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Intervista all’autrice romance Jenny Leotta

Oggi voglio segnalarvi due libri dell’autrice catanese Jenny Leotta: “È una vita che ti sto aspettando” e “La verità è negli occhi di chi sa guardare oltre“.
Per l’occasione le ho fatto qualche domanda. Siete curiosi?

Buongiorno Jenny, benvenuta sul blog Il Lettore Curioso. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono!
Salve a tutti! Intanto vorrei ringraziare il blog Il Lettore Curioso per questa opportunità e poi mi presento volentieri. Dunque, Ho venticinque anni, ventisei a settembre, sono nata a Catania (Sicilia) e ho frequentato il liceo socio psico pedagogico. Sono un appassionata della lettura, praticamente appena ho cinque minuti liberi mi metto a leggere; i miei generi preferiti sono i romanzi rosa, i contemporanei e biografie varie. Per quanto riguarda la scrittura, invece, ho deciso di provare solo nel 2019, subito dopo un momento particolare della mia vita e devo dire che è stato abbastanza divertente e realizzante.

Oggi ci presenti due romanzi che hai pubblicato nel 2019. Ti va di parlarcene?

Il mio primo romanzo, “E’ una vita che ti sto aspettando”, l’ho scritto in dieci giorni. Narra la storia d’amore di due ragazzi che si conoscono alle elementari, lei se ne innamora subito, potremmo dire che sia stato un colpo di fulmine, ma un po’ per paura e un po’ per timidezza, decide di tenere nascosti i suoi sentimenti. I protagonisti si perdono di vista per sette anni e si ritrovano, per puro caso, nella stessa università. Tra i due nasce un rapporto di amicizia e il resto… è da scoprire! 🙂 Il secondo romanzo, invece, “La verità è negli occhi di chi sa guardare oltre”, è un libro un po’ più delicato, poiché tratta temi più importanti come le diversità sociali, la disabilità, il saper guardare oltre le apparenze e ovviamente tratta anche i temi di amicizia ed amore.

3) Hai descritto il romanzo “La verità è negli occhi di chi sa guardare” come un’opera di finzione e un documento. A che cosa ti riferisci quando parli di “documento”?
Il secondo romanzo, l’ho definito un documento perché parla di una storia che riguarda la realtà, l’essere diversamente abile, quindi ho usato la finzione perché ho raccontato una storia inventata ma allo stesso tempo ho inserito elementi realistici, che, purtroppo, succedono nella realtà.

4) Come descriveresti i protagonisti dei tuoi romanzi? Facciamo un gioco! Prova a descrivere i protagonisti con 3 aggettivi ciascuno.
I protagonisti principali del mio primo romanzo sono Jenifer e Giordano. Jenifer la definirei un po’ timida, romantica e fedele sia in amicizia che in amore; per Giordano, invece, sicuro di se, dolce e anche lui romantico.
Per quanto riguarda il secondo romanzo i protagonisti principali sono Jack, Joe e Cristian. Jack è un ragazzo disilluso, diffidente ma anche generoso. Anche Joe è una persona diffidente ma fiduciosa e molto legata a suo padre e a suo fratello, quindi direi amorevole. Cristian… Cristian è un ragazzo maturo, realista fino al midollo e molto solidale.

5) Hai autopubblicato il tuo primo romanzo e per il secondo ti sei affidata a una casa editrice. Come descriveresti le due esperienze?
Mi sono trovata bene in entrambi i casi, anche se con la casa editrice speravo di avere più pubblicità. Paradossalmente ho venduto di più con l’autopubblicato, forse perché era il primo romanzo che ho scritto.

6) Hai altri progetti in cantiere per il futuro? Se sì, ti va di parlarcene?
No, al momento no; più avanti non so, quando arriva l’ispirazione… 🙂
Grazie mille a voi del blog e a chi deciderà di leggere questa intervista e i miei romanzi!


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Il Cerchio si è chiuso (Saga dell’Averon): intervista all’autrice Loredana La Puma

Buongiorno lettori! Oggi ho avuto occasione di fare quattro chiacchiere con Loredana La Puma, autrice del fantasy Il Cerchio si è chiuso. Siete curiosi di scoprire qualcosa in più sulla sua saga fantasy?

1. Ciao Loredana, benvenuta sul blog! Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono.

Salve a tutti e grazie per l’ospitalità.
Ho trentotto anni e sono originaria di Palermo. Attualmente però vivo in Puglia, dove mi sono trasferita cinque anni fa. I libri sono la mia vita, e infatti per tre anni ho gestito una libreria a tema fantasy, “Il Paiolo Magico”, che purtroppo ha dovuto chiudere i battenti nel 2018, travolta dalla crisi del settore. Attualmente svolgo la professione di docente di scuola primaria (precaria) e di editor freelance. Scrivo da quando ero bambina, ma solo all’università ho capito che non si trattava di un semplice passatempo ma di qualcosa di molto più profondo: un’esigenza vitale.

2. Oggi sei qui per presentarci il tuo romanzo: Il cerchio si è chiuso, che ricordiamo è disponibile gratuitamente su amazon. Com’è nata l’idea del libro? Di che cosa parla?

Il libro in questione – pubblicato più di dieci anni fa – è il primo volume di una trilogia che, nel tempo, è diventata una tetralogia (il quarto e ultimo volume, dopo una storia molto travagliata e un lunghissimo periodo di blocco dello scrittore, è uscito proprio lo scorso gennaio, per la felicità di quanti lo aspettavano da anni). Come ricordato, in questo periodo di emergenza sanitaria, per gentile concessione dell’editore (l’Associazione Culturale La Penna Blu), l’e-book di questo primo libro è stato reso disponibile gratuitamente su Amazon e su altri store (kobo, lafeltrinelli ecc.). Si tratta di un urban fantasy ambientato in Italia, a Palermo per la precisione, nei primi anni duemila. La protagonista è una ragazza di vent’anni, Elisa Giordano, che scoprirà di possedere dei poteri paranormali (in particolare quello di leggere nella mente e nell’animo delle persone) e di essere al centro di una disputa millenaria fra due potenti organizzazioni segrete, il tutto ambientato nei vicoli e nelle viscere di un’immaginaria Palermo sotterranea. Al centro della storia, e dell’intera Saga dell’Averon, un ciondolo dai poteri misteriosi. L’idea di base nacque a suo tempo da varie suggestioni – letterarie e non – che mi portarono a concepire inizialmente una specie di thriller in cui una ragazza veniva spiata a sua insaputa da un’organizzazione misteriosa. Man mano che procedevo nella stesura, tuttavia, il libro finì per trasformarsi in un fantasy (sicuramente influenzata dalle mie letture dell’epoca… ero praticamente ossessionata dalla saga di Harry Potter).

3. Molti autori, soprattutto nell’ambito fantasy, decidono di ambientare le proprie storie in paesi esteri, utilizzando nomi anglofoni per i personaggi. Si può dire, dunque, che tu sia andata “controcorrente”. Vuoi parlarci dell’ambientazione del tuo romanzo?

Come già anticipato, il romanzo è ambientato a Palermo, la mia città di origine. Come mi è capitato di spiegare spesso in questi anni (essendo uno degli aspetti che suscita maggiore curiosità in chi si avvicina alla saga), al momento di scegliere l’ambientazione ho deciso che Palermo era una location molto più “fantasy” di tante città estere, essendo ricca di storia, di cultura, con un passato millenario e una riserva di misteri e leggende da far impallidire una New York qualsiasi. L’esistenza reale di una città sotterranea e di organizzazioni semi-leggendarie come i Beati Paoli, d’altronde, è stata determinante nell’ispirarmi alcuni aspetti della storia. Quindi ambientarla altrove non avrebbe avuto senso. I lettori, nel corso degli anni, si sono detti inizialmente spiazzati da questo aspetto (e in effetti capisco che sia strano leggere un fantasy con protagonisti che si chiamano Fabio, Rita, Luca, ecc., per di più ambientato in un luogo solitamente sulla bocca di tutti per ben altre caratteristiche). A quanto mi hanno sempre detto, però, l’iniziale perplessità passa in fretta e si trasforma in un valore aggiunto (qualsiasi nota di originalità lo è, in una storia). Esattamente quello che volevo.   

4. Come già detto, Il cerchio si è chiuso è un romanzo fantasy. Che cosa non deve mancare per te in un libro di questo genere? Hai preso ispirazione da qualche titolo o autore in particolare?

Amo la letteratura fantastica e amo l’idea che, pur descrivendo mondi immaginari, questi libri riescano a parlare dell’animo umano con una profondità e una nitidezza probabilmente impossibili per altri generi (per questo soffro nel vedere fantasy e fantascienza spesso relegati a “letteratura di serie b”). Una cosa che, per me, non deve mancare in un libro di questo tipo è il senso del meraviglioso. Da un libro fantasy mi aspetto stupore continuo, invenzioni narrative a valanga e  – ma questo vale per ogni storia che si rispetti, a prescindere dal genere o dal medium di riferimento – personaggi memorabili.

Quando iniziai a scrivere ero in un periodo di profonda ubriacatura da Rowling e da Tolkien, due autori che hanno influito tantissimo su di me, sul mio stile, ma anche sulla modalità e sulle “regole” su cui basare la costruzione di un mondo immaginario.

5. Facciamo un gioco: prova a descrivere cinque dei tuoi personaggi con tre aggettivi ciascuno.

Elisa: altruista, coraggiosa, timida. Rita: esuberante, divertente, inaspettatamente fragile. Luca: leale, generoso, scanzonato. Fabio: affidabile, introverso, puntiglioso. Nico: enigmatico, protettivo, disilluso.

6. Quanto di te stessa c’è nei personaggi del tuo libro? C’è uno di loro che senti più vicino?

Ovviamente il personaggio che ho sempre sentito più vicino è quello di Elisa (Elli per gli amici), la mia protagonista; una sorta di mio alter ego letterario, che rispecchia alla perfezione la me stessa ventenne. A suo tempo ho riversato in lei tutti i dubbi, le insicurezze e le paure di quell’età, quando ancora – nella nostra società almeno – il tuo posto nel mondo non è ben definito e (pur dovendo in teoria già conoscerlo) continui a cercarlo.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, al tempo in cui li ho creati rispecchiavano probabilmente delle chimere, dei sogni. Avrei tanto voluto avere accanto persone come loro; non perfette (i personaggi perfetti sono noiosi da scrivere e da leggere) ma… solide, affidabili. Amici che, pur con tutti i difetti del mondo, per te si getterebbero nel fuoco.

