Curiosità, Harry Potter

Dalle stalle alle stelle: 5 scrittori dalla depressione al successo

Nel mondo dell’editoria non è sufficiente essere scrittori talentuosi. Spesso prima di fare il grande “salto” verso il successo possono trascorrere anni o addirittura, come accade il più delle volte, autori di talento restano purtroppo sconosciuti al pubblico. Non è facile affermarsi in un mondo dove i titoli scompaiono e ricompaiono dalle classifiche alla velocità della luce.

Ho analizzato per voi 5 scrittori che sono passati da una condizione di povertà estrema al successo planetario, vendendo decine di milioni di copie in tutto il mondo.

J.K Rowling

Conosciuta al grande pubblico per il successo planetario della saga di Harry Potter, oggi è la donna più ricca del Regno Unito, con un patrimonio di oltre 1 miliardo di sterline.  Ma prima di ottenere tutti questi riconoscimenti la vita, per lei, era tutt’altro che facile. Come ha dichiarato in un’intervista al Times, anni fa pensò al suicidio. A quel tempo era una madre single che faticava ad arrivare a fine mese, sopravvivendo con i sussidi di disoccupazione. Spronata dalla figlia e dal medico di fiducia, riuscì lentamente a uscire dalla depressione. Durante questo periodo terminò il manoscritto di Harry Potter e la pietra filosofale, ma le ci vollero diversi anni per essere notata dalle case editrici. Il successo arrivò nel 1997 quando la Bloomsury, ai tempi una casa editrice poco conosciuta, accettò il manoscritto. Il resto della storia lo sappiamo tutti, J.K Rowling in breve tempo ha conquistato schiere di fan, ricevendo un successo che nessuno avrebbe mai immaginato.

Charles Dickens

Charles Dickens, secondo di otto figli, visse un’infanzia nella povertà. Ad appena 12 anni il padre fu arrestato per i molteplici debiti. Charles lasciò la famiglia che aveva seguito il padre in carcere e venne assunto in una fabbrica di lucido per scarpe. Successivamente passò da praticante in uno studio legale, a stenografo, a cronista di un quotidiano. Durante i suoi viaggi di lavoro nacquero le prime opere e finalmente nel 1836 arrivò il successo con I quaderni postumi del Circolo Pickwick. Oggi è conosciuto in tutto il mondo per best seller come Oliver Twist e Canto di Natale.

Charles Dickens

Stephen King

Il successo economico arriva finalmente nel 1974 con Carrie. Negli anni successivi però ancora una volta la sua vita è segnata prima dalla morte della madre per il cancro e poi a causa di un grave incidente che lo ha visto coinvolto. Oggi King è uno degli scrittori più famosi del suo genere e un’ispirazione per tutti gli appassionati.

Stephen King

George Orwell

Autore di 1984 e la Fattoria degli animali, George Orwell si arruolò in giovane età nella Polizia Imperiale in Birmania. L’esperienza traumatica lo portò a soppravvivere grazie alla carità e a lavori umili. Negli anni successivi lavorò come recensore, insegnante e critico, scrivendo racconti e romanzi e viaggiando in Europa per lavoro. Morì prematuramente a 46 anni per il cedimento di un’arteria polmonare. Quello di Orwell è stato un successo che si è sviluppato soprattutto dopo la sua morte e di cui l’autore non ha potuto godere appieno.

Edgar Allan Poe

Edgar allan poe

Tra le storie citate, quella di Poe è forse la più triste. Edgard Allan Poe per la maggiorparte della sua vita fu incompreso e venne riconosciuto solamente negli anni successivi alla sua morte, avvolta tutt’ora nel mistero. La morte della moglie lo segnò indelebilmente e nel corso della sua vita ebbe anche gravi probemi economici conseguenti ai debiti di gioco. Poe oggi è considerato l’inventore del genere poliziesco, giallo e horror.

Storie come queste ci insegnano che il duro lavoro e la passione alla fine ripagano. Anche voi la pensate così? Fatemi sapere nei commenti!


