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Tirocinio Erasmus+: la mia esperienza sei mesi dopo

Il 2020 è stato un anno particolare per tutti, ma per me è anche stato un periodo di cambiamento e di crescita professionale.
Come ho già avuto occasione di raccontarvi, durante l’estate dello scorso anno sono partita per un tirocinio Erasmus nei Paesi Bassi, della durata di sei mesi.
Il primo mese lontano da casa è stato ricco di sfide, soprattutto dal punto di vista psicologico. Ma ora che i sei mesi di tirocinio sono finiti, qual è la mia valutazione complessiva sull’esperienza? Scopriamolo subito insieme!

Il primo mese di tirocinio Erasmus

Come vi ho già ampiamente parlato nel mio post precedente dedicato all’esperienza Erasmus, il primo mese è stato difficile. Adattarsi a un nuovo ambiente e a una realtà lavorativa non è mai facile, soprattutto se ci si ritrova lontano da casa nel pieno di una pandemia mondiale.

Per la prima settimana ho pianto ogni giorno. Mi addormentavo soffocando il pianto nel cuscino, con il timore che quella sensazione di sconfitta, tristezza e solitudine non se ne sarebbe mai andata.
Avrei voluto prendere il primo volo e tornare tra le braccia di mio marito, al sicuro, a casa mia.

Leggevo storie di esperienze incredibili e io, invece, mi sentivo come se avessi fallito. Sarei dovuta essere felice, grata dell’opportunità ricevuta, ma riuscivo soltanto a pensare a quanto volessi tornare a casa. La persona che era partita con due valigie e il cuore che scoppiava di felicità era scomparsa, soffocata dalla consapevolezza che la dura realtà era molto diversa.

“E così ho chiesto aiuto. Mi sono sfogata con la mia migliore amica, ho detto la verità su come mi sentivo a mio marito e ho chiamato la mia psicologa, che mi sta fornendo supporto a distanza durante questo cambiamento della mia vita.
Ho capito che chiedere aiuto non fa di me una persona debole, ma forse proprio il contrario. Fa di me una persona che vuole lottare per i propri sogni, anche se è difficile e a volte fa maledettamente male.”

Che cosa è cambiato…

Al lavoro mi sentivo accolta e supportata, ma non riuscivo a stringere nessun rapporto di amicizia.
Ero partita con il desiderio di essere una persona nuova e stavo ricadendo nella abitudini che ho sempre odiato di me stessa; la timidezza, il sentirsi costantemente inadeguata.
Tutti i conoscenti, a casa, ammiravano il mio coraggio, mentre io mi sentivo soltanto persa. Aprirmi su come mi sentivo davvero mi ha permesso di vedere la realtà da un’altra prospettiva.
In quel momento mi sono avvicinata ad alcune persone che, come me, stavano affrontando un cambiamento.
Ci siamo ritrovati in una nuova routine, e a poco a poco ho trovato un nuovo posto da chiamare casa, in un momento in cui la mia vera casa era irraggiungibile.
Una casa piena di risate, confidenze e anche con qualche momento più difficile. Una casa con un mix di culture e lingue diverse, accumunate dalla voglia di costruire qualcosa di unico. E così è stato.

Credo che ogni esperienza Erasmus sia diversa. Se non state vivendo il periodo incredibile di cui tutti parlano, non sentitevi inadeguati. Forse non era il momento adatto, non eravate pronti o le circostanze non erano giuste. Parlarne con qualcuno potrebbe aiutarvi a capire meglio come vi sentite.

Che cosa ho imparato in Erasmus

Sapevo che l’Erasmus mi avrebbe cambiata in molti modi, ma non sapevo quanto mi avrebbe permesso di crescere e maturare, professionalmente e umanamente.

  • Un tampolino di lancio: il tirocinio mi ha aiutata ad avvicinarmi a un settore lavorativo del quale non avrei mai pensato di fare parte. Mi ha permesso di imparare, avere il coraggio di portare le mie idee e costruirmi un futuro dopo l’università.
    Il mio consiglio è di prendere l’occasione con serietà e impegno. Con un po’ di “fortuna” potreste riuscire anche a trovare un lavoro, come accaduto a me o, mal che vada, portarvi a casa un buon bagaglio di nuove competenze.
  • Un nuovo livello linguistico: sei mesi di permanenza sono una quantità di tempo considerevole per affinare o imparare una nuova lingua. Usarla nel vostro quotidiano vi permetterà di crescere molto più velocemente di quanto fareste restando nel vostro Paese.
    Durante il tirocinio ho potuto migliorare il mio livello di inglese, soprattutto la pronuncia e usare più spesso l’olandese, soprattutto con i miei colleghi di lavoro.
  • Nuovi rapporti di amicizia: Ho avuto la fortuna di conoscere alcune persone, che spero possano continuare ad essere parte della mia vita anche in futuro. Con loro ho condiviso la mia casa, costruito momenti che ricorderò per la vita e che hanno confermato il valore che attribuisco all’amicizia.
  • Il valore di una casa: L’Italia, ahimé, mi è sempre stata stretta. Vivere all’estero per un periodo mi ha permesso di capire il valore di avere una casa, una famiglia, un tetto sicuro sulla testa. Ho sentito la mancanza di momenti della mia quotodianità che davo per scontati e che mi sono mancanti mentre ero lontana.

