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Skam Italia 4: recensione della nuova stagione

Ieri è uscita su Netflix la quarta e (probabilmente) ultima stagione di Skam Italia, una produzione Tim Vision in collaborazione con Netflix.
Skam Italia è la versione italiana della fortunata web serie norvegese, uscita tra il 2015 e il 2017.
Vi ho già parlato della serie in passato, potete recuperare tutti i post qui.

LA TRAMA

La protagonista di questa stagione è Sana, una ragazza italiana musulmana di origini tunisine, che frequenta il liceo a Roma.
Sana trascorre le giornate con un gruppo di amiche affiatato, in procinto di organizzare un viaggio post maturità in Grecia, ma la situazione si complica quando altre persone vengono coinvolte nel viaggio.
Per le sue compagne, divertimento significa ubriacarsi e conoscere ragazzi, ma Sana sente di non condividere i loro stessi valori.
Si sente infatti inadeguata, giudicata di essere troppo musulmana dai suoi amici italiani e di non esserlo abbastanza dalla sua cerchia familiare.
Anche le sue amiche, con le quali ha sempre condiviso tutto, ai suoi occhi non sembrano più accettare le sue convinzioni.
Come se non bastasse, Sana inizia a provare un sentimento per Malik, un amico di suo fratello, con il quale però non può avere un futuro perché Malik ha rinunciato al proprio credo islamico…

CHE COSA NE PENSO

Beatrice Bruschi, interprete di Sana, riesce a portare sullo schermo un personaggio credibile, ricco di sfaccettature e ben scritto.
La sua è un’interpretazione non perfetta, ma credibile. La collaborazione con Sumaya Abdel Qader, esponente della comunità musulmana, ha permesso alla storia di essere il più fedele possibile all’esperienza delle giovani ragazze musulmane in Italia.
Non è un segreto, dunque, che la quarta stagione si concentri proprio sulla religione islamica e sugli stereotipi che la riguardano.
Mai come oggi abbiamo bisogno di prodotti televisivi e cinematografici che aiutino ad abbattere gli stereotipi e mostrare una realtà diversa da quella bigotta che per tanti anni ha caratterizzato il nostro paese.
Ma per Skam non è di certo una novità. Lo ha fatto in passato con il tema della salute mentale, del bullismo e dell’omosessualità e continua a farlo, con una fedele rappresentazione dei giovani di oggi.
La serie non mostra soltanto il punto di vista di Sana, ma rappresenta anche l’ignoranza nei confronti della religione musulmana, i dubbi e la ricezione che questa ha nella società giovanile e non solo.

Per quanto mi sia piaciuta Beatrice Bruschi nel ruolo di Sana, penso che sarebbe stato bello vedere sullo schermo un’attrice di origine araba, come nella serie originale e vederla magari interagire in arabo con i famigliari.
Come già detto, comunque, la scelta riesce ad essere credibile anche grazie al grande lavoro di ricerca e pre-produzione.

Come nelle precedenti stagioni, la musica ha un ruolo importante in Skam Italia e arricchisce una narrazione lontana dalle consuete fiction italiane e più vicina alla serialità americana.
La stessa cosa accade con la fotografia molto curata, che ci offre degli scorci mozzafiato di una delle città più apprezzate nel mondo.

Senza entrare troppo nei dettagli, voglio soffermarmi un attimo sulla cura che ha l’ultimo episodio. Ho apprezzato che ad ogni personaggio sia dedicato un momento, quasi come se fosse una sorta di “addio” o, si spera, un arrivederci.
Impossibile non emozionarsi di fronte alla conclusione di una serie che ha riscritto le basi del teen drama in Italia.
Spero che questo precedente possa dare vita a produzioni italiane per ragazzi sempre più curate e vicine alla realtà.

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1 pensiero su “Skam Italia 4: recensione della nuova stagione”

  1. La Sumaya dice che il velo è libertà ma in Iran se ti togli il velo finisci in galera.
    Gli apostati sono condannati a morte in 12 paesi musulmani. La libertà di coscienza è comparsa in arabo soltanto nel 1877 ed è stato un cristiano libanese, Boutros al-Bostani, a introdurre questo concetto.
    Il velo non è libertà ma schiavitù. Un uomo, quattro donne, non è libertà per le donne. Una donna musulmana non può sposare un non-musulmano, ma un musulmano può sposare una donna che non sia musulmana.
    Se la prima moglie di maometto è stata una donna libera e indipendente, e l’ultima una ragazzina di 6 anni, c’è qualcosa che non va. Maometto non ha portato il feminismo in Arabia perche il feminismo c’era già li, con delle dee e delle donne libere. Lui ha portato il maschilismo più radicale.
    Il Corano dice una cosa e il contrario. Mi spiace per le donne e gli omosessuali che no vogliono vedere che i musulmani critici non vanno in giro con il velo e rischiano la pelle. Gli altri fanno soltanto propaganda della visione totalitaria dell’Islam.

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