7. Gli scrittori sono prima di tutto accaniti lettori. Quale autore non può mancare nella tua libreria?

I miei primi amori fantasy sono stati, come già accennato, la Rowling e Tolkien. Negli anni ho letto qualsiasi cosa abbiano scritto (non a caso, ho finito per fare la mia tesi di laurea sul Signore degli Anelli). Nel frattempo la mia libreria si è andata riempiendo con le opere di Jordan, Herbert, Martin, Gaiman, Pratchett, Sanderson, Sapkowski, Erikson, Martin, King e tanti altri; per la fantascienza, soprattutto Asimov, Heinlein e Simmons (considero “Hyperion” e il suo seguito capolavori assoluti della letteratura, e non solo fantastica), senza dimenticare – uscendo dal genere – regolari puntatine nei classici (Dumas, Hugo, Austen, Tolstoj, Dickens). Amo anche la letteratura per l’infanzia, la Burnett e Roald Dahl sono fra i miei autori preferiti di sempre.

8. Ultimamente gli autori hanno la tendenza ad ampliare quanto più possibile il proprio universo fantasy. Di quanti volumi è formata la tua saga? Hai in previsione di espanderla ulteriormente, magari con un prequel o un approfondimento su alcuni dei personaggi?

La saga si compone di quattro libri: “Il cerchio si è chiuso”, “La Città di Pietra”, “Il Mondo di Atlan. Parte Prima” e “Il Mondo di Atlan. Parte Seconda”. Come si evince dai titoli, in realtà avrebbe dovuto essere una trilogia, ma nel corso della stesura il terzo libro è “lievitato” a tal punto che con l’editore abbiamo ritenuto opportuno dividerlo in due parti (parliamo di circa 700 pagine a volume). La seconda metà de “Il Mondo di Atlan” si è rivelata una sfida non da poco. Ho impiegato ben sei anni a trovare il bandolo della matassa e a condurre in porto i miei personaggi, ma alla fine – per fortuna – ce l’ho fatta. Non avrei mai voluto lasciare l’opera incompiuta (alla Martin, per intenderci)! Per quanto riguarda ulteriori espansioni, prequel, spin-off o sequel… ahah, adesso farò arrabbiare il mio editore, che da parte sua continua a chiedermi di ampliare l’universo della saga con ulteriori tasselli. Personalmente ritengo di aver detto, in oltre duemila pagine complessive, tutto quello che c’era da sapere sui miei personaggi e sul loro mondo. Per cui penso sul serio che tornare su questa storia sarebbe una forzatura, e le forzature – si sa – conducono a risultati artisticamente poco riusciti, se non a veri e propri disastri narrativi (vedere in proposito la saga di Star Wars, o il capitombolo della Rowling col secondo Animali Fantastici). Se un universo narrativo ha già detto tutto ciò che doveva, secondo me dovrebbe essere lasciato in pace. Quindi… ehm… la mia risposta definitiva è: neanche sotto tortura! XD

9. Per concludere, se possibile, ti chiedo di salutarci con una citazione dal tuo libro. Grazie per aver preso parte a questa intervista.

Grazie a voi per l’opportunità. A presto! 🙂

Citazione (dal Prologo de “Il cerchio si è chiuso”): “Una alla volta, le torce che illuminavano la sala si spensero. Passarono i giorni, gli anni, i secoli… nessuno le riaccese. L’unica luce che illuminava l’ambiente era quel chiarore che si spandeva dalla sommità del piedistallo: l’Averon continuava ostinatamente a brillare in incessante attesa.”


Il primo libro è disponibile gratuitamente su Amazon.
La saga completa si compone di:

“Il cerchio si è chiuso”
“La Città di Pietra”
“Il Mondo di Atlan. Parte Prima”
“Il Mondo di Atlan. Parte Seconda”.

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Cronache di un vampiro vol.1: Intervista a Giovanni Di Rosa

Buongiorno lettori! Oggi voglio presentarvi un romanzo, primo volume di una saga scritta dal blogger e scrittore Giovanni Di Rosa. Il libro sarà scaricabile gratuitamente su amazon per due giorni, il 3 e 4 aprile. Vi consiglio di approfittarne qui.

In occasione dell’uscita io e Giovanni abbiamo parlato un po’ del suo nuovo romanzo. Scopriamolo insieme nel dettaglio!

~ Ciao Giovanni, bentornato! Ormai sei un habitué del blog, ma presentati ai nuovi lettori che ancora non ti conoscono.

Ciao, Feliscia. Innanzitutto, ti ringrazio ancora – come sempre! – per avermi concesso questo spazio. Mi chiamo Giovanni Di Rosa e sono un blogger e scrittore (o almeno ci si prova). Scherzi a parte, da qualche tempo sto cercando di avviare la mia carriera da scrittore indipendente e ogni volta che esce qualcosa ricompaio su “Il Lettore Curioso Blog”.

 ~ Oggi sei qui per presentarci un nuovo romanzo: Cronache di un vampiro. Ti va di parlarcene?

È uscito finalmente un nuovo romanzo, dopo alcune opere di carattere un po’ diverso. Si tratta del primo volume di una saga – prenderà il nome di “Vincoli di sangue” – che vuole dare una nuova veste ai vampiri dopo anni in cui i vampiri sono stati più dei teen idol che dei mostri assetati di sangue. 

In realtà volevo abbattere un po’ di stereotipi nella narrazione del vampiro, ma credo di esserci andato piano. Il mio romanzo credo possa accontentare tanto il gusto di chi ha amato la figura del vampiro moderno (più normalizzato e cool) sia chi ha amato il vampiro terrificante e leggendario che ha infestato i romanzi gotici. 

 ~ Quando mi hai parlato del tuo libro, mi hai detto che avevi intenzione di sfruttare un argomento inflazionato come quello dei vampiri e rivisitarlo. Com’è nata questa idea? Hai incontrato particolari difficoltà durante la stesura?

Cavolo, ho anticipato la risposta! Per approfondire, mi sento di dire che sì, ho trovato delle difficoltà. Mi sono così tanto innamorato dei personaggi che ho lasciato la storia a loro, alle loro decisioni. Ho cercato di interpretarli coerentemente e, alla fine, è uscito un romanzo che, come detto, miscela un po’ la cultura pop alla tradizione del romanzo gotico!

Se non aveste capito quello che volevo dire: in realtà, all’inizio, pensavo che ci sarebbe stato molto più sangue nel libro, ma alla fine lo spirito di George R. R. Martin sembra essere svanito e sono stato più buono coi miei personaggi. 

 ~ Dal titolo deduco che il romanzo prevede almeno un seguito. Che progetto editoriale hai per questa storia?

Sarà una saga che si comporrà di almeno tre romanzi brevi, di cui “Vincoli di sangue” sarà il primo capitolo. 
Ho tantissime idee e ci sono tante tematiche da disvelare. 
Chi scaricherà il libro troverà tante informazioni interessanti sul sequel alla fine del romanzo. Quindi, arrivate fino alle ultime pagine!

 ~ I lettori, spesso, amano trovare un tocco di romanticismo nelle storie che leggono. Possiamo aspettarci qualcosa di questo tipo in Cronache di un vampiro?

Non voglio fare spoiler, ma il primo volume sarà all’insegna di amori non convenzionali. 
Ci sarà un lieto fine? Chissà…
No, sul serio, la domanda è appropriata anche perché amo parlare di amore nei miei libri. Credo che sia un sentimento fondamentale, ma in questo romanzo sarà molto difficile per i nostri protagonisti coronare i loro desideri. Ci sarà quella giusta dose di tragicità e di amori non corrisposti. 

 ~ Parlando del tuo libro, mi hai accennato della “sensualità dei vampiri”. Di che cosa si tratta e come hai inserito questo argomento nel tuo libro? 

Facendo le mie ricerche, prima di mettermi alla tastiera e scrivere il romanzo, ho scoperto che uno dei minimi denominatori della figura del vampiro nella letteratura (e, comunque, nell’immaginario collettivo) è proprio la sensualità.
I vampiri rappresentano il fascino della trasgressione. Ci sono sempre piaciuti perché sono qualcosa di non convenzionale, un amore che non ci è concesso e per questo ci intriga in modo irresistibile. 

Spero che i miei vampiri vi appaiono sensuali a sufficienza! 

~ Mi piacerebbe conoscere meglio i protagonisti del tuo romanzo. Prova a descriverli con 3 parole ciascuno!

Thomas: solitario, solitario, ambivalente

Virgilio: famelico, elegante, enigmatico

Andreas: intelligente, insicuro, ansioso

Annalise: determinata, empatica, affascinante

Gli altri… Beh scopriteli (il giorno dell’uscita dell’intervista il libro è scaricabile gratuitamente, quindi quale miglior modo per conoscere gli altri personaggi che popolano il libro?)

 ~ Nell’ultimo anno hai dato vita a diverse pubblicazioni. Stai lavorando a qualche altro progetto al momento? Ci puoi offrire qualche anticipazione?

Ti faccio un’anteprima mondiale (BOOM!). Il prossimo libro che pubblicherò si intitolerà “Generazione Seriale”. Non sarà un romanzo, ma un saggio (questa parola mi fa un po’ paura perché non sono un sociologo né un critico televisivo affermato, ma solo un grande appassionato di questa materia). 

Voglio parlare di una delle mie più grandi passioni, le serie televisive, e parlare della loro evoluzione (fino ad arrivare alla seconda epoca d’oro della televisione, che è quella che stiamo vivendo) in parallelo a come la mia generazione – i Millennials – si sono evoluti e rapportati proprio alla televisione.

Entro fine anno uscirà anche “Canto della terra”, il secondo numero di “Cronache di un vampiro”. E poi si vedrà…

 ~ Hai deciso di ricorrere al selfpublishing anche per questa pubblicazione. Che cosa ti ha spinto a prendere di nuovo questa strada? 