Vedi anche: Abitudini e stranezze degli scrittori più famosi

Curiosità

Erasmus+: Com’è andato il mio primo mese lontano da casa

Prima di patire per il Tirocinio Erasmus all’estero ero talmente entusiasta che nulla mi avrebbe potuta fermare. Ma ora che è trascorso oltre un mese dalla mia partenza, i miei sentimenti nei confronti di questa esperienza saranno cambiati?
Ho pensato di portare l’argomento di questa giornata un po’ fuori tema, parlandovi della mia esperienza Erasmus finora, delle gioie e soprattutto delle difficoltà.

Nell’ultimo periodo la mia vita è cambiata molto; ho chiuso la mia attività, salutato amici, famiglia e amore e ho inseguito uno dei miei sogni per svolgere un tirocinio all’estero in un’azienda nei Paesi Bassi.
Lo confesso, i primi giorni, anzi, le prime settimane, sono state difficili.
Quando leggiamo storie di Erasmus sentiamo parlare di quanto sia stata un’esperienza fantastica e formativa, che cambia letteralmente la vita.
Ciò che spesso però non viene detto è quanto sia difficile adattarsi a un nuovo ambiente e trovare la propria routine in un Paese nuovo, lontano dai propri affetti.

Le difficoltà della prima settimana

Ero partita così piena di energia ed entusiasmo che quando sono finalmente arrivata a destinazione e ho messo piede nel mio nuovo appartamento, la consapevolezza della mia decisione mi ha travolta.
Ho realizzato che non mi trovavo lì per l’ennesima vacanza in solitaria. Sarei dovuta (anzi, dovrò) rimanere lontano da casa per sei lunghi mesi.
Avevo addosso la sensazione di aver commesso una terribile decisione e non riuscivo a farmene una ragione.
Per la prima settimana ho pianto ogni giorno. Mi addormentavo soffocando il pianto nel cuscino, con il timore che quella sensazione di sconfitta, tristezza e solitudine non se ne sarebbe mai andata.
Avrei voluto prendere il primo volo e tornare tra le braccia di mio marito, al sicuro, a casa mia.

A volte è necessario chiedere aiuto

Dopo la prima settimana ho smesso di addormentarmi piangendo, ma insieme alle lacrime la paura non se ne era andata.
Il lavoro (che adoro) riusciva a distrarmi durante il giorno, ma alla sera la negatività tornava a farmi visita.
In quelle settimane ho odiato me stessa perché stavo rovinando quella che sarebbe dovuta essere l’esperienza più bella della mia vita. Perché non potevo essere come tutti gli altri?
Avrei potuto prendere un aereo e tornare a casa, chiudere quel capitolo e ricominciare da capo più vicino a casa. Avrei potuto farlo e non ci sarebbe stato nulla di male, ma avevo fatto una promessa a me stessa.
Restare non significava però che dovevo tenermi tutto dentro. E così ho chiesto aiuto. Mi sono sfogata con la mia migliore amica, ho detto la verità su come mi sentivo a mio marito e ho chiamato la mia psicologa, che mi sta fornendo supporto a distanza durante questo cambiamento della mia vita.
Ho capito che chiedere aiuto non fa di me una persona debole, ma forse proprio il contrario. Fa di me una persona che vuole lottare per i propri sogni, anche se è difficile e a volte fa maledettamente male.

Trovare una nuova routine

Ora che sono passate quasi cinque settimane dal mio arrivo sento di aver trovato una routine. Ci sono giorni in cui mi sento giù e conto i mesi che mi separano dal ritorno a casa, ma so di aver preso la decisione giusta.
Questo Erasmus mi sta permettendo di crescere professionalmente e come persona.
Mi sento incredibilmente fortunata di essere stata accettata in un’azienda da cui sto imparando molto. Ogni giorno so che sto facendo un passo avanti. Sono circondata da persone dalle quali posso imparare e sto stringendo rapporti che potrebbero diventare presto buone amicizie.
Non so come saranno i prossimi mesi, ma quello che so è che sono felice di essere partita e di essermi messa in gioco.

