Curiosità

Settimana della salute mentale: un libro sulle gioie e le difficoltà del diventare mamma

Buona serata cari lettori del blog! La settimana dedicata alla salute mentale continua con l’intervento di un’autrice, che ha scritto un libro sull’essere una M.A.M.M.A in divenire. Abbiamo parlato soprattutto delle difficoltà che si affrontano nel diventare madri e che molto spesso la società tende a nascondere o idealizzare.

Ringrazio Debora per avermi concesso del tempo per questa intervista. Alla fine del post troverete i dati del suo libro, di cui vi lascio anche il link di acquisto.

∼ Ciao Debora, benvenuta sul blog Il Lettore Curioso. Parlarci un po’ di te, presentandoti ai lettori che ancora non ti conoscono.

Ciao Feliscia, ti ringrazio molto per l’invito. Salve a tutti i lettori e le lettrici del tuo blog! Cercherò di presentarmi attraverso l’acronimo che fa da fil rouge al mio libro, cioè M.A.M.M.A.
M = be’, questa è facile. MATERNITÀ. Sono mamma di una bambina di cinque anni, Clizia, e di un bambino di 3 anni, Elia. In un certo senso la maternità ha fatto nascere in me il coraggio di scrivere. Mi è sempre piaciuto, ma non me l’ero mai permesso. Forse con la placenta ho espulso anche tutte le reticenze che mi bloccavano inutilmente!
A = AGATA: è un personaggio a cui tengo molto, è da un po’ di tempo che mi ronza in testa. Ha già una sua vita su alcune decine di pagine, vedremo che cosa ne sarà di lei. Compare già nel racconto estivo “Luna Park” e si confronterà con il passato della sua famiglia in un testo di più ampio respiro…
M = sono una MAESTRA. Insegno lingue straniere in Svizzera, a Ginevra, dove vivo da ormai ben vent’anni. Sono nata e cresciuta a Lugano, in seguito mi sono trasferita per studiare Lettere all’Università e piano piano la mia vita si è costruita a Ginevra.
M = direi MARITO, ovvero MIKAËL. Ancora non ho capito se siamo molto simili o molto diversi. Spesso ci piacciono le stesse cose, ma per motivi diversi; altre volte, invece, ci ritroviamo ad avere pareri diametralmente opposti partendo dalle stesse osservazioni. Un giorno mia figlia mi ha chiesto: “Perché parli sempre con il papà?”, “Tu che ne pensi?”, le ho chiesto usando una tecnica ben rodata da insegnante. “Perché lo ami”. Ecco.
A = AMORE. In fin dei conti per presentarmi ho parlato di ciò che amo. Quale migliore
presentazione?

∼Hai scritto il libro “L’istinto materno nuoce gravemente alla salute” – Cronache di una M.A.M.M.A in divenire. Di che cosa parla questo libro?

41hbp5ebjsl-_sx305_bo1204203200_.jpgSi tratta di una raccolta di 52 brevi cronache, una per ogni settimana del primo anno vissuto da M.A.M.M.A.. Assistiamo così alla nascita di questa nuova identità che si avvererà essere composta da una miriade di sfaccettature, rappresentate ogni volta da parole diverse nell’acronimo M.A.M.M.A.. Gli argomenti trattati sono numerosi; dai cambiamenti fisici a quelli emotivi, dal mondo del lavoro alle relazioni sociali, senza dimenticare il rapporto con la figlia, piccola testimone dello tsunami che ha appena travolto la sua genitrice.

∼ Che cosa ti ha spinta a condividere la tua esperienza scrivendo un libro? Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato nell’ affrontare la maternità per la prima volta?

Ti ringrazio per questa domanda. Mi permette di sottolineare che benchè il materiale del libro sia abbondantemente basato sulla mia esperienza personale, si tratta anche di una costruzione che attinge ad altre fonti, inclusa l’invenzione. Meglio diffidare di un narratore in prima persona, nonché di un’impalcatura troppo esplicitamente autobiografica. Pensa se avessi scritto delle “Cronache di una S.E.R.I.A.L. killer in divenire”!
Comunque, come dicevo, c’è molto di quello che ho vissuto. Ad un certo punto non mi ritrovavo nei discorsi sulla maternità che mi circondavano. Secondo queste rappresentazioni, la maternità era confinata a due estremi: la gioia suprema e unica realizzazione per una donna, da una parte, e la maternità da rinnegare, quella delle mamme pentite, dall’altra. Io sentivo di essere in perenne barcollamento su un continuum tra questi due poli. È questa idea di fluidità che ho voluto rappresentare con il concetto di M.A.M.M.A. e l’ironia è stato il mezzo che mi ha permesso di tenere insieme tutti i pezzi.