Beh, non nascondiamoci dietro a un dito. Non sempre il self publishing è una scelta. Se potessi sfruttare le risorse di una casa editrice affermata, pubblicherei con loro. Ma, per il momento, piuttosto che annaspare per piazzare un singolo romanzo più “tradizionale” tramite vie canoniche, cerco di creare il mio universo letterario tramite pubblicazioni più brevi e più economiche, ovviamente, cercando di fare quello che amo di più nel modo più professionale possibile.

Spero che concorderanno con me i miei lettori. “Ancora Addio”, novella romance pubblicata in autunno, mi ha dato molta soddisfazione perché anche lettori casuali hanno amato la storia e il modo in cui era scritta e penso che la strada sia quella giusta.

Bisogna solo trovare il modo per arrivare a più persone. Ma, ehi, io non mollo mica!

~ Come già detto, i vampiri sono una tematica molto rappresentata in letteratura. Che cosa rende Cronache di un vampiro diverso dagli altri? Perché i lettori dovrebbero acquistare il tuo libro?

In cosa si differenzia? Io credo che sia difficile trovare un libro di vampiri in cui non si faccia fanservice a piene mani. Nel mio romanzo i vampiri non sono solo adolescenti supersexy, ma sono personaggi più complessi e più maturi e vivono in una realtà moderna molto più oscura di quanto si possa credere. 

Perché comprarlo? State leggendo questa intervista il 3 o il 4 Aprile? Beh, se state leggendo questa intervista in questi giorni, potete scaricarlo gratuitamente e farvi un’idea da sé. 
Provando a rispondere in maniera più seria: penso di fare self publishing in maniera molto seria. Studio moltissimo, sia tecniche di scrittura che marketing. Sto cercando di creare prodotti che riescano a dare ai lettori qualcosa. 
Le mie storie coniugano l’evasione in mondi narrativi a riflessioni di carattere sociale. Il mio sogno è quello di intrattenere con i miei racconti e, modestia a parte, penso di riuscirci piuttosto bene! 


Sinossi: Andreas Rooney è un professore di letteratura nella più antica università europea. Insegna a Oxford, cittadina britannica sconvolta da un evento inquietante accaduto pochi giorni prima di Natale. Il suo migliore studente, Thomas Crawford, è svanito nel nulla e le indagini attorno alla sua scomparsa non hanno portato a nessun risultato.
Dopo due mesi dalla scomparsa, una donna misteriosa si interessa al professore di letteratura, alla ricerca di una nuova pista di indagine. In molti in città ritengono che Andreas abbia un legame con Thomas e che sia in possesso di informazioni utili al suo ritrovamento.
Andreas, però, è all’oscuro della tragica fine occorsa al giovane, rapito da un predatore senza scrupoli, desideroso di soddisfare i propri appetiti.
Una minaccia, infatti, infesta le strade di una quanto mai spettrale Oxford. Una mostruosità sopravvissuta ai secoli e al progresso si cela nelle ombre e nessuno che si imbatta sul suo cammino potrà dirsi al sicuro.
Gli incubi diverranno realtà, quando i protagonisti di questa storia saranno costretti a trovare il modo di sopravvivere all’attacco di un vampiro.

Interviste

Un intenso viaggio in Centro America e in Oman con Paolo Zambon [Intervista]

Buona domenica cari lettori! Concludiamo la settimana con un’intervista speciale a uno scrittore/viaggiatore, Paolo Zambon. Ho avuto occasione di fargli qualche domanda sulle sue esperienze di viaggio e sui suoi libri Inseguendo le ombre dei colibrì e Viaggio in Oman. Buona lettura!

~ Ciao Paolo, benvenuto sul blog Il Lettore Curioso. Grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono.

Buongiorno a tutti sono Paolo Zambon friulano di trenanove anni con la passione per i viaggi, la lettura e la scrittura da qualche anno trapiantato in Canada per ragioni di cuore. 

~ Nei tuoi libri: “Inseguendo le ombre dei colibrì” e “Viaggio in Oman” racconti due lunghi viaggi che hai intrapreso in sella a uno scooter, il primo alla scoperta del Centro America e il secondo in Oman. Che cosa ti ha spinto a partire e a scegliere proprio questi luoghi? Come ti prepari per affrontare un viaggio di questo tipo?

Come per tutti i viaggi penso sia stato il virus della curiosità a dare l’impulso per partire. Tutti e due viaggi sono in qualche modo legati al primo grande viaggio in sella allo stesso scooter compiuto a cavallo tra il 2012 ed il 2013 (13 mesi di viaggio e 40.000 km dall’Italia all’Australia). L’idea dell’Oman nacque proprio quando stavo attraversando l’Iran e il piano di attraversare il Pakistan non era confermato. L’idea era di passare qualche mese tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman e spedire lo scooter direttamente in India. Poi, le faccende pakistane si sono risolte ed ho potuto attraversare il paese ma l’idea dell’Oman è rimasta e cosi nel 2016-2017 ha preso forma. 

Per quanto riguarda il Centro America ed il legame con il primo viaggio, devo dire che la dispersione culturale, (si pensi alle diversità tra Grecia, Iran, India, Thailandia, Australia giusto per citare alcune delle nazioni attraversate nel primo viaggio), ha prodotto la considerazione che il viaggio successivo doveva prevedere un’area di mondo più compatta dal punto di vista culturale. E cosi sono nati gli otto mesi tra Messico e Centro America. 

Per quanto riguarda la preparazione di qualsiasi viaggio la lista delle cose da fare prevede: lettura, lettura, lettura e lo sviluppo di una rete di contatti in ambito accademico, culturale, giornalistico, economico, artistico per tirare fuori il meglio dall’esperienza di viaggio.  

~ Durante il tuo viaggio in Centro America sei stato a contatto con la popolazione locale e hai avuto occasione di immergerti nella vita, spesso difficile, degli abitanti di Messico, Guatemala ed El Salvador. C’è qualche incontro che ti è rimasto particolarmente impresso?

I ragazzi fuoriusciti dalle gang di San Salvador saltano subito in mente. Le storie difficili che li hanno condotti ad entrare nelle “maras” e il percorso, forse ancora più complicato, che li attende quando tentano di abbandonare le bande. 

~ Come sei stato accolto dagli abitanti dei luoghi in cui hai viaggiato? Hai mai temuto per la tua sicurezza?

Il calore delle persone di Messico e Centro America in generale produce sempre uno stato di felicità anche a distanza di anni. Ci sono persone di ogni estrazione sociale che hanno lasciato un’impressione diversa e generalmente positiva. Forse è la sommatoria di tutte le esperienze vissute con gli esseri umani che si incontrano durante un viaggio che rende il viaggiare una dipendenza da cui pochi vogliono o tentano di disintossicarsi. 

Mai temuto per la mia sicurezza. Gli abitanti dei luoghi visitati sono sempre stati disponibili.  Può essere che non tutti siano di tuo gradimento ma questo è un dato di fatto che si presenta nella vita di tutti i giorni anche rimanendo fermi. Ma come dicevo più sopra, è il contatto con l’essere umano che fa di un viaggio un’esperienza che si appiccica alla pelle. 

~ Com’è nata l’idea di scrivere un libro? La stesura è iniziata mentre eri ancora in viaggio?

Le annotazioni, gli appunti pre-viaggio e i “quaderni” zeppi di conversazioni e descrizioni di paesaggi riempiti durante i viaggi dovevano trovare un’ubicazione più consona. E cosi, dopo gli otto mesi tra Messico e Centro America mi sono messo a raccogliere il materiale.

~ Mi sembra di capire che viaggiare è parte del tuo DNA.
Quanto è importante avere qualcuno al tuo fianco con cui condividere queste esperienze intense?

Per quanto mi riguarda fondamentale. La presenza di Lindsay in questi viaggi è davvero molto preziosa, ci sono le conversazioni a fine giornata, un diverso punto di vista su alcuni temi che il viaggio propone, tutto materiale che consente di analizzare meglio ciò che si è vissuto.

~ Come affronti la fine di un viaggio? Ti lasci sopraffare dalla nostalgia o apprezzi anche i momenti di “tranquillità”?

Dopo viaggi lunghi un po’ di tranquillità non guasta. La nostalgia viene facilmente azzerata dalle conversazioni con Lindsay riguardanti ciò che abbiamo vissuto e, cosa per me importante, dai progetti di scrittura che mi fanno ripiombare nei luoghi attraversati consentendomi di rivivere le esperienze passate. 

~ Dopo delle esperienze così intense avrai sicuramente tanti aneddoti da raccontare. Possiamo aspettarci nuove storie nel prossimo futuro? Hai qualche altro viaggio in programma?

In effetti c’è qualche cosa che bolle in pentola. Dopo l’ultimo viaggio a piedi sull’isola di Taiwan (2019) e i sei mesi trascorsi nell’ex Jugoslavia qualche cosa dovrebbe saltare fuori da un punto di vista letterario. 

Per quanto riguarda i viaggi anche in questo senso c’è qualche progetto ma è tutto in fase embrionale, posso dire che dovrebbe riguardare l’Asia. 

Grazie a Paolo per aver risposto alle mie domande, trovate le informazioni dei suoi libri e i link per l’acquisto qui sotto. A fine mese troverete l’intervista anche su una rivista online, scritta con alcuni blogger e che distribuiremo gratuitamente online. Continuate a seguirmi per scoprirne di più!

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Sos Come ti sblocco il romanzo: il nuovo manuale sulla scrittura di Giovanni Di Rosa [Intervista]

Buongiorno lettori! Oggi voglio parlarvi di un manuale sul mondo della scrittura, scritto dall’autore Giovanni Di Rosa, che ho intervistato per l’occasione.