Erasmus durante la pandemia

Sono consapevole che la mia esperienza Erasmus sarebbe stata diversa in circostanze “normali”. Le restrizioni e il lockdown hanno pesantemente influito sulla sfera sociale dell’esperienza. Sono mancante le uscite con i colleghi, le feste, i viaggi nei Paesi Bassi o la leggerezza che l’Erasmus dovrebbe avere.
Partire durante una pandemia non è stato facile, soprattutto dal punto di vista psicologico. Le limitazioni alla propria libertà, la paura di rimanere bloccati all’estero e il peso psicologico del lockdown hanno influito sulla serenità della permanenza.

Nel complesso, nonostante le difficoltà e la situazione sanitaria, il tirocinio Erasmus è stata una delle esperienze più incredibili della mia vita.

Potete recuperare il mio post precedente, con alcuni consigli per vivere al meglio l’Erasmus, qui.

E voi siete mai stati in Erasmus?

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Erasmus+: Com’è andato il mio primo mese lontano da casa

Prima di patire per il Tirocinio Erasmus all’estero ero talmente entusiasta che nulla mi avrebbe potuta fermare. Ma ora che è trascorso oltre un mese dalla mia partenza, i miei sentimenti nei confronti di questa esperienza saranno cambiati?
Ho pensato di portare l’argomento di questa giornata un po’ fuori tema, parlandovi della mia esperienza Erasmus finora, delle gioie e soprattutto delle difficoltà.

Nell’ultimo periodo la mia vita è cambiata molto; ho chiuso la mia attività, salutato amici, famiglia e amore e ho inseguito uno dei miei sogni per svolgere un tirocinio all’estero in un’azienda nei Paesi Bassi.
Lo confesso, i primi giorni, anzi, le prime settimane, sono state difficili.
Quando leggiamo storie di Erasmus sentiamo parlare di quanto sia stata un’esperienza fantastica e formativa, che cambia letteralmente la vita.
Ciò che spesso però non viene detto è quanto sia difficile adattarsi a un nuovo ambiente e trovare la propria routine in un Paese nuovo, lontano dai propri affetti.

Le difficoltà della prima settimana

Ero partita così piena di energia ed entusiasmo che quando sono finalmente arrivata a destinazione e ho messo piede nel mio nuovo appartamento, la consapevolezza della mia decisione mi ha travolta.
Ho realizzato che non mi trovavo lì per l’ennesima vacanza in solitaria. Sarei dovuta (anzi, dovrò) rimanere lontano da casa per sei lunghi mesi.
Avevo addosso la sensazione di aver commesso una terribile decisione e non riuscivo a farmene una ragione.
Per la prima settimana ho pianto ogni giorno. Mi addormentavo soffocando il pianto nel cuscino, con il timore che quella sensazione di sconfitta, tristezza e solitudine non se ne sarebbe mai andata.
Avrei voluto prendere il primo volo e tornare tra le braccia di mio marito, al sicuro, a casa mia.

A volte è necessario chiedere aiuto

Dopo la prima settimana ho smesso di addormentarmi piangendo, ma insieme alle lacrime la paura non se ne era andata.
Il lavoro (che adoro) riusciva a distrarmi durante il giorno, ma alla sera la negatività tornava a farmi visita.
In quelle settimane ho odiato me stessa perché stavo rovinando quella che sarebbe dovuta essere l’esperienza più bella della mia vita. Perché non potevo essere come tutti gli altri?
Avrei potuto prendere un aereo e tornare a casa, chiudere quel capitolo e ricominciare da capo più vicino a casa. Avrei potuto farlo e non ci sarebbe stato nulla di male, ma avevo fatto una promessa a me stessa.
Restare non significava però che dovevo tenermi tutto dentro. E così ho chiesto aiuto. Mi sono sfogata con la mia migliore amica, ho detto la verità su come mi sentivo a mio marito e ho chiamato la mia psicologa, che mi sta fornendo supporto a distanza durante questo cambiamento della mia vita.
Ho capito che chiedere aiuto non fa di me una persona debole, ma forse proprio il contrario. Fa di me una persona che vuole lottare per i propri sogni, anche se è difficile e a volte fa maledettamente male.

