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Anne with An E: recensione dell’ultima stagione (Chiamatemi Anna #3)

Ieri è uscita la terza stagione di Anne with An E (Chiamatemi Anna) su Netflix, che sarà purtroppo anche l’ultima.

La serie, tratta dai romanzi di Lucy Maud Montgomery, non avrà infatti una quarta stagione, come annunciato da Netflix qualche mese fa.

[Cercherò di ridurre gli spoiler al minimo, ma parlerò di alcune tematiche trattate più avanti nella serie, senza entrare nei dettagli]

Anne ha compiuto finalmente sedici anni, ed ora che è cresciuta è decisa a ripercorrere la sua infanzia, alla ricerca delle proprie origini. La sua decisione complica però il rapporto con Marilla e Matthew, i quali temono che Anne possa allontanarsi da loro e trovare un’altra famiglia con cui vivere.

La nuova stagione non è solo incentrata sui drammi familiari, ma è ricca di argomenti molto attuali, come il femminismo e la parità di genere.

Crescendo, Anne si trova infatti ad affrontare le limitazioni imposte dalla società per il suo essere donna e la violazione della libertà di parola. Ma se ormai conoscete Anne, sapete che non ha alcuna intenzione di restare in silenzio!

La terza stagione da spazio anche a nuovi personaggi, come la nativa americana Ka’kwet e la propria famiglia. A loro è dedicata una storyline drammatica e toccante, che ripercorre una realtà a molti ancora sconosciuta.

Ka’kwet viene infatti imprigionata in quelle che all’epoca erano chiamate “scuole residenziali“. Queste scuole (drammaticamente simili a prigioni) avevano all’apparenza lo scopo di integrare le popolazioni indigene nella cultura occidentale, ma erano in realtà teatro di violenze su minori.

I bambini che le frequentavano erano strappati dalle proprie famiglie e dovevano vivere lontano da loro tra violenze e violazioni dei diritti umani. Venivano privati delle proprie origini e resi più simili possibili ai “bianchi”. (Qui potete leggere più informazioni a riguardo)

La terza stagione di Anne with An E non risparmia quindi tematiche difficili, ma nel farlo non risulta mai forzata. Ogni tematica è perfettamente integrata nella storia principale, e anche se la trama si discosta molto dai libri, è un cambiamento di cui avevamo bisogno.

I rapporti tra uomo e donna vengono affrontati ancora una volta, ma la percezione di Anne nei confronti dell’amore è cambiata.

La stagione inizia con una contrapposizione tra l’amore adulto, come quello di Bash e Mary, e le cotte adolescenziali dei compagni di classe di Anne.

Con il passare delle puntate questa distinzione sfuma, mostrandoci una Anne più matura e consapevole dei rapporti tra uomo e donna. Non è più la bambina che ha distrutto la propria lavagna sulla testa di Gilbert, è cresciuta e sa che scegliere qualcuno da amare può influenzare il proprio futuro.

L’atteggiamento “ribelle” di Anne può sembrarci normale al giorno d’oggi, ma la serie ci ricorda che la protagonista ha una mentalità all’avanguardia in una società che non è ancora pronta al cambiamento.

Anne with An E è stata una sorpresa continua ed è un peccato che sia stata cancellata dopo una stagione così ricca di avvenimenti. Nonostante siamo costretti a dire addio ad Anne e tutti gli altri, lo facciamo con un finale ricco di pathos che non dimenticheremo facilmente.

Voto: 5/5