Sinossi: Quanti di noi si approcciano alla scrittura? Abbiamo tutti il desiderio di trasformare in un libro una grande idea o un momento particolarmente importante della nostra vita.
Narrare, per alcuni, è un’esigenza irrefrenabile, ma non abbastanza forte da vincere i dubbi, le esitazioni e le difficoltà.
Dopo aver letto libri improponibili e capito quanto sia difficile creare un prodotto letterario all’altezza, abbiamo preferito accantonare il nostro desiderio di scrivere e di raccontare.
Ma abbiamo fatto un errore: forse non tutti potremo diventare i nuovi Manzoni o D’Annunzio, ma tutti abbiamo la possibilità, con il duro lavoro e con la giusta determinazione, di creare un prodotto che non appaia amatoriale.
Questa guida è il primo passo per iniziare a scrivere.
Contiene regole di scrittura creativa di grandi autori, consigli pratici provenienti dal mondo e una serie di opinioni espresse direttamente dai lettori.
Un ottimo modo per capire come mettere mano ai nostri progetti e quali sono i passi che l’aspirante scrittore deve fare verso la realizzazione del suo primo romanzo!

Ciao Giovanni, ben ritrovato sul blog! Parlaci della tua nuova pubblicazione “Sos come ti sblocco il romanzo”. Di che cosa parla in linea generale?

Ciao Feliscia. Sono felice che il tuo blog mi dia l’opportunità di parlare di questo ultimo progetto. “SOS Come ti sblocco il romanzo” è una pubblicazione nata dall’intento di riordinare tutte le ricerche fatte durante l’anno sul mondo della scrittura. Pensavo fosse un’idea simpatica quella di creare una sorta di guida pratica alla stesura per chi desidera scrivere ma ancora non è riuscito a scrivere un romanzo.
Sarà, inoltre, il mio modo di ringraziare chi mi ha sostenuto durante quest’anno, dato che questo progetto – a cui hanno contribuito molti blogger e lettori – verrà distribuito con una promozione gratuita.

Entrando più nello specifico, quali argomenti affronta il libro? A chi può essere utile?

Come dicevo, si rivolge essenzialmente all’aspirante scrittore.
Mi rendo conto che c’è tanta gente, anche con tanto talento, che si impantana quando deve creare un prodotto unico e completo come un romanzo. Ho cercato di creare una risorsa che offrisse loro sia delle regole di scrittura sia dei consigli su come affrontare un’impresa difficile come la scrittura di un romanzo.
In particolar modo, tra l’altro, mi rivolgo a chi vuole autopubblicare le sue opere. Troppo spesso si leggono scritti che non meriterebbero di vedere la luce e che sembrano, a colpo d’occhio, opere inadeguate e amatoriali. Con questa guida io ritengo si possa fare un ulteriore passo avanti e capire meglio quali sono gli errori da evitare e gli aspetti a cui prestare attenzione per far sì che i libri (anche autopubblicati) appaiano prodotti professionali, meritevoli di stare sul mercato.
Per quanto riguarda gli argomenti credo che sia opportuno condividere l’indice, così da orientare chi volesse scaricare il libro:

  • Premessa
  • Perché scrivere?
  • L’insicurezza dello scrittore
  • Scrivere è un lavoro duro
  • L’importanza del Beta Reader
  • L’incipit
  • Il blocco dello scrittore
  • Scrivere e riscrivere
  • La trama
  • Come introdurre i personaggi
  • Il finale
  • Correzione, editing e pubblicazione
  • Marketing
  • La presentazione e i pregiudizi
  • Spazio alle interviste
  • Conclusioni

Com’è nata l’idea per questo manuale?

Ho fatto molte ricerche, letto alcuni libri e partecipato a un corso quest’anno. Volevo evitare che tutto il materiale raccolto – e talvolta rielaborato sul blog – si disperdesse. Per questo ho creato questa guida. Spero, inoltre, che leggere la guida possa attestare anche la serietà e la passione che ci metto nel mio percorso da blogger e da autore indipendente.

Il 2019 è stato ricco di novità per te, tra la pubblicazione del fantasy Cloude, la novella Ancora Addio e ora questo manuale di scrittura. Qual è stata la difficoltà maggiore che hai affrontato da scrittore emergente?

Diciamo che non esistono cose facili in questo percorso. Mi rendo conto sempre di più che scrivere è solo un aspetto secondario. In un mercato di nicchia e con tanta competizione, il primo passo è costruirsi una reputazione, farsi un nome. Ma il blogging aiuta fino a un certo punto. C’è tantissima competizione anche là. I social, d’altra parte, richiedono un impegno e una costanza tali da escludere quasi ogni altra attività.
Insomma, è tutto molto difficile. Farsi conoscere, ottenere la fiducia dei lettori e promuovere i propri lavori è un lavoro durissimo, ma se si ha passione, non si può e non si deve mollare.

E la tua soddisfazione più grande?

Quella che deve ancora venire!
A parte gli scherzi, l’unica cosa che mi consola per le tante fatiche è il fatto che chiunque mi abbia dato fiducia e abbia letto qualche mio scritto, mi ha rassicurato sul fatto che siano tutte opere scritte in modo adeguato. Ho ricevuto tanti complimenti e, ovviamente, anche qualche critica durante quest’anno. C’è sempre un margine per migliorare e, di sicuro, ho acquisito maggiore consapevolezza sui miei punti di forza e sui miei punti deboli come scrittore. Un bagaglio che mi porterò dietro per fare ulteriori passi avanti.
Ci si rende conto, in questo settore, che bisogna essere praticamente perfetti per poter sperare di ottenere un minimo riscontro. Quindi, diciamo che la mia più grande soddisfazione è aver scoperto che ho le carte giuste per crescere ancora e che la passione, fortunatamente, non mi manca.

Parlando di manuali, c’è qualche lettura che ti ha ispirato o ritieni che in pochi abbiano affrontato l’argomento scrittura e pubblicazioni a tutto tondo, come hai fatto tu?

Anni fa ho letto qualche manuale trovato sul web. Devo ammettere che li ho trovati pura e semplice spazzatura. Non sono solito essere così tagliente, ma credo che la maggior parte dei manuali presenti online prenda in giro l’aspirante lettore.
Spesso si affronta in maniera semplicistica quello che è il compito di chi scrive. Non si tiene conto delle mille difficoltà in cui si imbatte lo scrittore. E, soprattutto, si sottovaluta l’aspetto psicologico.
Io penso che scrivere sia un lavoro durissimo, per il quale la motivazione e la determinazione sono i requisiti fondamentali, le regole di scrittura creativa vengono dopo.
Quest’anno ho letto “Lezioni Americane” di Calvino e “On Writing” di Stephen King. Devo dire che soprattutto il libro di King mi ha aperto gli occhi e mi ha dato molte risorse e strumenti per provare a creare questa piccola guida pratica. Ho cercato di rapportare, comunque, i consigli ritrovati nelle mie letture e nei blog a tema scrittura a quella che è la realtà del mercato editoriale italiano e alle nuove realtà relative al mondo delle pubblicazioni.

Il libro è in promo gratuita fino al 15 dicembre. Potete approfittarne qui.

Interviste, Interviste e Blog Tour

Intervista a Giovanni di Rosa in occasione dell’uscita di Ancora Addio, la sua nuova Novel Romance

Oggi voglio presentarvi la nuova novella di Giovanni di Rosa, disponibile su Amazon al prezzo di 0,99€. Per l’occasione ho voluto fargli qualche domanda su “Ancora Addio”.

~ Buongiorno Giovanni. Bentornato sul blog!

Ancora Addio è la tua nuova novella, nata inizialmente come un racconto breve e pubblicata nella raccolta “Racconti di mare” del gruppo Facebook Scrittura creativa e blogging. Per quale ragione hai deciso di riprendere il racconto e trasformarlo in una novella?

Innanzi tutto ti ringrazio per avermi dato questa nuova opportunità.

Parto con una precisazione: i termini novella e racconto sono quasi sovrapponibili; ho presentato questo lavoro più lungo come novella per chiarire che si trattava di un lavoro differente da quello inserito nella raccolta. Per essere estremamente chiaro: si tratta di una storia di circa settanta pagine che sviluppa un racconto originale di cinque.

Per quanto riguarda la tua domanda, mi sento di dire che per me scrivere “Ancora Addio” in questa forma più “estesa” è stata una sfida. Volevo provare a cimentarmi con un racconto sentimentale e parlare di vita reale, cercando di racchiudere anche un po’ delle mie esperienze in una storia in cui si potessero riconoscere tutti.

Inoltre, ho pensato che il racconto funzionasse così bene da meritare un approfondimento sulla storia dei miei personaggi. Io stesso ero curioso di scoprire di più della storia d’amore dei protagonisti di “Ancora Addio”, che avevano avuto una vita assai breve nel racconto inserito nella raccolta.

~ Parlaci brevemente di Ancora Addio e presenta Remo e Giada ai lettori del blog.

Volevo creare due personaggi che fossero allo stesso tempo rappresentanti dell’era contemporanea e protagonisti di una storia senza tempo. Remo e Giada hanno tanti caratteri dei giovani di oggi, ma sono anche individui con una scala valoriale che sembra riportarli ad altre epoche. Tra i loro pregi e difetti, credo che chiunque possa trovare qualcosa di sé nell’uno o nell’altro personaggio.

Giada è una ragazza assennata, con la testa sulle spalle, che io definisco come “nata vecchia”, per quella determinazione ineguagliabile nel perseguire i propri obiettivi.

Remo, invece, fa più fatica. Il suo percorso di maturazione è più lungo, ma alla fine riscoprirà dentro sé una profondità che i lettori potrebbero non scorgere nei primi capitoli.

~ In Ancora Addio ci sono diverse citazioni a serie televisive, in modo particolare Gilmore Girls. Proviamo a fare un gioco: ti sfido ad associare alcuni personaggi dal mondo delle serie TV ai personaggi principali della tua novella! A chi assomigliano Remo e Giada?

Nella storia, Giada si ritrova a paragonare se stessa e Remo a Rory e Dean di “Una Mamma per Amica”, ma non è detto che siano i personaggi televisivi assolutamente più simili a loro. Se, da una parte, penso che Remo calzi a pennello con la figura di Dean, ovvero quella del bravo ragazzo che commette errori a fin di bene e non si accorge dei passi importanti che fa e delle conseguenze che avranno, Giada è molto diversa da Rory.