Trovare una nuova routine

Ora che sono passate quasi cinque settimane dal mio arrivo sento di aver trovato una routine. Ci sono giorni in cui mi sento giù e conto i mesi che mi separano dal ritorno a casa, ma so di aver preso la decisione giusta.
Questo Erasmus mi sta permettendo di crescere professionalmente e come persona.
Mi sento incredibilmente fortunata di essere stata accettata in un’azienda da cui sto imparando molto. Ogni giorno so che sto facendo un passo avanti. Sono circondata da persone dalle quali posso imparare e sto stringendo rapporti che potrebbero diventare presto buone amicizie.
Non so come saranno i prossimi mesi, ma quello che so è che sono felice di essere partita e di essermi messa in gioco.

I miei consigli

Dopo questo primo mese voglio darvi alcuni consigli se mai intraprenderete questa esperienza. So bene che ogni caso è diverso (come è giusto che sia), perciò se vi trovate in Erasmus e non vi sentite come mi sono sentita io, non c’è nulla di male, ma:

  • Condividete le vostre sensazioni con qualcuno

Che abbiate paura o vi sentiate soli, condividete con qualcuno ciò che provate. Potete sfogarvi con qualche amico, con la vostra famiglia o anche chiedere un aiuto professionale come ho fatto io. Non lasciate che i vostri sentimenti vengano soffocati o vi sentirete soltanto peggio.

  • Fate nuove conoscenze

Sono partita in Erasmus con la paura che non avrei mai conosciuto nessuno, che sarei tornata senza aver stretto alcun tipo di rapporto.
Ovviamente dopo un mese non posso ancora dire di aver stretto amicizie durature, ma so di essere sulla giusta strada.
Nella maggior parte dei casi troverete persone che come voi si trovano lontano da casa. Non abbiate paura di aprirvi a loro.

  • Imparate dagli altri

Che vi troviate in Erasmus lavorativo o di studio, questa esperienza può essere molto formativa. Cercate di apprendere al meglio e lasciate ispirare dai vostri colleghi di lavoro/corso. Le competenze apprese vi saranno molto utili nel vostro futuro professionale!

  • Immergetevi nella cultura

L’ultimo consiglio che voglio darvi è di immergervi il più possibile nella cultura del luogo. Non restate troppo attaccati alla vostra italianità. Provate nuovi cibi, una lingua diversa, esperienze e godetevi tutte le bellezze che la vostra nuova casa ha da offrire. Tornerete a casa più arricchiti!

Spero che questo articolo possa esservi stato utile. Se volete lasciarmi un commento mi farà soltanto piacere!

Potete recuperare il mio precedente articolo sull’argomento qui: Tirocinio Erasmus+: che cos’è e come fare domanda

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Tirocinio Erasmus+: che cos’è e come fare domanda

Quando sentiamo parlare di Erasmus pensiamo quasi automaticamente a un’esperienza di studio all’estero. I fondi Erasmus però possono essere richiesti anche per un‘esperienza lavorativa all’estero, durante il corso di studi o nell’anno seguente alla laurea.
Questa opportunità si chiama “Erasmus+ Mobilità per Tirocinio” ed è promossa dall’Unione Europea con lo scopo di offrire agli studenti un’occasione per arricchire il proprio curriculum lavorativo presso aziende in uno dei Paesi Europei partecipanti al Programma.

Come fare domanda per il tirocinio Erasmus+?

Per partecipare all’Erasmus+ è necessario fare domanda attraverso il proprio Ateneo entro i termini stabiliti per l’anno in corso. Il candidato verrà selezionato da una Commissione e dovrà sostenere un colloquio per entrare in graduatoria con gli altri studenti.
Parallelamente dovrà cercare un’azienda presso cui effettuare il tirocinio, il più possibile vicina al proprio ambito di studi.
La piattaforma Erasmus Intern offre diversi tirocini formativi in tutto il mondo, ai quali è possibile candidarsi.

A quanto ammonta il contributo finanziario Erasmus?

Il contributo è proporzionale al costo della vita del Paese selezionato, ma varia dai 300€ ai 400€ mensili.
Il tirocinio può avere una durata tra i 2 e i 12 mesi.
Alcuni tirocini offrono un rimborso spese aggiuntivo/stipendio, che dovrà essere sommato al contributo finanziario europeo.

Perché partecipare?

Partecipare a un tirocinio all’estero ha diversi benefici. Può essere un ottimo modo per migliorare le proprie competenze linguistiche; avvicinarsi al mondo del lavoro ed essere più appetibili per il post-laurea; migliorare le proprie competenze lavorative; ma anche crescere personalmente e diventare più indipendenti.

La mia esperienza

Anche io ho preso parte al tirocinio Erasmus+. In questo momento mi trovo proprio nei Paesi Bassi per un tirocinio della durata di 6 mesi.
Fatemi sapere nei commenti se vi piacerebbe leggere un post con la mia esperienza più nel dettaglio nei mesi a venire.

Per maggiori informazioni sul tirocinio e sulla modalità di applicazione vi invito a consultare il sito ufficiale Erasmus+, ma vi consiglio anche di contattare l’ufficio tirocini della vostra università.

E voi avete mai preso parte a un’esperienza di questo tipo all’estero?