I miei consigli

Dopo questo primo mese voglio darvi alcuni consigli se mai intraprenderete questa esperienza. So bene che ogni caso è diverso (come è giusto che sia), perciò se vi trovate in Erasmus e non vi sentite come mi sono sentita io, non c’è nulla di male, ma:

  • Condividete le vostre sensazioni con qualcuno

Che abbiate paura o vi sentiate soli, condividete con qualcuno ciò che provate. Potete sfogarvi con qualche amico, con la vostra famiglia o anche chiedere un aiuto professionale come ho fatto io. Non lasciate che i vostri sentimenti vengano soffocati o vi sentirete soltanto peggio.

  • Fate nuove conoscenze

Sono partita in Erasmus con la paura che non avrei mai conosciuto nessuno, che sarei tornata senza aver stretto alcun tipo di rapporto.
Ovviamente dopo un mese non posso ancora dire di aver stretto amicizie durature, ma so di essere sulla giusta strada.
Nella maggior parte dei casi troverete persone che come voi si trovano lontano da casa. Non abbiate paura di aprirvi a loro.

  • Imparate dagli altri

Che vi troviate in Erasmus lavorativo o di studio, questa esperienza può essere molto formativa. Cercate di apprendere al meglio e lasciate ispirare dai vostri colleghi di lavoro/corso. Le competenze apprese vi saranno molto utili nel vostro futuro professionale!

  • Immergetevi nella cultura

L’ultimo consiglio che voglio darvi è di immergervi il più possibile nella cultura del luogo. Non restate troppo attaccati alla vostra italianità. Provate nuovi cibi, una lingua diversa, esperienze e godetevi tutte le bellezze che la vostra nuova casa ha da offrire. Tornerete a casa più arricchiti!

Spero che questo articolo possa esservi stato utile. Se volete lasciarmi un commento mi farà soltanto piacere!

Potete recuperare il mio precedente articolo sull’argomento qui: Tirocinio Erasmus+: che cos’è e come fare domanda

Curiosità

Quando il programma per bambini “La Melevisione” parlò di violenza sessuale [VIDEO]

Il 18 gennaio 1999 andava per la prima volta in onda su Rai3 il programma televisivo per bambini La Melevisione. Tutti i ragazzi nati negli anni ’90 ricorderanno le avventure dei personaggi del Fantabosco, prima guidati da Tonio Cartonio (Danilo Bertazzi) e poi, dalla sesta stagione alla diciasettesima, da Milo Cotogno (Lorenzo Branchetti).

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Il programma racconta le avventure di un folletto bibitiere e dei suoi amici che abitano del regno del Fantabosco: orchi, lupi, principi e principesse, fate, streghe ecc… Sono passati oltre vent’anni dall’inizio della Melevisione e per l’occasione qualche tempo fa ho recuperato una puntata online su Raiplay, “Il segreto di Fata Lina”.

Nonostante fosse un programma d’intrattenimento per bambini, La Melevisione è stata in grado di affrontare anche tematiche importanti, con un linguaggio in grado di arrivare ai più piccoli. Nello specifico, l’episodio Il segreto di Fata Lina si focalizza sull’abuso sessuale in età scolare, ma ci sono diversi episodi speciali che spaziano da tematiche come il razzismo fino al lutto.

Ricordo che questo episodio era contenuto in una collana di DVD, che all’epoca aveva acquistato mio fratello e guardava a ripetizione. Io ero già più grandicella ma, con la scusa di “tenere d’occhio” mio fratello, ne approfittavo per seguire segretamente le vicende del Fantabosco. Nel rivedere la puntata con più maturità mi sono resa conto di quanto il tema sia stato trattato con delicatezza.

Nell’episodio si fa leva sulla paura di Fata Lina di confidare ai propri amici, ciò che le è successo, ma aiutata da Milo si apre, rivelandogli la verità. La scelta della trama e dei dialoghi, soprattutto quello finale nel quale Milo si rivolge allo spettatore, hanno dato vita a una puntata che può davvero fare la differenza.
Il segreto di Fata Lina è stato proposto in due versioni, la prima nel 2003 con Danilo Bertazzi e qualche anno dopo una seconda versione con Lorenzo Branchetti.