Paragonerei Giada a Rachel di “Friends”. Rory è una “sconfitta dalla vita”, che soccombe di fronte alle problematiche della sua gioventù poco fortunata, Rachel, invece, ha ancora quell’entusiasmo di tempi che non sono più i nostri e malgrado comprenda tutte le lacune della persona che ama, alla fine decide di non poter chiudere la porta all’uomo che sembra essere destinato a lei da sempre. Allo stesso modo, Giada ha quella determinazione a non darsi per vinta, ad andare avanti nella sua vita, senza mai dimenticarsi di un amore che l’ha cambiata nel profondo.

~ Come ti sei trovato, dal punto di vista stilistico, a realizzare una storia che si estende in un arco narrativo così lungo? Hai avuto particolari difficoltà?

Ho sempre apprezzato le storie che accompagnassero il lettore in diverse fasi della vita dei protagonisti. Trovo che una storia d’amore vada raccontata in tutte le sue fasi, nelle sue svolte, nei suoi alti e nei suoi bassi, pertanto sentivo che Remo e Giada dovessero vivere nelle pagine diversi anni della loro vita. La storia inizia subito dopo il loro diploma e culmina con loro pienamente adulti, pronti a vivere la seconda metà dei loro vent’anni.

Raccontare questi anni non è stato complesso, data la brevità dell’opera. Penso, inoltre, che mi abbia aiutato un’impostazione narrativa che ha scansionato questi sei anni in una serie di flash. Ho provato a raccontare gli eventi salienti delle loro vite per ogni anno, senza dilungarmi in particolari meno rilevanti. In qualche modo, coi dovuti distinguo fra le opere, ho cercato di emulare l’impostazione narrativa di un libro che trovo meraviglioso, ovvero “One Day” di David Nicholls.

~ Il tema del primo amore è centrale nella tua novella. Qual è la tua opinione su questo argomento? Credi che il primo amore sia davvero così significativo nella vita di un individuo?

Devo essere onesto: no. Ma ogni storia è diversa. Nel caso di Remo e Giada, il primo amore era quello giusto. Ma non capita sempre, anzi è statisticamente improbabile.

Devo essere sincero e dire anche che ho scritto questa novella con un pizzico di nostalgia, accorgendomi di non aver conosciuto davvero l’amore e cosa si provi ad amare una persona con passione e a essere ricambiati fino a pochi anni fa. Quindi, ho provato a sperimentare una storia alternativa, differente dalla mia, cercando di metterci tutti i sentimenti che, presto o tardi, ho conosciuto nella mia esperienza di vita.

In generale, però, il primo amore è comunque qualcosa che non si dimentica. Che sia una storia travolgente o un amore non corrisposto, una fantasia o un’esperienza imbarazzante, penso che sia qualcosa che ti segna, nel bene o nel male, quindi perché non parlarne in un libro?

~ Sei reduce da poco dall’uscita del fantasy Cloude e Ancora Addio è la tua seconda pubblicazione. Hai altre novità in arrivo? Ti va di parlarcene?

Sì, certo. Ho due romanzi finiti e da revisionare, ma non so né come né quando vedranno la luce. È, invece, notizia pressoché certa quella di un’altra piccola pubblicazione a Dicembre. Ho deciso, infatti, di mettere insieme tutte le ricerche fatte per i miei video e per il mio blog e creare una piccola guida per gli aspiranti scrittori. E, in particolar modo, per chi ha difficoltà a finire il primo romanzo della sua carriera. Ho chiesto aiuto a molte persone del settore e ho cercato di creare una risorsa utile per gli scrittori alle prime armi.

Penso che le prossime settimane saranno soprattutto dedicate alla revisione dei romanzi e alla preparazione di questa pubblicazione.

~ Oltre ad essere uno scrittore emergente, hai anche un blog e un canale YouTube aperto da poco. Come sono nati questi progetti?

Ho sempre avuto bisogno di esprimermi. Ho iniziato a fare blogging, parlando di serie televisive e presto mi sono ritrovato a parlare delle storie in senso lato. Sono un appassionato di storie, in ogni forma esse vengano prodotte, e da questo desiderio di commentare, recensire e interfacciarmi con altre persone è nato il blog. Il canale è nato più recentemente, perché penso che Youtube sia un social dalle grandissime potenzialità. Ho parlato finora di scrittura e lettura sul canale, ma presto conto di iniziare a creare dei podcast, cercando di sviluppare analisi approfondite su capisaldi della cultura popolare. È un progetto agli albori, ma che spero vivamente funzioni. La mia attività da blogger corre parallela a quella di scrittore, ma penso che non potrebbe andare diversamente. Anzi, cerco di portarmi dietro tutto quello che scopro e conosco per i miei contenuti nella mia attività di scrittore.

~ Come già detto, Ancora Addio è la tua seconda pubblicazione uscita in selfpublishing. Com’è cambiato il tuo approccio all’autopubblicazione? Hai incontrato particolari difficoltà?

Sì, con la pubblicazione di “Cloude – Il Portale”, mi sono potuto rendere conto di quante difficoltà si incontrino nella strada dell’autopubblicazione. Mi sono reso conto che non importa quanto tu possa lavorare duro, creando e proponendo un prodotto tutto da solo, gli errori possono essere sempre dietro l’angolo.

“Ancora Addio” è un progetto meno ambizioso di un romanzo, e quindi un testo con una revisione più facile, che io mi auguro risulti impeccabile agli occhi del lettore.

Devo ammettere, però, che l’autopubblicazione sia uno step che consiglio a tutti gli scrittori emergenti, perché quello che si impara, buttandosi in questo mondo, non lo si può imparare solamente immaginando. Impari a essere più esigente e impari a capire cosa funziona e cosa no con il pubblico.

Per far sì che i miei prodotti siano sempre più curati, in questi mesi ho letto diversi testi sulla scrittura e lavorato sodo sul mio stile di scrittura per renderlo più omogeneo e agile. Sono convinto di aver portato avanti un percorso che darà i suoi frutti e mi auguro soprattutto che la novella piaccia e risulti convincente!

ESTRATTO

“Giada si abbassò e stampò le sue labbra sulla guancia di lui. Un bacio fuggente e dolce, che sapeva di strade interrotte. Le labbra umide di lei erano già un preludio alla nostalgia che avrebbe provato, nei giorni a venire. Chissà per quanto tempo avrebbe bruciato quell’addio? Una ferita accesa nel petto, sulla pelle che era stata cuscino per il riposo di lei.

La ragazza iniziò ad allontanarsi, ciabattando sulla sabbia via via più fresca, ora che la sera si faceva sempre più prossima.

Remo non poté fare a meno di voltarsi, di fissarla. Era un pezzo di se stesso che si allontanava già. Era un dolore che non riusciva nemmeno a comprendere. Ci sarebbe stato tempo, però, per metabolizzare. Tutto si supera, in fondo. Anche l’amore che cammina lento, sulla sabbia, via da te. Anche l’amore che ti volta le spalle, dopo gli anni passati a rincorrerlo.”

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Interviste

Un tè con Jane Austen: Intervista all’autrice

Buongiorno lettori! Oggi voglio inaugurare una nuova rubrica un po’ particolare, nella quale intervisterò scrittori ormai scomparsi da tempo o personaggi provenienti da libri, film o serie tv.

Disclaimer: ovviamente l’intervista seguente è completamente inventata. Le domande e le risposte non si basano sulla reale vita di Jane Austen, in quanto la sua identità è stata svelata al pubblico solo dopo la sua morte. Anche i fatti sono diversi dalla realtà, perciò se siete fan dell’autrice sappiate che la mia intervista è da considerarsi come la trascrizione di un sogno senza alcun fondamento!

Intervista a Jane Austen

I: Buongiorno Signorina Austen. Vi ringrazio per aver accettato il mio invito per il tè. Mi vogliate scusare per l’accoglienza modesta, ma vi confesso che non avrei mai immaginato accettaste!

J.A: Trovo la sua casa davvero deliziosa e accogliente. È un piacere essere qui e rispondere alle vostre domande.

I: Non vorrei essere inopportuna, ma spero che mi permettiate di complimentarvi con voi per la brillante carriera. La vostra fama vi precede. Orgoglio e Pregiudizio è stato ristampato per la seconda volta e Persuasione è appena uscito nelle librerie di tutto il paese. Il suo talento è inarrestabile!

J.A: (sorride) Vi ringrazio. È sempre un’immensa gioia trovare così tanto affetto da parte dei lettori. Vi confesso che non avrei mai immaginato un tale entusiasmo. Non è per la fama che ho iniziato a scrivere.

I: Che cosa vi ha spinto a prendere carta e calamaio? Il denaro, forse?!

J.A: (Ride) Se mia sorella Cassandra mi sentisse ora sono certa che non ne sarebbe affatto felice: devo dirvi che non disdegno le entrate che sto ricavando dai miei libri. Per nulla. Ma no, non è per questa ragione che ho iniziato a scrivere.

Forse la mia risposta vi annoierà, ma sono sempre stata un’attenta osservatrice. La quotidianità della vita mi affascina e nei momenti di noia la mia mente da spazio all’immaginazione. Così sono nati molti dei miei personaggi. Non smetto mai di osservare.

I: Quante cose interessanti dovete aver visto!

A quale dei personaggi siete più affezionata in questo momento?

J.A: (riflette) Quando è uscito Prime Impressioni – Orgoglio e Pregiudizio. ndr – la mia paura più grande era che Elizabeth potesse destare antipatia nei lettori. Per me Lizzie è come una sorella e mi si spezzerebbe il cuore se non venisse apprezzata. Quindi posso dire con certezza che è lei il personaggio al quale sono più affezionata.

I: Elizabeth vi somiglia?

J.A: (riflette) Tutti i miei personaggi mi somigliano, e al tempo stesso nessuno. Vi confesso che vorrei possedere la sua tenacia e testardaggine, ma mi riesce difficile impormi come lei. Provo molta ammirazione per Elizabeth.

I: In Ragione e Sentimento avete esplorato il rapporto tra due sorelle molto diverse. Quanto ha influito la vostra esperienza personale?

