Buongiorno lettori! Oggi voglio parlarvi di un fenomeno interessante nel quale mi sono imbattuta di recente: l’experiential crossing.
Questo termine è stato coniato dallo psicologo e scrittore Charles Fernyhough e si riferisce al rapporto che il lettore intraprende con i personaggi di un libro. Secondo alcune ricerche intraprese dal Guardian insieme all’università di Durnham, molti dei lettori non si limita a leggere storie, ma ricrea mondi e personaggi in modo attivo. Questo significa che anche una volta che il libro viene posato, la voce di un personaggio rimane in testa al lettore, guidandolo nella vita quotidiana. Metà dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato inoltre di sentire le voci dei personaggi durante la lettura o di avere il qualche modo esperienze extra sensoriali.
Se vi è quindi capitato di “vivere” un personaggio o una realtà narrativa nella vostra vita quotidiana, non siete pazzi, ma siete invece in buona compagnia!
Il talento di un autore sta nel trasmettere queste sensazioni ai propri lettori. A questo proposito non posso che pensare a J.K Rowling, un chiaro esempio di quanto l’experiential crossing sia diffuso. I fan sono riusciti a immedesimarsi così tanto nei personaggi da lei creati, che hanno sofferto davvero quando alcuni di questi sono venuti a mancare. Se non è talento questo!
E voi avete mai sperimentato l’experiential crossing? Fatemi sapere nei commenti!
Si vero, secondo me dipende da quanto massimo é il potere di immaginazione collegato alla concentrazione.
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Penso proprio di averlo sperimentato.
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Pure io e il mio fidanzato anche mi sa 😂
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Si è verissimo! L’ho vissuto con più di un libro. È veramente una cosa strana ma interessante da analizzare 😉 Secondo me dipende anche dal momento in cui si legge, se siamo più suscettibili e fragili, quindi più influenzabili. O almeno, parlo per me stessa 😀
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Sperimentato. Quando leggo di personaggi belli e interessanti, mi capita che mi accompagnino per un po’.
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Secondo me tutti i libri dovrebbero trasmettere qualcosa di simile, ti devi calare nei personaggi, anche se non sono esattamente come te.
Il paragone che potrei fare è quello del teatro, della recitazione, dove ci sono tante parti e ruoli. Un libro fatto bene riesce a calarti in varie parti
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Hai ragione! Però non è semplice creare personaggi di questo tipo
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“After all this time? Always!” è il mio motto. Io mi sono impersonato pienamente in Piton: amare una donna che non ricambia, essere geniale sotto alcuni aspetti ma con un carattere di merda. Mentre leggevo vivevo al suo posto. Io mi sentivo lui ma non mi è capitato solo con Piton. Artemis Fowl, Marcovaldo, Kafka (in Lettere a Milena). Io entravo nel libro e il libro entrava in me. Scrittori davvero talentuosi e concludo con una riflessione: si vive meglio in un libro che in un film…
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Capita spessissimo anche a me, grazie al tuo articolo ora so dargli un nome!
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