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Mi piace pensare che possa essere stata d’aiuto a tanti bambini, che purtroppo si sono ritrovati in questo tipo di situazioni narrate nell’episodio. La paura e – ahimè – la vergogna sono sentimenti prevalenti e difficili da affrontare.

La Melevisione non è stata solo un programma divertente e seguito in tutta Italia, ma è stato anche uno show educativo, che ha sempre trattato i bambini con estrema intelligenza. È stata parte integrante della mia infanzia e spero che i bambini di oggi possano crescere con un po’ della stessa magia che abbiamo vissuto tutti noi.

Se volete recuperare l’episodio nella versione più recente, lo trovate qui.

Qui sotto, invece, trovate la puntata integrale nella prima versione. Vi invito ad andare al minuto 20:10 circa per il monologo di Danilo Bertazzi.

E voi seguivate La Melevisione da bambini?

Curiosità

Aspettando l’autunno: perché amare questa stagione

Se mi seguite da un po’, sapete quanto io sia ossessionata dall’autunno. Nelle prossime settimane ho pensato di pubblicare una serie di articoli a tema, come da qualche anno a questa parte.
Ma prima, voglio riproporvi le ragioni che rendono l’autunno la stagione migliore tra tutte! Ovviamente siete liberi di dissentire, ma non riuscirete mai a convincermi del contrario!

p.s: so che al momento in Italia il caldo è ancora terrificante, ma non è mai presto per entrare nel giusto mindset autunnale.

COLORI

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Si sa, ogni stagione dal punto di vista naturalistico è stupenda, ma l’autunno con i suoi colori caldi e avvolgenti è sempre magico. Le foglie che si tingono di rosso e coprono viali e strade come tappeti dalle mille sfumature. Semplicemente meraviglioso!

PIOGGIA e NEBBIA

Lo so, sono strana! Ma sono una di quelle persone che ama quelle giornate piovose e avvolte dalla nebbia (tranne quando devo guidare ovvio). La cosa migliore è starsene sotto alle coperte quando fuori piove, ascoltando il rumore della pioggia all’esterno!

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CAMINO ACCESO

A casa ho la fortuna di avere un camino che durante la stagione autunnale e invernale accendiamo ogni giorno e alla sera mi piace stendermi sul divano davanti al fuoco con un bel libro tra le mani.

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CIBO

Castagne, arance, uva, frutta secca, zucche… l’autunno è una stagione dai mille profumi e sapori!

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COMBO CIOCCOLATA + LIBRO + COPERTA

Non c’è niente di più bello del metterci sotto le coperte con un libro e una tazza fumante di cioccolata calda. Provare per credere!

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ADDIO CALDO!

Un altro aspetto positivo dell’autunno è senz’altro la fine dei mesi torridi che caratterizzano l’estate, che io non sopporto! Benvenute temperature più miti! È il momento di tirare fuori dall’armadio sciarpe, stivali e cappotto.

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HALLOWEEN

Non mi capita quasi mai di festeggiare Halloween, ma in realtà mi piace tantissimo. Adoro le atmosfere dark e tenebrose e mi piacerebbe visitare i paesi anglofoni durante quel periodo. Poi, da pasticcera, è sempre divertente creare dolci mostruosi!

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BUIO PRESTO

Durante l’autunno le giornate si accorciano e inizia a diventare buio prima. Non so perché ma questo fatto mi piace tantissimo!

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E a voi perché piace l’autunno? Vi aspetto nei commenti!

Curiosità

Tirocinio Erasmus+: che cos’è e come fare domanda

Quando sentiamo parlare di Erasmus pensiamo quasi automaticamente a un’esperienza di studio all’estero. I fondi Erasmus però possono essere richiesti anche per un‘esperienza lavorativa all’estero, durante il corso di studi o nell’anno seguente alla laurea.
Questa opportunità si chiama “Erasmus+ Mobilità per Tirocinio” ed è promossa dall’Unione Europea con lo scopo di offrire agli studenti un’occasione per arricchire il proprio curriculum lavorativo presso aziende in uno dei Paesi Europei partecipanti al Programma.

Come fare domanda per il tirocinio Erasmus+?

