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Ho visto This is Paris, il documentario di Paris Hilton: ecco cosa ne penso

Non sono una persona che ama i reality show e non sono particolarmente interessata al mondo degli influencer, ma per qualche ragione quando ho visto che è debuttato online il documentario di Paris Hilton, ho voluto vederlo.
Devo essere sincera, This is Paris non mi è dispiaciuto. Voglio subito spiegarvi perché!

[Attenzione il seguente articolo contiene spoiler]

Ereditiera della lussuosa catena di Hotel Hilton, Paris Hilton è conosciuta al grande pubblico a causa dei suoi numerosi scandali e la sua vita sgregolata.
Oggi Paris non è più l’oggetto continuo delle attenzioni dei paparazzi, ma la sua popolarità ha contribuito a cambiare il mondo dei social media come li conosciamo oggi.
Dietro a lei, si nasconde però una donna che ha vissuto momenti difficili e che ha preferito nascondere dietro a un personaggio costruito.
Perché la Paris Hilton “dietro le quinte” è molto diversa, a cominciare dalla sua voce profonda per citarne una, e in pochi la conoscono davvero.

Uno degli scandali che l’hanno vista coinvolta è stata l’uscita un filmato hard tra lei e il suo ragazzo dell’epoca Rick Salomon, venduto ai media da Rick stesso a insaputa di Paris.
Anche se l’episodio ha aiutato la fama crescente di Paris, i media all’epoca la definirono “una cattiva ragazza” e celebrarono le gesta dell’uomo.
Come dice la Hilton stessa, uno scandalo del genere, al giorno d’oggi, avrebbe avuto risvolti molto diversi.

Ma il vero fulcro del film non è la sua vita da copertina o le ricchezze ostentate. Paris Hilton ancora oggi, a distanza di decenni, deve lottare con lo stress post traumatico di un evento che ha vissuto da adolescente. Un trauma di cui nemmeno la famiglia è al corrente e che oggi è pronta a rivelare al mondo.
Quando era adolescente i suoi genitori la confinarono in diversi campi scuola per correggere il suo comportamento sgregolato, dai quali lei costantemente fuggiva, fino alla decisione di spedirla, a sua insaputa, alla Utah’s Provo Canyon School, un “centro di cura” per adolescenti problematici.

Supportata da altre donne che all’epoca erano detenute con lei, Paris smaschera le torture psicologiche e fisiche subite in quegli anni e che ancora oggi le causano difficoltà a stringere relazioni durature, problemi di fiducia, incubi e attacchi di ansia.

Ho trovato questo film interessante perché mostra la celebrity sotto una nuova luce. Vediamo ancora la Paris che ama stare sotto i riflettori e ambisce ad avere un miliardo di dollari, come lei stessa ammette, ma è anche una donna che non ha più paura di essere se stessa.
Dal punto di vista psicologico trovo che l’ereditiera sia un caso di studio interessante, soprattutto per quanto riguarda il rapporto turbato con i propri genitori e i problemi di fiducia che le impediscono di legarsi alle persone.
Anche se non ho mai seguito i gossip che la riguardano, ho apprezzato una visione più sincera del suo personaggio.
Credo anche che i media siano stati molto duri con lei in passato ma ritengo anche che Paris sappia che se vuole arrivare all’obiettivo del miliardo di dollari ha bisogno di reinventarsi e cambiare la propria immagine.
Se quindici anni fa la sua celebrità era all’apice, negli ultimi anni è in continuo declino e credo che questo l’ereditiera lo sappia bene. This is Paris è la sua occasione per essere se stessa, condividere i propri traumi, ma anche reinventarsi.

Quindi chi è secondo me la vera Paris Hilton?

Io credo che Paris Hilton sia una donna che, nonostante la ricchezza e la vita da privilegiata, ha vissuto molti episodi traumatici nella sua vita, che ancora oggi la perseguitano. Ma è anche una donna intelligente e un’imprenditrice scaltra. Sa che il brand che ha costruito e funzionava in passato, oggi è superato. Ecco la ragione di This is Paris, un re-branding intelligente e che potrebbe riportarla alla ribalta.

Documentari, Serie Tv

The Social Dilemma: un docu-film sulle conseguenze e l’uso dei social media

Quali effetti hanno su di noi i social media? Come vengono usati per cambiare le nostre opinioni e abitudini?

Un team di esperti, formato da ex dipendenti di Google, Facebook, Twitter, Instagram ed altri social media degli ultimi anni, rivelano la propria esperienza nel documentario The Social Dilemma, come dipendenti di questi grandi colossi e indagano l’uso e le conseguenze dei social media.

LA TRAMA

Gli esperti toccano diversi topic, intervallati da scene di un film che mostra le conseguenze dei social media in una famiglia statunitense.
In questo docu-film scopriamo come i social media hanno fatto aumentare a dismisura il tasso di suicidi e depressione tra i giovanissimi e come siano strutturati per creare una dipendenza sempre maggiore.
Le interviste, così come il film, pongono una particolare importanza sul modo in cui i social media possono cambiare le abitudini e i pensieri degli utenti, attraverso un continuo bombardamento di pubblicità mirate.
Il documentario si focalizza poi sul fenomeno, sempre più diffuso, delle fake news e di come alcuni capi di stato e politici le usino per manipolare le masse.

