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Good Girls: recensione flash della seconda stagione [Netflix]

Quanto sei disposto a rischiare per le persone che ami?
Questa è sempre stata la questione centrale di Good Girls. Tre Mamme, mogli e donne coinvolte in affari loschi, tra denaro falso, spaccio di pillole e movimento di cadaveri per garantire un futuro migliore ai propri figli.

Ma in questa seconda stagione non è più solo la disperazione a muovere Beth, Ruby e Annie. Nonostante le donne provino a tornare a una vita tranquilla, il brivido del rischio le porta di nuovo a lavorare con Rio.
Beth in modo particolare sembra non riconoscersi più nella donna di un tempo; Rio le ha dato le chiavi del suo Regno e la donna non può più farne a meno.
Al tempo stesso l’FBI è sempre più vicino alle tre amiche, che devono affrontare le conseguenze dei propri passi falsi.

Se la prima stagione era più leggera e a tratti comica, la seconda è molto più cupa, ma non per questo meno avvincente.
Good Girls è quel tipo di serie che ribalta i ruoli del “buono” e del “villain”, portando lo spettatore a tifare per chi è a tutti gli effetti un criminale.

Il rischio con una serie di questo tipo è imbattersi in personaggi e situazioni assurde (del genere Desperate Housewives) ma Good Girls è riuscito a creare personaggi molto credibili che devono affrontare situazioni insolite ma mai forzate.

E quando sembra che si sia già sfruttato materiale a sufficienza per concludere la serie, l’ultima puntata regala un cliffhanger per una terza stagione promettente.

La seconda stagione di Good Girls è uscita il 31 maggio su Netflix per un totale di 13 puntate ed è stata rinnovata per una terza, che uscirà presumibilmente l’anno prossimo.

Voto: 4,5 su 5

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