J.A: Tantissimo! Io e mia sorella Cassandra siamo molto unite. Purtroppo viviamo lontane, ma la nostra corrispondenza è sempre fitta. Mi manca molto. A volte Cassandra mi accusa di essermi ispirata a lei nel dare vita a Marianne in Ragione e Sentimento.

I: È vero?

J.A: (sorride). Forse! Ma vi prego, non scrivetelo nell’intervista! Mi ucciderebbe se sapesse che l’ho ammesso! Lei è quanto di più caro ho al mondo.

I: Non posso promettervi nulla, come sapete i lettori amano queste piccole indiscrezioni! Ad ogni modo torniamo a noi: Bath, Southampton, Chawton… vi trasferite di frequente da una parte all’altra dell’Inghilterra. Nei vostri romanzi raccontate la vita nelle piccole comunità campagnole. Quanto di vero c’è nei vostri libri? Vi siete ispirata a persone incontrate realmente?

J.A: I miei sono personaggi di fantasia, ma ho sempre cercato di trasmettere la quotidianità che si percepisce nelle piccole realtà. Non conosco nessuna Signora Bennet o nessun Mr Willoughby. Ma se ho mai incontrato individui simili a loro? Non posso negarlo. (Ride)

I: E un Mr Darcy lo avete mai conosciuto?

J.A: Lo sto ancora aspettando.

I: Come si suol dire, le cose belle accadono a chi sa aspettare. I balli sono un’occasione di raccoglimento nei vostri romanzi. Ma ditemi Signorina Austen, siete una ballerina?

J.A: Se così si può dire! Mi diletto in questa arte, ma non posso ammettere di esserne portata. Tuttavia continuerò a ballare anche a costo di rendermi ridicola di fronte a tutti gli invitati a un ballo! Mi diverte troppo per rinunciarvi.

I: Tornando ai personaggi dei suoi libri, Emma è un’eroina insolita, a tratti detestabile. Per quale ragione avete scelto un personaggio di questo tipo?

J.A: Come ho scritto all’inizio del libro, credo di essere l’unica ad apprezzare il personaggio di Emma, forse perché ho avuto modo di trascorrere molto tempo con lei e andare oltre le apparenze. Emma è viziata, superficiale e da molta importanza alla propria posizione sociale. Ma conoscendola si percepiscono anche altri aspetti di lei che possono sfuggire a un occhio poco attento.

I: Il nostro tempo purtroppo volge al termine. So che avete una cena che vi aspetta e un romanzo al quale state lavorando.

J.A: Proprio così. Con grande rammarico devo lasciarvi, ma la mia famiglia mi aspetta per cena e non vorrei tardare.

Per scusarmi del poco tempo a disposizione, vi saluto con una notizia che spero possa rallegrarvi. Al momento sto lavorando alla stesura di un nuovo romanzo, che si chiamerà Sanditon. Tornerò sicuramente da voi in occasione dell’uscita del nuovo libro. È sempre un immensa gioia fare quattro chiacchiere con voi.

I: Vi ringrazio Signorina Austen. La aspetteremo con trepidazione!

Se avete qualche domanda per Jane Austen potete lasciarla qui sotto. Magari la prossima volta risponderà alle vostre curiosità!

Interviste, Interviste e Blog Tour

Intervista a Giovanni Di Rosa [serial escape], autore di Cloude – Il portale

Buongiorno lettori e buona domenica! Oggi per voi un’intervista super speciale al fantastico blogger (Serial Escape) e autore Giovanni Di Rosa, che esordisce oggi con il suo primo libro: Cloude – Il Portale.

Io lo acquisto subito e non vedo l’ora di divorarlo. Ma scopriamo qualche dettaglio in più!

~ Ciao Giovanni! Ormai io e te ci conosciamo da un po’, ma presentati ai lettori che ancora non ti conoscono. Raccontaci un po’ di te e del tuo blog Serial Escape. Come è nato e perché hai deciso di aprirlo?

Ciao Feliscia, innanzitutto volevo ringraziarti per avermi ospitato sulle tue pagine. Sono davvero felice che tu me ne abbia dato l’opportunità. E volevo dirti che mi emoziona moltissimo l’idea di parlare del mio progetto.

Serial Escape, il mio blog, è nato nel Dicembre del 2016, ma fino ad un anno e mezzo fa non avevo compreso quello che significava essere un blogger e l’impegno necessario perché la gente si interessasse ai contenuti che proponi. L’idea, comunque, è nata dalla necessità, sempre avvertita, di esprimere le mie idee. Ho sempre odiato rapportarmi in modo passivo alle mie passioni. Da qui l’idea del blog.

Un’altra ragione a spingermi è stata il mio desiderio di provare a ricordare le mie impressioni su quello che leggo o che vedo. La memoria non è uno strumento perfetto, così ho deciso di racchiudere le mie idee in uno spazio virtuale, cercando di rendere i miei commenti e le mie recensioni appetibili anche per i miei visitatori. Da qualche tempo, ho iniziato anche a spaziare maggiormente sul blog e a parlare di scrittura creativa, che è una cosa che mi diverte molto e che è utile anche a me, per affinare le mie conoscenze.

~ Cloude è la tua prima opera pubblicata, in uscita oggi 30 giugno. Quando è nata la passione per la scrittura? C’è qualche scrittore che ammiri in particolare per la sua tecnica?

Francamente non so identificare un momento preciso. So che, fin da bambino, amavo le storie. Mi sono sempre messo nei panni di chi scriveva le storie che mi appassionavano, che fossero film disney, un cartone animato o una serie televisive. Pensavo sempre: “cavolo, qualcuno si è divertito un mondo a creare questo personaggio!”

Si capisce che, da questo approccio, non potessi che amare la scrittura. Alle medie scrivevo racconti con protagonisti i miei compagni di classe e provavo già allora ad abbozzare dei fantasy.

Di scrittori da ammirare ce ne sono tantissimi. Come sempre, quando parlo di ispirazioni, mi piace fare due nomi. Il primo è quello di Zafòn. Credo che pochi, come lui, siano riusciti a coniugare uno stile interessante, agile ed elegante a un intreccio appassionante e vincente. Combinare un genere commerciale a una cifra stilistica di valore, per me, è il risultato più alto che può raggiungere uno storyteller.

L’altro nome è quello di Margaret Mazzantini. Credo che sia di una bravura inarrivabile. Le sue frasi ti prendono a schiaffi, le sue storie ti entrano dentro. Certe volte, semplicemente la natura ti dota di un talento che riesce a creare l’arte.

~ Concentriamoci su Cloude e sul mondo parallelo che hai creato. Innanzitutto che cos’è Cloude e com’è nata l’idea di questo mondo?

Cloude è un universo diverso da quello in cui viviamo. È un mondo che nasce per creare un rifugio. Una sorta di porto sicuro per tutti coloro che vogliono abbandonare la propria vita, quando non la sentono corrispondente ai propri ideali e ai propri sogni. In realtà Cloude è la materializzazione di un pensiero. Tutti speriamo di vivere in un mondo ideale, ma non sempre è una cosa positiva nascondersi in questo tipo di pensieri. La storia che racconto, in qualche modo, smaschera anche questo aspetto. Anche nei mondi ideali la vita potrebbe essere diversa da quella che ti aspetti e, in definitiva, sta sempre a te e alle tue risorse cercare di costruire una vita che sia quanto più simile a quella che desideri.

Ho iniziato a scriverlo per scappare. Avevo bisogno di fuggire dal malessere che mi creava la mia vita. E ho deciso di rendere questi miei stati d’animo sotto forma di storia, di una trama che funzionasse.

~ Ti sei mai sentito perso e senza prospettive come Susan? Quanto di te c’è in lei?

Userei anche espressioni colorite per rispondere. Comunque sì. Mi sento, tuttora, abbastanza privo di direzione. Pensare, rendere concreto nella mia testa il mio futuro mi suscita sempre un pizzico di malanimo.

Susan, però, non è così simile a me. È un personaggio che ha tanto coraggio, e una voglia di scoprire che, forse, io non possiedo più. Ho cercato di delineare un personaggio più “giovane” di me, quindi, chiaramente, ho dovuto smussare gli angoli. Susan è una tela ancora bianca. Io penso di avere più “rigidità” di quante ne abbia il mio personaggio.

~ Focalizziamoci sugli altri personaggi. Chi sono e quale è stato il più difficile da scrivere?

Fondamentalmente, i personaggi da cui tutto è partito sono Susan e la madre. A questi due personaggi si è aggiunto quello di Alexandra, una strega, che rivelerà di essere molto più di quello che si comprende all’inizio. Ho deciso di porre al centro della storia una vicenda familiare e di delineare dei personaggi femminili che fossero diversi da quelli che ho letto negli ultimi anni.

Volevo provare a dimostrare che le donne potessero essere personaggi forti e intriganti, anche quando le loro peculiarità e i loro pregi non fossero enfatizzati in maniera irrealistica. Spesso, nei libri, si cerca di proporre personaggi femminili perfetti, per compensare una realtà che ancora stenta ad abbandonare la misoginia. Sicuramente il sessismo e la misoginia sono da combattere, a tutti i costi, ma se si scrive, si deve parlare di vita e nella vita non siamo tutti perfetti.

Il personaggio più difficile da scrivere, invece, è Milena. Ho deciso di creare un tipo particolare di streghe, le “streghe di sangue”, una congrega proveniente da un mondo non conosciuto. Milena è una di queste streghe. È misteriosa e oscura, impenetrabile. Volevo creare un personaggio che fosse sempre sfuggente agli occhi del lettore e che, al contempo, catturasse l’attenzione. Non sempre è stato facile fare un lavoro di dosaggio con le sue azioni e i suoi dialoghi.

~ Il ruolo dei villain appartiene a tre stregoni, che minacciano la serenità di Cloude. Come deve essere secondo te un villain ben scritto? Pensando al cinema o alla letteratura, c’è qualche villain che ti viene in mente che metteresti tra i migliori di sempre?

Il villain, spesso, è un elemento divertentissimo da scrivere. Deve essere uno degli aspetti maggiormente curati di una storia, sempreché – ovviamente – si tratti di una storia che necessiti di un antagonista.