Per partecipare all’Erasmus+ è necessario fare domanda attraverso il proprio Ateneo entro i termini stabiliti per l’anno in corso. Il candidato verrà selezionato da una Commissione e dovrà sostenere un colloquio per entrare in graduatoria con gli altri studenti.
Parallelamente dovrà cercare un’azienda presso cui effettuare il tirocinio, il più possibile vicina al proprio ambito di studi.
La piattaforma Erasmus Intern offre diversi tirocini formativi in tutto il mondo, ai quali è possibile candidarsi.

A quanto ammonta il contributo finanziario Erasmus?

Il contributo è proporzionale al costo della vita del Paese selezionato, ma varia dai 300€ ai 400€ mensili.
Il tirocinio può avere una durata tra i 2 e i 12 mesi.
Alcuni tirocini offrono un rimborso spese aggiuntivo/stipendio, che dovrà essere sommato al contributo finanziario europeo.

Perché partecipare?

Partecipare a un tirocinio all’estero ha diversi benefici. Può essere un ottimo modo per migliorare le proprie competenze linguistiche; avvicinarsi al mondo del lavoro ed essere più appetibili per il post-laurea; migliorare le proprie competenze lavorative; ma anche crescere personalmente e diventare più indipendenti.

La mia esperienza

Anche io ho preso parte al tirocinio Erasmus+. In questo momento mi trovo proprio nei Paesi Bassi per un tirocinio della durata di 6 mesi.
Fatemi sapere nei commenti se vi piacerebbe leggere un post con la mia esperienza più nel dettaglio nei mesi a venire.

Per maggiori informazioni sul tirocinio e sulla modalità di applicazione vi invito a consultare il sito ufficiale Erasmus+, ma vi consiglio anche di contattare l’ufficio tirocini della vostra università.

E voi avete mai preso parte a un’esperienza di questo tipo all’estero?

Curiosità, Scrittura

5 caratteristiche da tenere conto per creare la copertina di un libro

Qualche tempo fa vi ho parlato delle caratteristiche che secondo me dovrebbe avere un libro autopubblicato. Nel post ho parlato della copertina, che spesso viene sottovalutata ma che è, in realtà, molto importante.
Se volete autopubblicare un libro ma non avete i fondi necessari per rivolgervi a una figura professionale, potete realizzare voi la copertina, ma dovete tenere conto di alcuni requisiti.
Oggi voglio parlarvi nel dettaglio della copertina, delle caratteristiche che dovrebbe avere e di come realizzarla al meglio.

TITOLO CHIARO

Il titolo del vostro libro deve spiccare dal resto della copertina. Deve avere un font semplice e pulito e il carattere deve essere più grande del sottotitolo e del vostro nome.
A meno che non siate autori di fama mondiale, come Stephen King, non è necessario che il vostro nome spicchi nella copertina, perché a nessuno importa sapere chi ha scritto il vostro libro.

Prendendo in esame il libro I Leoni di Sicilia, che si trova ancora tra i best-seller a oltre un anno dall’uscita, possiamo notare che il font utilizzato è molto semplice e spicca sullo sfondo chiaro.

ILLUSTRAZIONE/IMMAGINE PERTINENTE

L’immagine rappresentata su un libro dovrebbe essere il più possibile pertinente alla trama dello stesso.
A volte ho visto immagini che non avevano nulla a che vedere con la storia, mentre dovrebbero anticipare al lettore ciò che andrà a trovare leggendo il volume.
Ovviamente l’immagine deve essere in alta qualità, state attenti a non abbassarne la risoluzione quando la modificate al computer.
Online trovate diversi siti gratuiti con milioni di immagini prive di copyright. Io consiglio Pixabay, con il quale mi sono sempre trovata bene.

GENERE LETTERARIO

Dalla copertina di un libro il lettore dovrebbe intuire il genere letterario del libro.
Un thriller non potrà avere lo stesso font, stile e immagine di un romanzo rosa o di un fantasy.
Nell’esempio qui sotto vi ho proposto due copertine di un fantasy e di un thriller. Riuscite a capire subito il genere del libro, vero?

