Documentari

Down to earth: recensione della docu-serie Netflix con Zac Efron

Oggi voglio parlarvi della nuova docu-serie Down to Earth, formata da 8 episodi e uscita su Netflix pochi giorni fa.
Zac Efron, attore statunitense e Darin Olien, uomo d’affari e autore del libro SuperLife, intraprendono un viaggio in otto Paesi e città del mondo, alla ricerca di uno stile di vita sostenibile e salutare.
Islanda, Costa Rica, Francia e Sardegna sono solo alcuni dei luoghi visitati dai due amici e dalla loro troupe.


Down to Earth (in italiano Con i piedi per terra) si pone come un interessante documentario sull’ambiente e uno stile di vita più sano, ma risulta troppo confusionario. Spesso le soluzioni sostenibili presentate nelle puntate vengono liquidate senza che si riesca davvero ad approfondire l’argomento. Zac e Darin sembrano due amici in vacanza che passano da un luogo di interesse all’altro, tra un “cool” e un “dude” di troppo.
Devo dire comunque che la presenza di Zac Efron doveva essere un “campanello di allarme sufficiente”. Con questo non voglio denigrare il suo lavoro, ma quanto più sottolineare l’ovvietà della direzione che avrebbe preso la serie, ovvero quella di intrattenere.
Down to earth è prima di tutto una docu-serie di intrattenimento e poi di informazione.

Il problema principale della serie l’ho trovato però nel montaggio finale e nella voce fuori campo di Zac Efron. L’attore infatti non si limita ad arricchire il video con dati interessanti o informazioni sui luoghi visitati, ma si insinua nei dialoghi con battute o pensieri, che ho trovato fuori luogo.
Nell’episodio dedicato alla Francia, la crew viene ripresa malamente quando interrompe (a causa di un problema al microfono di Zac) un medico che stava spiegando i miracoli di Lourdes.
Nell’episodio in Islanda, invece, Zac e Darin porgono diverse domande a una guida mentre visitano delle cascate e la guida non è in grado di rispondere. Seguono diversi momenti di silenzio e battute fuori campo di Zac.
Questo tipo di scene, che di solito verrebbero tagliate in montaggio, rimangono, scatenando nello spettatore il cosiddetto imbarazzo per procura (secondhand embarassment).

La serie è comunque molto interessante e offre una prospettiva diversa al problema ambientale e alle soluzioni adottate dai diversi Paesi del mondo.
Le puntate sono leggere e introducono al tema della sostenibilità.

Voto: 3 su 5.

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