Mi sorprende che, nei film, si trascuri sempre la caratterizzazione dei villain. Nei libri va un po’ meglio, se non altro. Credo, comunque, che un villain ben scritto debba essere umano, comprensibile, e pieno di ambivalenze. L’essere umano vive di ambivalenze. Nei villain le ambivalenze hanno preso il sopravvento, il lato oscuro si è rivelato più forte. Per creare un buon villain, ritengo, bisogna esplorare la storia e le ragioni che hanno portato a questa predominanza del malvagio. Nella mia storia avrei voluto scrivere di più dei villain e ci sono dei punti oscuri che ritengo possano essere un buon materiale per un sequel, ammesso che la storia piaccia ai lettori.

Per citare un villain che funziona e che metterei tra i migliori di sempre, ricorro a una scelta scontata, ma emblematica: Joker interpretato da Heath Ledger. Era perfetto.

~ Senza incorrere in troppi spoiler, Cloude vive di magia. Quali sono i “ruoli” (personaggi) magici che il lettore troverà nel cammino?

Ho scelto di portare in scena personaggi, sia tipici della letteratura fantasy che creati da me, in un ambiente surreale. Cloude è una sorta di città, né medievale né moderna come le nostre, popolata da elfi, fate, streghe, stregoni e, come detto, altre creature frutto della mia immaginazione.

La magia, comunque, ha un ruolo più forte di quello dei singoli personaggi. È una sorta di tributo alla fantasia il mondo che ho creato. La magia esiste come una sorta di destino, che guida e soccorre i protagonisti.

~ Ho avuto la fortuna di leggere una piccola anteprima del romanzo e mi ha subito colpito il rapporto tra Susan e la madre Mary. Vuoi parlarcene meglio?

Ha colpito anche me. Non mi ero accorto di quanto importante fosse per me parlare di un rapporto madre-figlia. Invece, presto è diventato un leit-motiv del romanzo. Volevo descrivere un rapporto in cui più persone potessero rivedersi. I problemi e le distanze che si sono create tra le due sono causate da dolori e imprevisti, con cui Mary ha avuto difficoltà a confrontarsi. Nella vita succede spesso che, per i più disparati motivi, tendiamo a farci assorbire dai problemi e questo può creare fratture anche in ambito familiare.

In “Cloude” ho voluto ribadire che l’amore deve essere più forte delle cicatrici e dei dolori che ci portiamo dietro. Genitori e figli devono sempre darsi una possibilità, perché la vita di un genitore è monca senza il figlio, e quella di un figlio manca di un pilastro senza il genitore.

~ Ora ti propongo un piccolo gioco. Scegli tre dei personaggi principali e attribuisci a ciascuno due o tre aggettivi che lo descrivano.

Okay, scelgo Mary, Susan ed Emlotte (l’unica donna tra gli stregoni che vogliono governare Cloude).

Per Mary scelgo: votata al sacrificio, introversa e incerta.

Per Susan: coraggiosa, curiosa e testarda.

Per Emlotte: enigmatica, dubbiosa, contraddittoria.

~ Se Cloude diventasse una trasposizione, sceglieresti una pellicola cinematografica o una serie TV su Netflix?

Non è un libro lunghissimo, mi piacerebbe fosse un film. Penso che avrebbe il giusto ritmo, per regalare un buon numero di colpi di scena e dare uno spazio sufficiente alla caratterizzazione dei personaggi.

Penso che si presti più a un film perché è una storia in cui gli eventi sono condensati in poco tempo, poco più di due settimane, e farne una serie tv potrebbe snaturarne il ritmo e attenuare troppo l’intensità degli eventi.

~ Cloude è un romanzo autoconclusivo o prevedi dei seguiti in futuro?

Il finale penso che vi sorprenderà un po’. Può essere autoconclusivo come non esserlo. Vi renderete conto che ho preferito soltanto sfiorare una parte della storia, farla arrivare al lettore per il tramite di un dialogo finale, piuttosto che descriverla nel dettaglio. Rimane, inoltre, aperto un aspetto importante legato alla figura di uno degli stregoni. In testa ho sufficiente materiale per fare un sequel, ma voglio capire un po’ cosa la gente penserà di Cloude, prima di iniziare a scrivere il secondo capitolo. Sicuramente non saranno più di due libri, comunque.

~ Hai scelto la strada del self publishing. Come mai hai preferito questa via? Hai incontrato particolari difficoltà nel percorso dell’autopubblicazione?

Ho scelto il self-publishing, dopo tante ricerche ed essermi confrontato con altre persone, alle prese con questo mondo. Ci sono pochi lettori e le case editrici di una certa importanza faticano a puntare su perfetti sconosciuti. È questa una delle ragioni per cui sto partecipando a un concorso letterario. Cerco di farmi scoprire, piuttosto che propormi.

Si era palesata l’idea, parlando con un talent scout, di proporre i miei lavori a degli editori, ma per me era importante, a ventisei anni quasi, poter dire di aver finito un progetto. Dimostra a me stesso di aver avuto la capacità di realizzare qualcosa.

Spero soltanto che la gente valuti la mia opera senza pregiudizi, perché auto pubblicarsi non significa più che non sai scrivere, ma significa soltanto che non sei uno youtuber, un influencer o un conduttore televisivo che ha già un pubblico che fa da rete di sicurezza per le case editrici.

Difficoltà? Sì, certo. Correggere il proprio romanzo è complicatissimo. Mi ha aiutato una persona importante, ma è stato comunque un lavoraccio. Però Amazon fornisce una risorsa preziosa che permette di metterti in gioco, senza dover investire tanti soldi, quindi siamo anni luce avanti rispetto al passato.

~ Concludiamo con un appello ai lettori. A chi è rivolto Cloude e perché i lettori dovrebbero scegliere proprio il tuo libro?

È uno young adult. Secondo me può piacere tanto a chi si affaccia alla vita da adulto. Il messaggio che volevo divulgare era quello che non si è mai soli e che c’è un rimedio a tutto, anche quando ci si sente smarriti. Leggere e viaggiare in mondi fantastici può essere un buon modo di difenderci, di ritrovare noi stessi e la forza necessaria per andare avanti.

Ovviamente, però, spero che anche lettori più adulti possano trarre dal mio libro qualcosa di positivo e che possano apprezzare la storia e i personaggi che ho creato. Odio implorare i cultori di altri generi, dichiarando, come fanno altri, che la propria opera possa essere apprezzata da chi odia il fantasy. Mi limito a dire che, se amate, come me, i fantasy, potrete fare un bel viaggio insieme a me in un mondo pieno di sorprese!


Non mi resta che ringraziare Giovanni per aver preso parte a questa intervista e fargli un grandissimo in bocca al lupo per Cloude. Se la mia intervista vi ha incuriosito, potete acquistare il romanzo qui in formato cartaceo e qui in formato kindle.

“Immaginate di trovare un mondo in cui poter fuggire quando realizzate che la vostra vita non ha sbocchi. Cloude è una dimensione parallela, piena di magia e sorprese. Un mondo in cui Susan Woods si imbatte per caso, nel momento in cui si rende conto di non avere le risorse per perseguire i propri sogni. Il contesto in cui vive e l’assenza di prospettive diventano insopportabili per lei, che inizia a desiderare di fuggire da tutto.

L’universo senziente di Cloude percepisce il suo richiamo e le permette di evadere dalla realtà che ha sempre conosciuto, per scoprirne una nuova. Nella realtà pacifica di Cloude, tuttavia, le cose sono cambiate e quello che è sempre stato un luogo sicuro e pacifico è, adesso, colmo di insidie, specialmente per gli esuli degli altri mondi. Tre portentosi stregoni, infatti, danno la caccia ai nuovi arrivati su Cloude, convinti di essere gli unici in grado di portare il progresso. Per ogni trasformazione è necessario un sacrificio, ma non mancherà chi sarà disposto a lottare per la pace.”

Interviste, Interviste e Blog Tour

Intervista a Natasha Cavallo, autrice di Fili sottili. Lo sguardo della morte

Buongiorno lettori! Oggi sul blog una nuova intervista per voi, all’autrice Natasha Cavallo.

~ Ciao Natasha, presentati ai lettori del blog che ancora non ti conoscono.

Ciao a tutti! Mi chiamo Natasha, ho 29 anni e vivo a Cuneo. Fili Sottili è il mio primo romanzo e sono davvero entusiasta di essere riuscita a portarlo a termine (costante nella mia incostanza, lascio sempre le cose a metà!) e di poterlo presentare su questa bellissima pagina.

~ Parlaci di Fili Sottili-Lo sguardo della morte. Com’è nata l’idea del libro? È un libro autoconclusivo o prevedi un seguito nel prossimo futuro?

L’idea del libro è nata senza un’intenzione precisa, mi capita spesso di pensare in ‘chiave narrativa’, soprattutto quando la sera fatico ad addormentarmi. La storia ha preso vita e si è sviluppata quasi in autonomia, ho annotato i punti salienti per non dimenticarli e lentamente ho iniziato a trascrivere i miei pensieri. È un libro autoconclusivo.

~ Il tuo libro è un thriller. C’è qualche autore di questo genere a cui ti ispiri? Qual è il libro che non deve mancare nella tua libreria?

Sì, è un thriller un po’ psicologico, genere che mi appassiona, ma nella lettura mi piace spaziare e quindi leggo un po’ di tutto, dal thriller al rosa, al drammatico, alle saghe, ai classici… sono affezionata a moltissimi libri, amo leggere, ma anche, e soprattutto, rileggere a distanza di tempo quelli che mi hanno emozionata maggiormente. Il Piccolo Principe è forse quello che più mi è rimasto dentro e che mi accompagna da quando ero bambina. In questo caso, non mi sono ispirata tanto a degli autori o a dei libri, quanto a dei film: Match Point e Shutter Island.

~ Qual è il personaggio del libro al quale sei più legata? Ti sei ispirata a persone o fatti reali?

Sono più legata al protagonista, Dorian, che è anche il personaggio che più si evolve durante la storia e che presenta maggiori sfaccettature. Non mi sono ispirata a nessuno in particolare, ma sicuramente in ciascuno di loro c’è un parte di me.

~ Regalaci, se ti va, una citazione dal tuo libro.