SINOSSI

Okay questo sembra un passaggio scontato, ma in realtà mi è capitato di trovare libri self senza una sinossi sul retro della copertina. La sinossi è fondamentale per convincere il lettore ad acquistare il vostro libro e anche a capire di che cosa parlerà il romanzo a grandi linee.
La trama sul retro deve avere un font leggibile, non deve essere né troppo lunga, né troppo breve.
Un altro consiglio che vorrei darvi è di evitare di auto celebrarvi. Ricordate che una sinossi non è una recensione.

COERENZA

Questo ultimo consiglio è per chi ha intenzione di scrivere o ha scritto una serie di libri collegati tra loro.
A volte mi è capitato vedere libri di saghe completamente diversi ed era impossibile capire che uno fosse il sequel dell’altro.
Non è difficile mantenere una coerenza tra volumi. Il mio consiglio, semplice ed efficace, è di utilizzare lo stesso font.

Come potete vedere, nella saga di Harry Potter il font usato è lo stesso in ogni volume, mentre è l’immagine a variare.


Spero che questi consigli possano farvi riflettere sull’importanza della copertina.
Se non siete sicuri di riuscire a realizzare una cover accattivante, chiedete aiuto a un professionista. La copertina può decretare il successo o l’insuccesso del vostro libro!

Se vi può interessare, ho attivo il mio profilo Fiverr, dove mi metto a disposizione per realizzare delle cover per libri cartacei e ebook. Non sono una professionista, sia chiaro, ma farlo mi diverte molto.
Qui sotto trovate alcune cover esempio che ho realizzato.

Curiosità, Scrittura

Come dovrebbe essere un romanzo autopubblicato

Buongiorno a tutti i lettori! In passato vi ho parlato delle caratteristiche che dovrebbe avere il libro perfetto (qui e qui), ma in questo post mi soffermerò sulle qualità che dovrebbe o non dovrebbe avere (per me) un libro self.

[Ho scritto questo post nel 2018, ma ho pensato di rivederlo e riproporlo.]

UNA BELLA COPERTINA

Sarò superficiale, ma anche se un libro è autopubblicato, dovrebbe avere una bella copertina, che invogli il lettore all’acquisto. Troppo spesso vedo libri self che hanno un font o delle immagini orribili e, credetemi, non attirano l’attenzione per i giusti motivi! Capisco che l’autore spesso non voglia spendere soldi per far realizzare la copertina da un professionista (soprattutto agli inizi), ma con un po’ di impegno è possibile ottenere un buon risultato. Esistono diversi siti dai quali è possibile prendere immagini per usi commerciali e anche programmi appositi per aggiungere il testo.
Io, ad esempio, uso il sito gratuito Canva.
Come esempio voglio citare la bellissima copertina di Heartstopper, uscito prima in self e distribuito poi con una casa editrice, che ha mantenuto la copertina originale.
Tra i libri self che ho letto, ho apprezzato molto le copertine della saga Il Lascito di Stefano Caruso.


UNA REVISIONE ATTENTA

Da lettrice e blogger mi è capitato spesso di leggere autori emergenti e una cosa che proprio mi infastidisce è quando trovo tantissimi errori. Ovviamente può capitare che sfugga qualche piccolo dettaglio (è successo anche a me), ma trovarsi di fronte un libro con errori in ogni pagina è inaccettabile.

Non dico che sia obbligatorio rivolgersi a un professionista, ma far leggere il romanzo ad altre persone è molto importante. Io, avendo scritto un libro a quattro mani, ho potuto contare sulla mia coautrice. Eppure, nonostante fossimo in due a fare lo stesso lavoro, abbiamo preferito affidarci anche a mia sorella che lavora nel campo della traduzione.


UN FINALE CURATO

Da scrittrice so che il finale è uno dei momenti più importanti della stesura del manoscritto. C’è chi segue la scaletta lasciandolo per ultimo e chi invece lo scrive fin dall’inizio. Comunque sia è un momento determinante, che mette la parola fine al romanzo.

Io stessa ho sognato quell’ instante a lungo mentre scrivevo il libro. Il momento in cui avrei potuto dire davvero di aver scritto un romanzo, in cui avrei potuto finalmente condividerlo con il resto del mondo.

