed in fase di revisione. Il secondo romanzo si intitola ‘Smith’ e virerà al thriller/giallo con qualche sfumatura horror. Verrà introdotto il protagonista, un giovane scrittore che avrà un ruolo importante all’interno della trilogia. Credo che lo pubblicherò prima di Natale. Infine l’ultimo romanzo, ‘Strange’, chiuderà e spigherà tutte le cose irrisolte dei primi due, motivando ogni dettaglio apparentemente non chiarito in precedenza. Mi piace molto scrivere, lasciando numerosi dettagli, che non hanno risposta se non alla fine. Voglio portare il lettore a porsi domande e sue speculazioni per poi lasciarlo di sasso con la verità su determinati accadimenti o comportamenti. Non lascio nulla al caso, ogni cosa presente ha un senso, comprensibile nella sua interezza, solo alla fine.

∼ Qual è il tuo rapporto con la lettura digitale? Ti sei arreso agli e-book o resti fedele alla carta stampata?

Allora…ehm, una domanda di riserva? Rick l’ho pubblicato sia come e-book per Kobo che su Amazon come cartaceo, ma…onestamente…Oh, come è bello il tempo oggi…va bhe, mi cavo d’impaccio dicendo così, “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”…almeno non scontento nessuno 😉

∼ Hai qualche consiglio da dare ai lettori che vogliono intraprendere la strada della scrittura?

Il consiglio che posso darvi è scrivete. Se vi piace e adorate farlo, gettatevi senza paracadute nelle vostre idee, sbagliando, modificando quanto già fatto, arrabbiandovi con voi stessi per non avere l’idea geniale, il deus ex machina che vi trae da una situazione ingarbugliata…ne avrete benefici. Cadendo si cresce, restando immobili non ci si evolve. Rick è stato ideato nel lontano 1999…la bellezza di quasi 20 anni fa. L’anima, il messaggio che volevo mandare è rimasto, ma le modifiche sono state tantissime ed alla fine eccolo qui. Moltissime volte ho pensato chi me lo fa fare…posso dirvi che ho fatto bene a continuare. Un bocca in lupo enorme a chi vuole intraprendere questa strada, non lasciatevi abbattere mai e crescete ascoltando le critiche costruttive. servono sempre.

 

Interviste

Intervista a Chiara Avanzato, autrice del romanzo distopico “Fuori posto”