”Era stata un’altra vita, mi raccontavo. Ignorando che di vita ce n’è una sola e prima o poi bussa alla tua porta, presentandoti l’elenco delle tue mancanze.”

~ Che cosa ne pensi dell’editoria al giorno d’oggi? Quanto è difficile essere un autore emergente?

Penso che oggi, da un certo punto di vista, per un autore emergere sia molto più semplice: internet è un mezzo potente che offre un’ampia gamma di possibilità, non da ultimo il self publishing. Il rovescio della medaglia è la difficoltà di riuscire a distinguersi e lasciare veramente un segno.

~ Hai qualche progetto in vista per il futuro?

Non faccio mai molti progetti, perché ho capito che alla fine le cose vanno sempre in una direzione diversa, nel bene o nel male. Però sto già scrivendo un nuovo libro e spero vivamente di arrivare alla fine 😉

Grazie a Natasha per aver risposto alle mie domande. Se volete acquistare il suo libro potete farlo qui.

Data di pubblicazione: 27-05-2019
Autore: Natasha Cavallo
Pagine: 224
Formati disponibili: Cartaceo e ebook
Editore: Dario Abate Editore
Genere: Thriller
Prezzo: 16,64€ cartaceo 3,99€ ebook
Dorian è un poliziotto sulla quarantina, sposato, ma con un matrimonio che si trascina esanime verso la parola fine. Affiancato dall’amico e collega Fox, sta seguendo il caso singolare dell’omicidio di una ragazza incinta, Sophie; le indagini procedono a rilento, non ci sono testimoni, fatta eccezione per una vecchietta strampalata che abita al piano inferiore. Interrogatorio dopo interrogatorio, tracciato dopo tracciato, l’inchiesta prenderà svolte imprevedibili, che lo condurranno a verità sconcertanti: il viaggio di ricerca lo accompagnerà in un lungo, devastante flashback, in cui i ricordi torneranno a galla inesorabili. Ventiquattro anni e un passato mai passato, Dorian scoprirà come la sua vita sia indissolubilmente legata a quella della giovane Sophie, e si ritroverà a dover fare i conti con la consapevolezza di come la nostra mente sia composta da fili estremamente sottili, facili da spezzare, ma altrettanto facili da sostituire…

Interviste, Interviste e Blog Tour

Intervista a Lorenzo Foltran, autore della raccolta poetica “In tasca la paura di volare”

Buongiorno lettori. Ho avuto il piacere di intervistare Lorenzo Foltran, autore della raccolta di poesie “In tasca la paura di volare”.

∼ Buongiorno Lorenzo, benvenuto sul blog Il Lettore Curioso. Presentati ai lettori che ancora non ti conoscono.

Buongiorno. Il mio percorso formativo comincia nel 2011, quando ho conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre con la tesi La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità. Successivamente, mi sono diplomato in management dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’École Supérieure de Commerce de Paris. Ho lavorato per importanti istituzioni culturali come la Casa delle Letterature (Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma, e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiedo. Mie poesie sono comparse sulle riviste letterarie Poetarum SilvaLa presenza di EratoMargutteYawpLocomotivEllin SelaeLahar Magazine e sul quotidiano La Repubblica. Nel 2019, ho vinto il Concorso Nazionale Sinestetica per poesia inedita e ho partecipato alla manifestazione Polisemie – Festival di poesia iper-contemporanea.

 
∼ Com’è vista la poesia al giorno d’oggi? Hai difficoltà a proporre le tue opere ai lettori?

Come diceva Vittorio Sereni, «la situazione di un poeta giovane o nuovo non è meno drammatica di quanto lo è, rispetto alle possibilità di lavoro, quella di un neolaureato». La poesia è diventata marginale culturalmente ed editorialmente. La poesia non si vende o si vende pochissimo, non ha un mercato proprio perché nessuno può guadagnarci, non è un affare né per gli editori, né per i distributori, né per i librai ed evidentemente non lo è neppure per i poeti.

Il problema è che quasi nessuno entra in libreria di propria iniziativa per comprare un libro di poesie. Crescente, invece, è l’attenzione del pubblico nei confronti delle letture pubbliche e dei festival di poesia, anche se questi ultimi sono affollati non da lettori, ma piuttosto da ascoltatori di poesia. La poesia contemporanea è, dunque, un’arte senza pubblico.

Tuttavia, grazie ai social media, oggi è più facile arrivare ai lettori. Il problema, però, è riuscire a trasformare il “mi piace” in acquisto del libro ed evitare di diventare unicamente un “brand”, una faccia da mostrare in video su Youtube o nelle storie di Instagram.

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∼ Che cos’è per te la poesia e come è nata questa tua passione?


“Che cos’è la poesia?”. È una domanda che ha affascinato molti e che, dopo secoli di studi e ipotesi, rimane e rimarrà senza risposta. Definire la poesia è stata l’impresa fallimentare del pensiero estetico. La poesia è poesia e basta. È un dato empirico che non può essere argomentato. Non ci sono prove razionali o metodi per definirne l’essenza.

La poesia non è tanto una passione, è piuttosto un bisogno, qualcosa che nasce spontaneamente. Come diceva Dario Bellezza, andare a fare la spesa, mangiare, scrivere una poesia sono la stessa cosa, se uno è un vero poeta, poi se uno deve fare uno sforzo per esserlo è inutile che lo fa.
 

∼ Parlaci brevemente della tua raccolta In tasca la paura di volare.

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparseI lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal (pseudonimo che i poeti provenzali utilizzavano per nascondere il nome delle loro muse), elemento classico della poesia d’amore fin dalle origini, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione. La figura della donna è quella dell’attrice che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare. La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo e per tale motivo propone testi che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerata come Storia che deve essere musealizzata.

Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu ne consegue quello della poesia tout-court. Il poeta è costretto a uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana e a tornare a casa prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione.

Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro e la gravità temporale che lo riporta verso il passato. La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio e dalle riflessioni che le accompagnano.

 
∼ C’è qualche autore a cui ti ispiri e che non manca mai nella tua libreria?

Tra quelli più antichi sicuramente i poeti provenzali e Francesco Petrarca. Tra i contemporanei Giovanni Raboni, Patrizia Cavalli e Valerio Magrelli.

 
∼ Hai un background di studi e lavorativo importante. Come ha influito ciò nei tuoi scritti? Secondo te per scrivere bene è necessario avere una base di studi solida?

Sicuramente i miei studi iniziali in lettere hanno influenzato molto i temi della raccolta. La prima sezione del libro, per esempio, sviluppa in poesia tutti gli spunti critici alla base della mia tesi magistrale. Per quanto riguarda le esperienze di studio successive alla laurea, sono state piuttosto formative sul piano delle opportunità di viaggio che mi hanno offerto. Avendo vissuto per un periodo a Venezia, per esempio, molti dei miei testi mostrano chiare influenze lagunari.

Per quanto riguarda la seconda domanda, non è assolutamente necessario avere una base di studi solida per raggiungere un buon livello di scrittura. Conosco professori universitari coltissimi che non sanno scrivere. Tuttavia, lo studio può aiutare a migliorarsi sia sul profilo dei contenuti che su quello dei significati. Conoscere, apprendere, studiare sono tutte cose che, inoltre, possono ampliare all’infinito le potenzialità ispirative di uno scrittore. In definitiva, per scrivere bene non è necessaria una laurea (ovviamente si deve scrivere e leggere tanto), ma per scrivere bene e riuscire a veicolare messaggi profondi e dall’alto profilo contenutistico lo studio si rivela estremamente necessario.

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∼ Quale consiglio daresti ai giovani scrittori che vogliono avvicinarsi alla poesia?


Per scrivere delle buone poesie, per migliorarsi continuamente non basta solo scrivere; bisogna leggere tanta, tanta, tantissima poesia. Effettivamente il problema dei tanti che scrivono poesia è che non la leggono: in Italia ci sono più scrittori che lettori di poesia. Si pubblicano migliaia di raccolte poetiche ogni anno ma le copie vendute, anche nel caso di poeti affermati, raramente superano il migliaio. 
È come se qualcuno si dilettasse in cucina, ma senza interessarsi minimamente ai libri di ricette.

Per chi, invece, vuole avvicinarsi alla poesia come lettore, oggi esistono almeno tre validi motivi cominciare a leggerla:

·   La brevità della poesia comporta un tempo di lettura ideale per il lettore contemporaneo che ha sempre meno tempo da dedicare ai libri.

·    Tale brevità è perfetta per la condivisione sui social.

·    A chi pensa che la poesia sia un genere di difficile comprensione rispondo: una poesia può comunicare prima ancora di essere capita.

 
∼ C’è una poesia alla quale ti senti più legato?


Sono particolarmente legato a questa poesia:

Immensa consapevolezza

del tempo che passa,

di quello che resta.

Un biglietto di andata in tasca

vuota, invece, l’altra.

Non si tratta della poesia che ha dato il titolo alla raccolta ma è quella che ne ha ispirato la copertina e che descrive meglio l’atmosfera del libro.

∼ Hai qualche progetto in vista per il futuro?

Ho da poco completato la mia seconda raccolta. Ma la poesia è qualcosa che non finisce mai, c’è sempre qualche finitura da fare, la poesia è un labor limae continuo. Bisognerà aspettare ancora un po’ per poter sfogliare il mio prossimo libro.
Nel frattempo, mi sto concentrando sulle pubblicazioni in rivista e sulla traduzione in francese delle mie poesie. Alcune poesie sono state da poco pubblicate sulla rivista letteraria “Paysages écrits”.

Grazie a Lorenzo per avermi dedicato un po’ del suo tempo. Potete acquistare il suo libro “In tasca la paura di volare” qui.


SINOSSI:

31SfxTmSRvL._SX328_BO1,204,203,200_.jpgIn tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparseI lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia”). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me). La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerata come Storia che deve essere musealizzata.
 
Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi…Eravamo così vicini…) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia”). Il poeta è costretto a uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentate, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione.
 
Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio (Boulogne – VarenneBrestLe Barcarès – Saint Laurent de la SalanqueSaint-Cloud) e dalle riflessioni che le accompagnano.