Il rischio di sbagliare il finale è però alto, soprattutto per la fretta di finire. Credetemi questo stato d’animo si rifletterà nel libro se non prestate attenzione. Ho letto romanzi che promettevano benissimo e poi sono andati via via peggiorando sempre di più. Un vero peccato!


NO ALL’AUTOPROMOZIONE INVASIVA

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Pensavate che sarebbe tutto finito una volta pubblicato il libro? No!

Il vero lavoro dell’autore autopubblicato inizia nel momento stesso della pubblicazione. Barcamenarsi tra i social e blog vari in cerca di pubblicità è stressante, ma state attenti a non autopromuovervi nel modo sbagliato. Nessuno vuole essere forzato a comprare il vostro libro!

Spesso mi capita che autori mi contattino privatamente per suggerirmi di acquistare il loro libro e se per caso dico di non essere interessata in quel momento, mi scrivono a distanza di settimane per chiedermi se ho cambiato idea.
Altre volte ho ricevuto email anonime di persone che mi suggerivano “casualmente” una lettura che avevano trovato navigando sul web o in libreria, quando era palese che fossero gli autori stessi a scrivermi per autopromuoversi!


UNA CAMPAGNA EFFICACE

Come dicevo, per vendere non è sufficiente pubblicare il libro, ma è importante pianificare la campagna marketing con largo anticipo.
Mi capita spesso di vedere scrittori condividere il link del proprio libro su facebook e pensare che sia sufficiente a vendere.
La verità è che quel tipo di post risultano fastidiosi e si perdono tra le altre notizie del feed.
Da lettrice ho acquistato libri self e quelli che mi colpiscono di più sono sempre promossi in modo originale e poco invasivo.
Un’autrice che seguo su instagram, ad esempio, pubblica spesso strisce tratte dal fumetto che ha pubblicato e sono stati proprio quei contenuti gratuiti a invogliarmi all’acquisto.
Non abbiate paura a contattare bookblogger o influencer, chiedete recensioni e promuovete il vostro libro in modo intelligente!


Questi erano i miei “consigli” per tutti gli autori che come me cercano di ritagliarsi uno spazio in questo folle mondo del selfpublishing. Spero di non essere sembrata pretenziosa con questo post, anche a me è capitato spesso di sbagliare!

Se volete approfondire tutti gli altri aspetti di come penso dovrebbe essere un romanzo perfetto, vi rimando a questi due post:

Curiosità

In difesa dei blogger: una risposta alle critiche

Ieri i social sono stati protagonisti di un’ondata di indignazione, che ha coinvolto un ufficio stampa letterario e una blogger.

Che cosa è successo?

Daisy, una blogger letteraria – @lettriceperpassioneblog – , è infatti stata attaccata con pesanti insulti in seguito alla recensione negativa di un libro, inviatole da un ufficio stampa per scrittori (Il Taccuino).
“Ridicola, fascista e permalosa. Tipica sindrome da troppe ragnatele nella f*ca accumulate” sono le parole del profilo Instagram dell’ufficio stampa, poi cancellate solo quando la notizia è esplosa online.

Gli insulti sono continuati nei commenti, con l’attacco ad altre blogger che hanno voluto difendere Daisy.
Questa mattina l’ufficio stampa ha pubblicato un aggiornamento nel quale prende le distanze dai commenti, sostenendo che l’autore del post è uno dei 37 collaboratori, colpito da un grave lutto la settimana scorsa.
Diverse case editrici, citate nel sito dell’ufficio stampa, hanno preso le distanze dalla vicenda, sostenendo di non aver mai lavorato con Il Taccuino.
Ma non è tutto, alcune indiscrezioni de Il Signor Distruggere fanno pensare che in realtà i 37 collaboratori citati sul sito non esistano affatto.
Su questo particolare non voglio esprimermi, ma potete approfondire sulla pagina facebook dell’influencer.
Se volete approfondire la vicenda nel dettaglio, vi invito a visitare il blog Serial Escape e Gaialor95.