Ciao a tutti i lettori del blog! Oggi sono felice di ospitare sul mio blog un’autrice, Chiara Avanzato, che ho avuto il piacere di intervistare. Vi lascio alla sinossi del suo libro e all’intervista. Buona lettura!
fuori.jpg
Nella Sicilia del 3225 d.C. poche facoltose famiglie hanno il privilegio di vivere per millenni. Solo i più colti hanno accesso al potere mentre la restante parte della popolazione conduce una breve esistenza dedita al lavoro che i loro padroni non vogliono svolgere.
La tecnologia ha raggiunto traguardi inimmaginabili e permette guadagni infiniti sfruttando la produzione ottimizzata, le coltivazioni e gli allevamenti basati sulla manipolazione genetica.
Edan è un giovane lavoratore troppo astuto per tenere la testa bassa. Leandro, invece, è il figlio di una delle famiglie più ricche della Sicilia. È il custode di un tremendo segreto a cui l’amore giocherà un brutto scherzo. Le vicende dei due protagonisti si intrecceranno in una continua discesa nel macabro.
∼ Buongiorno Chiara e benvenuta sul blog Il lettore curioso. Parlaci un po’ di te e del tuo romanzo ai lettori che ancora non lo conoscono.
Buongiorno membri della redazione e gentili lettori, sono Chiara Avanzato e ho 25 anni. A fine mese mi laureo in medicina e sono siciliana. Il 27 giugno 2018 ho realizzato il sogno della mia vita pubblicando il mio primo romanzo distopico. Quest’ultimo narra le vicende dei due protagonisti: Edan, un giovane lavoratore, troppo astuto per tenere la testa bassa e Leandro, figlio di una delle famiglie più ricche della Sicilia. È il custode di un tremendo segreto e si innamorerà della persona sbagliata.
∼ Interessante e innovativa è la scelta di ambientare un distopico nella regione Sicilia. Per quale ragione hai scelto questa particolare ambientazione?
Ho scelto di parlare della mia terra, ma in un modo veramente poco convenzionale. Ho immaginato enormi grattacieli futuristici sotto l’acropoli agrigentina e un futuro in cui le malattie e la fame nel mondo sono state sconfitte.
∼ L’attenzione del tuo romanzo è catturata fin da subito dalla splendida copertina. Ci vuoi dire qualcosa di più in tal proposito? Chi l’ha realizzata?
Sì ho chiesto ad un disegnatore professionista specializzato nella realizzazione di fumetti e graphic novel di realizzare una copertina originale basata sulla mia idea di Agrigento nel futuro. Il grafico maltese si chiama William Calleja.
∼ Per quale motivo hai scelto proprio il genere distopico? Ti ispiri o ammiri qualche autore in particolare?
La distopia è il mio genere preferito, sono cresciuta con i romanzi di Orwell, Huxley e Dick. I grandi classici insomma. Alla fine del liceo ho cominciato ad apprezzare anche i romanzi psicologici di Ian McEwan, ma il primo amore non si scorda mai.
Noto con piacere che ultimamente anche il cinema si sta avvicinando alle distopie con trasposizioni cinematografiche di Hunger Games, Divergent e film originali come Upside down e molti altri.
∼ Dalla tua biografia ho notato che a soli 16 anni hai partecipato a due concorsi letterari, vincendone uno e classificandoti al terzo posto con l’altro. Quando è nata la passione per la scrittura? Ti accompagna fin dall’infanzia o si è sviluppata in adolescenza?
Ho cominciato a macinare libri al liceo. Ho letto i primi tre romanzi assegnatemi dall’insegnante al primo anno e da allora non ho più smesso. Grazie alla mia scuola, il liceo U. Foscolo di Canicattì, ho avuto l’occasione di incontrare grandi autori di narrativa come Savatteri, Lucarelli e De Cataldo. Da questi momenti di confronto letterario è nato il mio amore per la scrittura ed è stato proprio in quel periodo che ho cominciato a sperimentare su carta.
∼ Concludiamo con l’ultima domanda, rivolta a tutti gli autori emergenti che vorrebbero coltivare la propria passione. Hai qualche consiglio da dare a chi vuole intraprendere la tua stessa strada?
C’è un solo unico consiglio per chi vuole pubblicare un romanzo: leggete, leggete, leggete. Una volta letti molti libri diventa semplice acquisire un linguaggio adeguati al genere che preferite e cominciare a sperimentare!

Potete acquistare Fuori Posto qui, al prezzo di 4,99€ per il formato kindle e 9,99€ per la copertina flessibile.

Interviste

Quando c’era la luna – Intervista alle autrici

Buonasera a tutti i lettori del blog! Oggi voglio segnalarvi un libro che si intitola Quando c’era la luna, scritto a quattro mani da Sara Stroppa e Roberta Ambrogio. Ho anche avuto la possibilità di fare qualche domanda alle autrici, buona lettura!

luna.jpgChiara e Virginia sono migliori amiche e non potrebbero essere più diverse. Chiara è solare ed espansiva, Virginia schiva e individualista. Le loro vite cambiano per sempre quando una trascina l’altra al bancone del Moonriver un venerdì sera di fine marzo. La luna piena e un’eterna Roma fanno da cornice alla passione travolgente che esplode tra la bellissima Chiara e il glaciale Andrea, un musicista bolognese riservato e intrigante, e fa da galeotta a un legame che avrà bisogno di più tempo per sbocciare: quello tra Virginia e Marco, accomunati da un sogno perduto e pesanti aspettative future. Ma la vita è imprevedibile: il fratello di Andrea s’innamora di Chiara che intanto ha trovato lavoro come modella e Marco manda a monte il suo matrimonio per amore di Virginia, che rimane incinta. Amori tormentati, ambizioni e delusioni scandiscono le loro giovani vite e li fanno crescere, maturare e scoprire cosa il destino ha in serbo per ciascuno.

∼ Benvenute sul blog Il lettore curioso Roberta e Sara! Parlatemi un po’ di voi e del vostro romanzo ai lettori che ancora non lo conoscono.

Grazie, è un piacere! Cosa dire di noi? Siamo principalmente due amiche, due ragazze che amano i libri e che purtroppo vivono distanti (Roberta è di Messina, Sara di Jesi). Ci piace definire il nostro libro come un romanzo di formazione: parte infatti dalle vicissitudini di altre due amiche, Chiara e Virginia, due giovani ragazze nelle quali può essere facile rispecchiarsi, e dal loro casuale incontro con Andrea, Marco e Luca. La storia si svolge in un arco temporale che copre diversi anni.

