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The baby-sitter club su Netflix supera le aspettative [recensione flash]

Pochi giorni fa su Netflix è arrivata la prima stagione de Il club delle baby-sitter, ispirata alla celebre serie di libri di Ann. M Martin, uscita tra il 1986 e il 2000.

La serie segue le vite di un gruppo di ragazzine delle medie, che vivono a Stoneybrook, una cittadina del Connecticut. Kristy Thomas, Mary Anne Spier, Claudia Kishi, Stacey McGill e in seguito Dawn Scahfer sono i cinque membri del club delle baby-sitter.
Il club si occupa di offrire un servizio di baby-sitting alle famiglie del quartiere, in cambio di una piccola somma di denaro.
Oltre a dover gestire una piccola attività in crescita, le ragazze devono affrontare i problemi tipici della loro età, dal rapporto con i propri genitori alle prime cotte.

Come nei libri, ogni puntata della serie è narrata da una delle protagoniste.
Il club delle baby-sitter su Netflix rimane molto fedele ai libri, con una narrazione contemporanea. Temevo che la scelta avrebbe rovinato l’essenza dei libri, ma si è rivelata essere una decisione vincente.
Ci sono ovviamente social network e smartphone, ma non manca l’iconico telefono trasparente a linea fissa usato per gli appuntamenti del club.
La serie è perfetta per un pubblico giovane, ma anche per chi è cresciuto con i libri e vuole ripercorrere i ricordi della saga letteraria.

Le protagoniste sono esattamente come le avevo immaginate leggendo i libri, ognuna con una propria distinta personalità, ma Netflix ha voluto dare più spazio anche ai genitori delle ragazze.
Divorzio, responsabilità, crescita e identità di genere sono solo alcuni dei temi trattati nelle prime dieci puntate. La narrazione è fresca, giovanile e ricca di storyline interessanti. Quando prende le distanze dalla saga letteraria lo fa per renderla più contemporanea, ma anche meno infantile.
Una menzione va riservata alle giovani attrici protagoniste, perfette nei rispettivi ruoli.

Voto: 4,5/5

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