LA MIA OPINIONE

The Social Dilemma è uscito il 9 settembre 2020 su Netflix, ma è stato presentato all’inizio dell’anno al Sundance Festival.
Il documentario offre una visione realistica ma anche preoccupante della situazione attuale e lo fa con l’opinione di persone che hanno conosciuto il fenomeno da vicino, perché sono state parte del cambiamento, chi con Google, chi con Facebook o altri social network.
Ho apprezzato il progetto perché non tenta di portare lo spettatore in una direzione precisa, ma lo spinge a porsi delle domande e a fare delle considerazioni personali.

Il film alleggerisce le interviste, permettendoci anche di vedere come la Generazione Z è colpita dalla tecnologia. Sebbene abbia apprezzato le transizioni, avrei preferito che non fosse solo la Generazione Z quella coinvolta dai social nel film. Gli utenti dei social network, Facebook in particolare, sono anche adulti e sono proprio loro a cadere spesso vittima delle fake news. Sarebbe stato più utile mostrare le varie generazioni a confronto e come vengono colpite dall’uso di Internet.

Nel complesso ho trovato il documentario molto interessante e alla fine della visione è impossibile non porsi delle domande.
Vi consiglio di recuperarlo e, alla fine, riflettere sulle vostre considerazioni personali.

Voto: 4/5

Documentari

Down to earth: recensione della docu-serie Netflix con Zac Efron

Oggi voglio parlarvi della nuova docu-serie Down to Earth, formata da 8 episodi e uscita su Netflix pochi giorni fa.
Zac Efron, attore statunitense e Darin Olien, uomo d’affari e autore del libro SuperLife, intraprendono un viaggio in otto Paesi e città del mondo, alla ricerca di uno stile di vita sostenibile e salutare.
Islanda, Costa Rica, Francia e Sardegna sono solo alcuni dei luoghi visitati dai due amici e dalla loro troupe.


Down to Earth (in italiano Con i piedi per terra) si pone come un interessante documentario sull’ambiente e uno stile di vita più sano, ma risulta troppo confusionario. Spesso le soluzioni sostenibili presentate nelle puntate vengono liquidate senza che si riesca davvero ad approfondire l’argomento. Zac e Darin sembrano due amici in vacanza che passano da un luogo di interesse all’altro, tra un “cool” e un “dude” di troppo.
Devo dire comunque che la presenza di Zac Efron doveva essere un “campanello di allarme sufficiente”. Con questo non voglio denigrare il suo lavoro, ma quanto più sottolineare l’ovvietà della direzione che avrebbe preso la serie, ovvero quella di intrattenere.
Down to earth è prima di tutto una docu-serie di intrattenimento e poi di informazione.

Il problema principale della serie l’ho trovato però nel montaggio finale e nella voce fuori campo di Zac Efron. L’attore infatti non si limita ad arricchire il video con dati interessanti o informazioni sui luoghi visitati, ma si insinua nei dialoghi con battute o pensieri, che ho trovato fuori luogo.
Nell’episodio dedicato alla Francia, la crew viene ripresa malamente quando interrompe (a causa di un problema al microfono di Zac) un medico che stava spiegando i miracoli di Lourdes.
Nell’episodio in Islanda, invece, Zac e Darin porgono diverse domande a una guida mentre visitano delle cascate e la guida non è in grado di rispondere. Seguono diversi momenti di silenzio e battute fuori campo di Zac.
Questo tipo di scene, che di solito verrebbero tagliate in montaggio, rimangono, scatenando nello spettatore il cosiddetto imbarazzo per procura (secondhand embarassment).

La serie è comunque molto interessante e offre una prospettiva diversa al problema ambientale e alle soluzioni adottate dai diversi Paesi del mondo.
Le puntate sono leggere e introducono al tema della sostenibilità.

Voto: 3 su 5.

Documentari

Alaska missione animali: la docu-serie per gli amanti degli animali e della natura

L’Alaska è uno Stato selvaggio, con paesaggi mozzafiato e vaste aree naturali abitate da diverse specie animali, come aquile e foche.
Alaska missione animali, su National Geographic Wild, segue il lavoro di alcuni gruppi di volontari e specialisti che si occupano di soccorrere e curare gli animali in difficoltà.
Ogni puntata segue il salvataggio e la cura di alcuni animali in centri specializzati, come il centro rapaci (Alaska Raptor Center), il centro specializzato in mammiferi marini e uccelli marini (Alaska SeaLife Center) e l’Alaska Wildlife Conservation Center.

Il recupero avviene su segnalazione delle autorità o di privati cittadini, con il coinvolgimento di veterinari e specialisti, che soccorrono l’animale in difficoltà e lo portano nel centro specializzato, dove riceverà tutte le cure del caso.
La serie mette in luce il grande lavoro di conservazione e protezione delle specie, a rischio e non, che abitano le terre selvagge dell’Alaska.
La puntata segue 3/4 animali alla volta, mostrando il processo di guarigione, fino alla messa in libertà nel loro habitat naturale (quando possibile).
Purtroppo non tutti gli animali riescono a superare le cure e il documentario affronta anche questo aspetto più difficile.

Le puntate escono tutti i venerdì alle 21.10 su Nat Geo Wild, con diverse repliche durante la settimana.
Sul sito dedicato al programma è possibile adottare a distanza gli animali e supportare il lavoro dei centri.


Puntate: 6
Durata: 50 minuti c.a ciascuna
Stagioni: 1
Anno: 2020
Dove: Nat Geo Wild