Sembrerebbe la classica trama di un romance “standard”, ma in realtà nella storia sono condensati vari elementi: l’amicizia, l’amore, ma soprattutto i sogni, l’arte e il desiderio che tutti i giovani adulti hanno di trovare il proprio posto nel mondo.

∼ Com’è nata la vostra collaborazione e come vi siete trovate a scrivere a quattro mani?

La nostra collaborazione è nata poco dopo esserci conosciute, precisamente quando abbiamo capito che la passione per la scrittura era una delle tante cose che ci accomunavano. Un giorno, quasi per gioco, abbiamo deciso di unire le forze e di dar vita a quella che è diventata una storia in cui crediamo moltissimo, che ci rende immensamente fiere. Scrivere a quattro mani è stata un’esperienza entusiasmante, non ci sono stati problemi per noi: ci è sembrato tutto sorprendentemente naturale. I nostri stili combaciano alla perfezione. Inoltre, condividevamo le stesse idee.

∼ Le protagoniste del romanzo Chiara e Virginia sono in qualche modo ispirate a voi? Quanto è importante l’amicizia nella vostra vita?

No, come personaggi non sono direttamente ispirate a noi. Certo, ci rispecchiamo in alcuni dei loro aspetti, primo tra tutti la loro grande amicizia. Questo vale però per tutti i nostri protagonisti, non solo per Chiara e Virginia, e potrebbe essere così per chiunque legga il romanzo. Ci sono parti di noi in loro tanto quanto negli altri personaggi, ma nel corso della stesura ognuno di loro ha acquistato una sua individualità, una vera vita propria.

Ovviamente consideriamo l’amicizia, quella vera, un valore importante, e lo si può capire ancor di più leggendo il nostro libro.

∼ Avete una particolarità o un aneddoto sul vostro romanzo che volete condividere in questo spazio?

Possiamo dire che, come fanno un po’ tutti gli scrittori, abbiamo associato il volto di ognuno dei nostri protagonisti a quello di noti esponenti del cinema e dello spettacolo. Ad alcuni di loro lo abbiamo anche detto, e uno in particolare ha ricevuto addirittura una copia del libro! Chi saranno? Nella pagina Facebook del libro abbiamo dedicato un album al nostro “cast dei sogni”. Tutti i curiosi possono andare a sbirciare!

Devo ammettere che dopo questa intervista sono ancora più curiosa! E voi siete curiosi? Se siete interessati all’acquisto del romanzo lo potete trovare su amazon in formato e-book, al prezzo di 3,99€.

amazo.jpg

Potete inoltre seguire le scrittrici Sara e Roberta sulla pagina facebook ufficiale del libro e scoprire quali personalità famose hanno “prestato” il volto ai personaggi del romanzo!

Interviste

Il lettore curioso consiglia… “L’uomo che misurava il tempo” ∼ Intervista all’autrice

Ciao a tutti e buon pomeriggio!

Oggi voglio parlarvi di un libro uscito da poco, L’uomo che misurava il tempo. Ho avuto la possibilità di intervistare l’autrice Angélique Gagliolo, che è stata così gentile da rispondere ad alcune delle mie domande.

l'uomo.jpgCi sono storie incredibili che nascono nel modo più banale. Anche questa storia nasce così, nel modo più banale, ma sarà una grande storia e l’inizio di una leggendaria avventura di un uomo coraggioso e di tante persone che avranno la fortuna di incontrarlo sul loro cammino. Siamo alla fine del 1700 e uno straniero giunge di notte, in mezzo alla tempesta, in un piccolo borgo montano delle Prealpi Carniche, ma porterà con sé grandi novità e un nuovo modo di vivere. Spano Solari è un uomo misterioso che costruisce strani aggeggi per misurare il tempo. Alla normale diffidenza che accompagna tutte le piccole comunità davanti ai forestieri, si aggiungerà il mistero per il passato di questa persona e le sue bizzarre abitudini. Qual è il suo segreto?

∼ Ciao Angélique e benvenuta sul blog Il Lettore Curioso. Parlaci un po’ di te e del tuo romanzo L’uomo che misurava il tempo al pubblico che ancora non lo conosce.

Salve a tutti e grazie di ospitarmi.

Sono un’amante della carta stampata e delle storie, insomma amo profondamente i libri. Prima di essere scrittrice, infatti, sono una lettrice. Fuori da questo mondo di parole sono mamma di due splendide bambine e lavoro come impiegata. Siccome dormo poco, ho un po’ di tempo per scrivere e dedicarmi a piccoli lavoretti manuali, liberando stress e riscoprendo la mia creatività.

