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Se i pesci guardassero le stelle [RECENSIONE]

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Partiamo dal principio…

Il libro ha un buon inizio.

Nel primo capitolo fanno capolino la descrizione di una Sanremo e delle sue viuzze, simile ad un’ambientazione fiabesca, e una presentazione del narratore – protagonista che palesa il suo nome e la sua “aspirazione” solo a fine di esso.

È un libro ricco di metafore e similitudini molto profonde.

 

“Poi ho scrollato le braccia e il collo come un pugile pronto a salire sul ring, quando, prima dei guantoni dell’avversario, deve incrociare quelli della propria paura. La paura di prendere un pugno troppo forte, di andare al tappeto e di non riuscire a rialzarsi”.Immagine correlata

Samuele Serra insegue un sogno, la cui realizzazione viaggia parallela all’esperienza negativa di chi ha subito l’umiliazione di infinite porte sbattute in faccia.

“Ho bisogno di sentirmi accettato e rispettato. Invece mi è toccato scendere – e non di pochi scalini – la fatata scala dei sogni”.

Un libro che, a mio parere, rispecchia la situazione precaria del giovane di oggi: lavoro stressante e privo di passione, con un misero contratto a tempo determinato, ottenuto grazie ad una sorta di “ricatto”, speranze ed illusioni spazzate via.

Il nostro timido protagonista ha capito che, molto spesso nella vita, se non si è sfacciati, purtroppo, non si va da nessuna parte.

Tra i suoi migliori amici, c’è Galileo, detto Leo (non è una persona, ma non vi dico cosa sia), con il quale si sfoga: infatti nel romanzo si alternano dialoghi tra i personaggi, soliloqui del protagonista e ben sette dialoghi con il suo fedele amico, il quale gli sarà d’aiuto per raggiungere il suo sogno.

Il perno di tutta la vicenda è la continua e stressante ricerca di un amore: un amore che non ha un specifico obiettivo, una ricerca stressante verso una ragazza o verso i proprio sogni.

Il finale non è scontato ma non lascia a bocca aperta; è un finale accettabile.

Mi è piaciuto tanto lo stile e il lessico; avrei preferito meno descrizioni di Sanremo (scrivere quanto sia bella, non rende la città più bella ogni volta che lo si dice) e non avrei scritto altre parti, come la biografia di Cassini (anche se, devo ammetterlo, è scritta molto bene), o come le ricette della pasticcera sognatrice.

Tirando le somme…

“Se i pesci guardassero le stelle” è un bel libro, ben scritto, in cui è palese la voglia e l’ostinazione del protagonista e, così come confessa nei Ringraziamenti, dell’autore  di evadere da un mondo che blocca ogni speranza, un mondo che non permette all’estro di fiorire, un mondo in cui c’è sempre più gente che preferisce rintanarsi in uno stato depresso piuttosto che continuare ad inseguire le proprie felici “illusioni”.


Potete acquistare il libro qui.

 

 

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