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Strike-Bianco Letale: recensione flash della quarta stagione [NO SPOILER]

A fine mese in Gran Bretagna è andata in onda su BBC 3 la quarta stagione di Strike, serie tv tratta dai libri di Robert Galbraith (J.K Rowling). Come sapete Strike è una saga che adoro e ho subito voluto recuperare i nuovi episodi.
La quarta stagione è tratta dal libro Bianco Letale, uscito in Italia a febbraio 2019, ed è stata divisa in quattro episodi.

TRAMA

La quarta stagione riprende esattamente da dove avevamo lasciato i nostri protagonisti: Robin ha appena sposato Matt, ma non riesce ad allontanare la sensazione di aver commesso un errore. Il pentimento si riflette nei suoi occhi, che non riescono ad esprimere la gioia di quello che dovrebbe essere un giorno indimenticabile.
Cormoran è arrivato in tempo al matrimonio e tra sentimenti non detti, chiede a Robin di tornare a lavorare insieme a lui.

Un salto temporale di un anno ci porta alla quotidianità dei due soci. Lo studio è in crescita e i due si destreggiano tra vari casi, sopratutto di infedeltà coniugale. Il rapporto tra Cormoran e Robin però è prettamente lavorativo, quasi teso, almeno fino a che Billy, un ragazzo problematico, non si presenta nel loro ufficio, dicendo di aver assistito a un omicidio quando era bambino.
Il nuovo caso si prospetta ricco di insidie e vede coinvolto un importante politico inglese. Ancora una volta Strike e Robin dovranno risolvere il caso in una pericolosa lotta contro il tempo.

LA MIA OPINIONE

Questa quarta stagione ha ricevuto diverse recensioni tiepide, ma a mio parere Bianco Letale è ben fatta e un ottimo sequel delle avventure di Cormoran e Robin.
La trama è molto fedele al libro e ne segue anche le linee più lente, con più focus sui dialoghi e meno sull’avere una trama ricca di adrenalina.
Ci sono comunque alcuni momenti più movimentati, come una scena notturna ambientata in un bosco o alcuni scontri tra i nostri protagonisti e alcuni personaggi secondari.

Ho apprezzato in modo particolare Holliday Grainger, che è riuscita a trasmettere tutta la sofferenza psicologica di Robin.
La serie riesce a mostrare come l’ansia e un evento traumatico possano travolgere la vita di una persona, mentre gli altri intorno a lei non si rendono conto di quello che sta passando.
Robin è un personaggio che sto amando sempre di più; ha avuto una crescita personale importante, ha capito ciò che vuole ed è disposta a lottare per ottenerlo. Non vuole più rifugiarsi nella sofferenza come ha fatto in passato, ama il suo lavoro e ha intenzione di metterlo al primo posto.
Nonostante i casi brillanti, l’attrazione principale della serie restano Cormoran e Robin.
I due protagonisti sono riusciti a ricalcare il gioco di sguardi e parole non dette che ho immaginato leggendo i libri.
I due attori sono perfettamente a loro agio nei panni dei rispettivi personaggi e la chimica tra loro è innegabile. Anche quando la trama rallenta, la loro chimica mantiene sempre alto il livello dello show.

(C) Bronte Films – Photographer: Steffan Hill

Sebbene abbia apprezzato questa stagione avrei preferito un maggiore approfondimento dei personaggi secondari, che non mi hanno colpita come in altre stagioni.

Spero sinceramente che, nonostante un calo di ascolti, la serie continui con una quinta stagione con Troubled Blood, il quinto romanzo della saga, uscito da pochissimo in lingua inglese (Ve ne ho parlato qui).

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