L’uomo che misurava il tempo è il terzo libro che pubblico. Un romanzo breve ambientato nel 1700 in un piccolo borgo delle Prealpi Carniche, Pesariis, dove arriva un misterioso uomo, dalle strane abitudini, che costruisce aggeggi per misurare il tempo, in un luogo dove il tempo è scandito dalla luce solare e dai ritmi degli animali domestici.

 ∼ Il tuo romanzo ha una trama che mi incuriosisce molto e mi hai accennato che l’ispirazione è nata da una leggenda. Ti va di raccontarci qualcosa in più a proposito di questo?

Un’antica leggenda narra che la fabbrica di orologi F.lli Solari (ora Solari di Udine) è stata fondata da un pirata genovese. Per chi non lo sapesse la F.lli Solari ha inventato il sistema a palette; avete presente i tabelloni informativi con lettere e numeri girevoli che indicano le partenze e gli arrivi nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti?

La leggenda si è dimostrata infondata, o almeno non si sono trovate prove in merito, ma sono ghiotta di storie e questa in particolare mi ha incuriosita: perché proprio un pirata genovese, cosa lo avrebbe portato così lontano? Bene, ho provato a darmi una risposta.

Non siete curiosi anche voi, un pochino?

∼ Oltre ad essere una scrittrice emergente hai anche un blog (http://atelierdiscrittura.blogspot.it/). Com’è nata l’idea del blog? Hai sempre avuto la passione per la scrittura?

Il blog è nato per condividere la mia passione per la scrittura e proporre i miei racconti. È stata la mia prima vetrina, un modo per mettermi alla prova e vedere se davvero potevo aspirare a diventare scrittrice. Certo, scrivere su un blog è molto diverso dal pubblicare un romanzo, ma è una buona palestra di allenamento e puoi avere un riscontro (positivo o negativo) quasi immediato.

Ultimamente il blog langue un po’. Il tempo è quello che è, e la promozione ne mangia parecchio, ma non mi decido a chiuderlo: è pur sempre il posto migliore dove pubblicare lunghe riflessioni e dove raggruppare i racconti che metto a disposizione dei miei lettori.

 ∼ Hai scelto di pubblicare L’uomo che misurava il tempo tramite l’autopubblicazione. Per quale ragione hai preferito il selfpublishing? Quale consiglio vorresti dare agli autori emergenti che come te vogliono intraprendere questa strada?

La scelta di passare al self è stata una decisione molto sofferta. Il fatto è che pubblicare con una piccola casa editrice non ti da più visibilità di quanta te ne possa dare il self: non sei presente nelle librerie e la promozione è ai minimi termini.

Per promuovere il mio precedente romanzo mi sono mossa da sola: le presentazioni le ho ottenute grazie a contatti personali, le interviste e le segnalazioni su blog e quotidiani locali idem, e anche le vendite le ho gestite da sola, comprandomi i libri con lo sconto riservato agli autori e rivendendoli durante le presentazioni o partecipando a mercatini. Ma più di tutto mi è mancata la presenza nelle librerie. Vedere lo sguardo deluso dei potenziali lettori che chiedevano dove fisicamente potevano acquistare il libro e si sentivano rispondere su internet…

Visti poi gli spiccioli di diritto d’autore, mi sono detta che se non posso avere visibilità e tutti gli sforzi sono sulle mie spalle, tanto vale che questo sforzo abbia almeno un riscontro economico.

In realtà non è tanto semplice. O impari per bene un sacco di cose nuove o paghi per i servizi (per esempio ho pagato un editor professionista). Poi devi comunque affrontare i pregiudizi di molti lettori, secondo i quali se non pubblichi con una casa editrice il tuo libro non vale la pena, ben sapendo che anche le case editrici pubblicano cose indegne e il livello qualitativo dei testi tende sempre più il basso.  Con il selfpublishing ti giochi la reputazione molto di più che pubblicando con una casa editrice, e può essere piuttosto dannoso. Un lettore deluso è perso per sempre.


Trovate L’uomo che misurava il tempo su amazon al prezzo di 7,99€ per la copertina flessibile. Se volete seguire l’autrice potete farlo sul blog sopracitato o seguendo la sua pagina facebook. Ringrazio Angélique per aver risposto alle mie domande!

∼ Altre info utili

  • Copertina flessibile: 92 pagine
  • Editore: Independently published (5 febbraio 2018)
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 1977012957
  • ISBN-13: 978-1977012951

 

Interviste, Scovato in libreria

Quattro chiacchiere con Damiano Garofalo, autore di Black Mirror. Memorie dal futuro

Ciao a tutti e buon fine settimana!