#IlSessismoNonÈUnOpinione

Questo post nasce per esprimere solidarietà nei confronti della blogger ingiustamente attaccata, ma anche per parlare di un argomento che, come me, coinvolge tantissimi appassionati di libri.
Con Giovanni di Serial Escape e Gaia di Gaialor95 abbiamo deciso di promuovere l’hashtag #IlSessismoNonÈUnOpinione in seguito agli insulti sessisti rivolti a @lettriceperpassioneblog.
Davvero nel 2020 una donna viene ancora insultata con commenti misogini per il semplice fatto di aver condiviso la propria (rispettabilissima) opinione?

In difesa dei blogger

Voglio cogliere l’occasione per difendere i blogger amatoriali che ogni giorno investono il proprio tempo libero online.
Scrivere non è il nostro lavoro, almeno nella maggior parte dei casi, ma è una passione che portiamo avanti con impegno e serietà.
I guadagni di un blog amatoriale sono effimeri o del tutto inesistenti, ma anzi, spesso sostenere un blog ha un costo monetario (es. spese di hosting).
Diversi blog collaborano ogni giorno gratuitamente con le case editrici italiane, in cambio di un libro ebook o cartaceo, offrendo feedback sinceri e aiutando a diffondere la lettura online.
Voglio ringraziare tutte le case editrici e uffici stampa che, a differenza de Il Taccuino, hanno fiducia nella comunità dei bookblogger italiani e ne riconoscono il potenziale.
Ringrazio anche tutti gli autori emergenti, self e non che continuano ad inviare le proprie opere.
Personalmente continuerò a portare avanti questa passione con serietà e professionalità, sperando, nel mio piccolo, di supportare al meglio i talenti che il nostro Paese ha da offrire.

Grazie, Feliscia



Curiosità

Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo: perché ho scelto questo indirizzo di studi

Buongiorno lettori! Oggi voglio tornare a parlarvi dei miei studi universitari e della ragione per cui ho scelto l’indirizzo di Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo. Farò anche una breve panoramica sulle materie affrontate dal corso e sugli eventuali sbocchi lavorativi che può offrire una preparazione di questo tipo.

Perché ho scelto L.A.M.S

Ho sempre avuto un forte interesse nei confronti del mondo letterario e culturale, ma anche televisivo e cinematografico.
Con un’area di interessi così ampia, credevo di dovermi focalizzare su uno o due interessi specifici, finché non mi sono imbattuta nel corso di Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo.
L’indirizzo in questione affronta materie in quattro macro-ambiti diversi: letterario (es. Letteratura), artistico (es. Storia dell’arte), musicale (es. Storia della musica) e dello spettacolo (es. Storia del cinema).
Vi consiglio di valutare questo indirizzo se avete un forte interesse per almeno una delle categorie citate e se volete trovare lavoro in uno di questi ambiti.
Io, nello specifico, mi sono iscritta a ecampus, ma potete trovare lo stesso indirizzo anche in altre università.

Le materie

Il corso ha due indirizzi di studio diversi: il curriculum letterario e il curriculum audiovisivo.
Il primo anno è comune, ma il secondo e il terzo anno hanno alcuni esami a scelta, che variano a seconda del curriculum scelto.
Le materie spaziano da attività formative base, come Letteratura italiana o Linguistica, fino a materie più specifiche come Storia del cinema/televisione o Metodologie di analisi del testo. Il corso prevede inoltre diversi laboratori a scelta, come Laboratorio di social media, Laboratorio di scrittura ecc…

Potete consultare la lista completa delle materie di ecampus sul sito ufficiale.

Sbocchi lavorativi

Il corso di L.A.M.S fornisce una preparazione ad ampio raggio, con sbocchi lavorativi in diversi ambiti.
Ecco alcuni esempi:
– Editoria
– Organizzazione di eventi, festival; uffici stampa.
– Promozione ed enti culturali
– Musei e settori artistici
– Biblioteche e archivi
– Produzione televisiva, cinematografica e teatrale

Ulteriori informazioni

Anni: 3
Crediti: 180
Costo: 3900€ all’anno + tasse (ecampus)

Per approfondire: La mia esperienza con l’università online (ecampus)