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[RECENSIONE] L’Arminuta di Donatella di Pietrantonio

Ciao a tutti i lettori del blog e buon fine settimana! È passata qualche settimana dall’ultima recensione perciò oggi voglio parlarvi di un libro che ho finito da poco e di cui ho discusso durante l’ultima riunione del club del libro. Si tratta de L’Arminuta, di Donatella di Pietrantonio, libro vincitore del premio Campiello nel 2017.

Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con “L’Arminuta” fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi.

«Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza».

L’Arminuta – così è chiamata dai conoscenti – torna in un luogo che dovrebbe chiamare casa, ma è per lei sconosciuto e una spaventosa nuova realtà. La ritrovata è stata costretta a lasciare le persone che per tutta la vita ha chiamato genitori, ritrovandosi con una nuova mamma, un papà e un mucchio di fratelli. Ma lei non riesce a capacitarsi di quell’abbandono senza spiegazioni ed è certa che prima o poi i suoi genitori torneranno a prenderla. La sua vita non è quella minuscola casa sporca e rumorosa, no, la sua vita è fatta di corsi di danza, nuotate in piscina, uscite con la sua amica del cuore Pat. L’Arminuta vuole convincersi che quella realtà è solo una fase, un passaggio. Eppure mentre cerca di capire e l’attesa diventa sempre più infinita, scopre che in quella nuova vita non è davvero sola. C’è Adriana, la sua nuova vivace sorella, e c’è Vicenzo per il quale prova più di un semplice legame fratello – sorella. Ma qual è davvero la verità? Perché l’Arminuta è dovuta tornare dalla sua famiglia biologica?

In appena 150 pagine si condensa uno splendido romanzo, ricco di emozione, passione e amore. Donatella di Pietrantonio dipinge una realtà che sembra quasi appartenere a un tempo lontano, ma è al tempo stesso molto umana. Delinea la realtà delle famiglie povere degli anni settanta, dei sacrifici, del dolore, ma anche dell’affetto che le caratterizzava. I suoi personaggi sono semplici e un po’ ignoranti, ma veri.

Lo stile della scrittrice è molto scorrevole, tant’è che ho divorato il romanzo in pochissimo tempo. Se dovessi trovare una nota negativa mi sarebbe piaciuto un po’ più lungo, avrei aggiunto almeno cinquanta pagine in più. La narrazione si interrompe quasi all’improvviso, non c’è un vero e proprio finale, ma a pensarci forse è proprio così la vita. Il finale deve ancora essere scritto.

Il mio voto per questo libro è di 4,25 su 5.

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