∼ La società tende a idealizzare il concetto di madre, nascondendo le difficoltà che ogni donna incontra nel momento in cui diventa mamma. Come pensi che potrebbe cambiare la mentalità delle persone, affinché cessi di esistere questa idealizzazione di “madre perfetta”?

Certo, le mamme esistono dalla notte dei tempi, ma vi viene da dire che benché sia tutto molto naturale (e anche su questo termine ci sarebbe da discutere), non c’è niente di normale a diventare mamma. Cosa succederebbe se tutto d’un tratto smettessimo di credere a Babbo Natale e alle Mamme Perfette? Penso che staremmo tutti meglio: tutti i membri della famiglia, poiché questa pressione in fin dei conti danneggia tutti. Bisogna però essere pronti a vedere il lato oscuro della maternità: quello che esce dalle viscere non è solo un bel bebè da coccolare, ma tutta una storia che va ascoltata.

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∼ La depressione post parto affligge molte donne, ma se ne parla troppo poco. Che
cosa dovrebbe cambiare e in che modo?

Cominciamo da ciò che va già meglio. Ci sono sempre più centri interdisciplinari perinatali che si occupano del sostegno anche dopo il parto. Già, perché a volte il sostegno si ferma al primo vagito del neonato, come a voler dire che da quel momento in poi la mamma sa istintivamente cosa fare, quando magari il mondo le sta crollando addosso. La buona notizia è che tanti professionisti stanno lavorando in questa direzione. Ogni donna ha la propria storia, ognuna con la sua legittimità e meritevole d’attenzione. Per quanto riguarda ciò che resta da fare, il mondo professionale può e deve giocare un ruolo fondamentale nella ridefinizione dei ruoli genitoriali, per esempio tramite congedi parentali, flessibilità degli orari e part-time per entrambi i genitori. Dobbiamo uscire da una mentalità in cui lavoro e famiglia si escludono per entrare in un’ottica di sinergia di competenze.

∼ Durante il tuo percorso di M.A.M.M.A in divenire hai avuto il supporto di
qualcuno?

Premetto che difficilmente chiedo e accetto aiuto! Mio marito è sempre stato molto presente, eppure la trasformazione in M.A.M.M.A. è stato un processo fondamentalmente solitario, indipendentemente dal sostegno della famiglia. Quindi ad un certo punto ho sentito il bisogno di un accompagnamento professionale. Una persona mi ha aiutato a “srotolare” davanti a me Rotoloni Regina di aspettative irreali e pressioni dannose. Sono ripartita da lì un po’ meno appesantita e un po’ più libera di scoprire che M.A.M.M.A. volessi essere, giorno dopo giorno, senza il bisogno di fissarmi in una sola definizione. Un passo importante è stata anche la condivisione di questi momenti con mio marito e mia figlia. In fin dei conti è anche un affare di famiglia e tutti vanno coinvolti.

∼ “L’istinto materno nuoce gravemente alla salute” Un titolo molto accattivante. Com’è nato?

Grazie! È un titolo che si è palesato abbastanza presto. Mentre scrivevo cercavo qualcosa che rimandasse alla tossicità di quello che crediamo essere “istintivo”, ciò a cui siamo talmente assuefatti da considerarlo normale, quando in realtà ci danneggia. Anche l’aspetto provocatorio mi è piaciuto da subito, si sposava bene con il tono del libro.

∼ Chiudiamo con l’ultima domanda: Che cosa significa per te diventare mamma?
È scrivere la propria storia, in senso proprio come figurato. Grazie!!


Trovate le info del libro qui.

Potete acquistare il libro su Amazon al prezzo di 8,50€.

Per maggiori info vi invito a visitare il sito web dell’autrice.


Se vi siete persi gli appuntamenti precedenti della settimana dedicata alla salute mentale potete recuperarli qui:

4 pensieri su “Settimana della salute mentale: un libro sulle gioie e le difficoltà del diventare mamma”

  1. Consigliatissimo. Ho avuto il piacere di leggerlo e mi ha colpita molto, per l’ironia dell’autrice, la fantastica Debora, ma soprattutto perché ci porta davanti al taciuto della maternità, quella parte che è grigia e ogni tanto nera, e non tutta rosa e pois. Davvero bello. E poi certe parti fanno piegare in due dal ridere!

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