Come vi avevo già anticipato ho avuto la possibilità di fare qualche domanda a Damiano Garofalo, autore del libro Black Mirror. Memorie dal futuro (di cui vi ho parlato qui) e che analizza la serie televisiva del momento Black Mirror. Buona lettura!

7833800_29609931548408429.jpg

 

∼ Qual è il suo rapporto con la tecnologia? La teme o ne è affascinato?

Non ne sono particolarmente affascinato, ma nemmeno posso dire di temerla. La vivo quotidianamente, prima di tutto, come una risorsa. Spesso, devo dire, rimango piuttosto infastidito sia dalla retorica apocalittica anti-tech, sia dalle pratiche di ribellione neo-luddista o tecno-fobica. Tuttavia, mi creano problemi, allo stesso modo, tutte quelle forme di tecnofilia acritica e di entusiasmo indiscriminato nei confronti dell’evoluzione digitale della società contemporanea. In ogni caso, credo di condurre una vita, come tutti, da homo tecnologicus: possiedo uno smartphone e un pc, utilizzo diverse app che mi semplificano la vita, ho dei profili social e passo buona parte della mia giornata a scrollare.

∼ Qual è il suo episodio preferito tra tutte le stagioni di Black Mirror?

L’episodio che mi ha affascinato di più è senza dubbio San Junipero (3×4), mentre quello a cui sono più affezionato – e che probabilmente ho visto più volte – è lo speciale natalizio White Christmas. Quelli riusciti oggettivamente meglio, secondo me, sono invece White Bear (2×2) e Hated in the Nation (3×6). Dell’ultima stagione mi è piaciuto moltissimo Hang the DJ (4×4).

∼ Crede che arriveremo mai al punto in cui la tecnologia prevarrà sull’uomo? Uno degli scenari di Black Mirror potrebbe, secondo lei, mai diventare reale?

Buona parte degli scenari prefigurati da Black Mirror sono già reali – anche perché Charlie Brooker, il creatore della serie, è intelligentemente riuscito a intercettare delle tendenze già ampiamente in atto nella società tecnologica in cui viviamo. La forza di Black Mirror, secondo me, risiede proprio nel raccontare situazioni sempre e comunque verosimili, nell’ambientare vicende in contesti che si avvicinano molto più al presente che conosciamo che a un immaginario apocalittico o a un futuro distopico lontano da noi.

∼ In Black Mirror abbiamo avuto modo di vedere diverse tecnologie, come lo Z-eye o il “grain”. C’è qualcuno di questi dispositivi che vorrebbe provare nella vita reale?

Non so se mi farei mai installare qualcosa sul collo o nel cervello, ma se fossi ancora in cerca dell’anima gemella direi che l’app di dating di Hang the DJ potrebbe tornami piuttosto utile. Quando sarò morto – spero, ovviamente, il più tardi possibile – mi piacerebbe invece moltissimo continuare vivere a San Junipero, rigorosamente nella versione 1987 – e attendere impaziente, magari, l’arrivo di mia moglie, con cui passare insieme il resto della morte.


∼ L’autore

Damiano Garofalo è assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica di Milano e ha insegnato storia dei media e della televisione presso le Università di Padova, Udine e La Sapienza. Recentemente, ha pubblicato il volume Political Audiences (Mimesis, 2016) e ha curato, insieme a Vanessa Roghi, il saggio Televisione: Storia, Immaginario, Memoria (Rubettino, 2015).


∼ Il libro

Black Mirror è la serie tv che ha messo in questione il rapporto tra l’uomo e le nuove tecnologie, incantando la critica e il pubblico di tutto il mondo. Inquietante e provocatoria, ma anche spietatamente verosimile, Black Mirror racconta un futuro che è già presente, sollevando problemi filosofici e antropologici sulla spaventosa relazione tra individuo e società e tra percezione e realtà. Muovendosi agilmente tra i diversi livelli del racconto, Damiano Garofalo analizza gli aspetti teorici più rilevanti della serie, invitando il lettore a osservare la nostra epoca attraverso lo specchio dei nuovi media. Il futuro è adesso?


Ci tengo a ringraziare la casa editrice Edizioni Estemporanee e lo scrittore Damiano Garofalo per avermi concesso del tempo per rispondere alle mie domande.

Se volete acquistare il libro potete farlo qui o su amazon.

black